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pubblicato il 4 Marzo, 2024

USB proclama, anche quest’anno, una giornata di sciopero generale, di tutte le categorie pubbliche e private, in risposta all’appello del Movimento transfemminista Non Una Di Meno.

Come Organizzazione Sindacale abbiamo colto da subito la necessità di strappare una giornata simbolica come quella dell’8 marzo, alla retorica della ricorrenza rituale per ricollocarla nello spazio che le è proprio: la lotta.

Sono tanti i nessi strutturali che compongono la violenza contro le donne e di genere e se, sicuramente, il dato più drammatico è rappresentato dal numero crescente di stupri e femminicidi, non è possibile sottovalutare la violenza culturale, istituzionale ed economica.

Ed è proprio sulla violenza economica che come sindacato abbiamo maggiormente focalizzato la nostra attenzione e il nostro intervento in questi anni.

In quella zona di stretta connessione tra un lavoro produttivo fatto di bassi salari, lavoro intermittente, precario, sfruttato, sottopagato e povero, e un lavoro di cura gratuito che pesa, per oltre il 75%, sulle donne.

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Come USB Università abbiamo notato che nelle buste paga di gennaio si era verificata un’applicazione disomogenea dell’istituto dell’IVC (Indennità di Vacanza Contrattuale).

lcuni Atenei che avevano corrisposto nel mese di dicembre il cosiddetto “Anticipo” dell’incremento della IVC, previsto dal Decreto anticipi a valere dal 2024, con la busta paga del mese di gennaio non hanno corrisposto il pagamento della IVC, anch’essa prevista da norma di legge.      
Gli Atenei che hanno scelto di corrispondere l’anticipo nel 2024, dal mese di gennaio hanno erogato soltanto la quota per i futuri miglioramenti contrattuali, ma non anche l’IVC. In entrambe le situazioni, come se l’IVC fosse considerata assorbibile dall’anticipo.       
Ma l’art. 3 del DL 145/2023 dispone che “l’emolumento (…) è incrementato, a valere sul 2024, di un importo pari a 6,7 volte il relativo valore annuale attualmente erogato, salvi eventuali successivi conguagli”, per cui è chiaramente in aggiunta.

Abbiamo quindi avviato l’interlocuzione con alcuni Atenei ed è emerso che il problema era riconducibile alla “interpretazione” data dal Cineca, anche perché le amministrazioni degli altri enti pubblici hanno corrisposto regolarmente sia l’anticipo sia la IVC.

Forti della convinzione che si trattasse di due istituti distinti e, come tali, entrambi da corrispondere, il 10 febbraio scorso abbiamo inviato una segnalazione all’Ispettorato della Funzione pubblica sollecitando l’invio di precise disposizioni che consentissero al Cineca di applicare correttamente gli istituti dell’Anticipo e della IVC. Abbiamo inviato la comunicazione anche alla Ragioneria dello Stato (MEF) ed in copia al MUR per monitorare la vicenda a tutela del personale TAB dell’Università.

Pochi giorni fa la Ragioneria dello Stato ha proceduto, come si può verificare dall’allegato.

Pertanto, chi a gennaio e febbraio ha ricevuto soltanto la quota per i futuri miglioramenti (in media 67 euro lordi mensili), dovrà accertarsi di ricevere il conguaglio dell’IVC per gennaio e febbraio sulla mensilità di marzo, oppure il ripristino della IVC se nel 2023 ha ricevuto quelle quote.

Si tratta di poche decine di euro (130 euro di IVC per l’intero 2024), ma il personale universitario non può permettersi di perdere neppure un euro, viste le pessime condizioni salariali in cui versa!

Come USB Università siamo lieti di aver contribuito alla chiarezza ed alla giusta corresponsione delle somme derivanti da questo istituto, ma da questa spiacevole vicenda, non possiamo non rilevare che il Cineca è fatto di informatici e contabili che non dovrebbero interpretare, ma avere istruzioni precise!

Roma, 29.02.2024                                                                                        USB PI Università

ALLEGATO:  ♦    Comunicazione Cineca_IVC + Anticipo 

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pubblicato il 6 Febbraio, 2024

Come se nulla fosse, i Rettori si aumentano l’indennità di carica, in alcuni casi con incrementi del 500%. Il contenimento della spesa, dunque, vale solo per il personale sottoposto a sacrifici e rinunce perché … c’è la crisi!

Con DPCM del 23 agosto 2022, in attuazione dell’articolo 1, comma 596, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è stato adottato un Regolamento contenente procedure, criteri, limiti e tariffe in materia di compensi, gettoni di presenza e ogni altro emolumento spettante ai componenti gli organi di amministrazione e di controllo, ordinari e straordinari, degli enti pubblici.

I compensi sono definiti da Regolamento sulla base dell’applicazione di un criterio di gradualità che tiene conto delle dimensioni economico-patrimoniali degli enti, della loro complessità gestionale, del ruolo e del numero degli organi. A tal fine, gli enti sono ordinati in cinque classi dimensionali.

L’applicazione delle disposizioni contenute nel regolamento non deve determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Qualora la procedura di determinazione di un compenso dovesse dar luogo ad un importo in misura maggiore rispetto a quello precedentemente stabilito, le conseguenti necessarie risorse aggiuntive andrebbero reperite dagli enti e organismi interessati mediante una corrispondente riduzione strutturale delle spese di funzionamento, ferme restando le misure di contenimento della spesa già previste dalla legislazione vigente.

Insomma, dalla lettura del DPCM si ricava la “possibilità” di una rideterminazione dei compensi in essere e non certo un “vincolo”, un “obbligo”. Possibilità che evidentemente alcuni Rettori non si sono lasciati sfuggire e che in alcuni casi ha visto ipotesi di incrementi pari addirittura al 500%. Cosa che a questo punto ci suggerirebbe di considerare morigerati quei Rettori (il fronte dei “frugali”) che si sono attestati ad un più modesto incremento del 120/130%.

Non va male nemmeno ai componenti dei CdA, in alcuni casi anche ai Revisori dei Conti, che vedono tramutarsi i gettoni di presenza in indennità di carica corrisposte su base annuale e di tutto rispetto!

Il tutto accade, come se nulla fosse, sullo sfondo di una pesante questione salariale, di allarmante aumento della povertà, di rischio di collasso delle strutture sanitarie, di ridimensionamento scolastico, di aumento del caro vita, di crisi delle immatricolazioni in non pochi Atenei, di fatiscenza del patrimonio edilizio, quello universitario incluso, nonché di una situazione abitativa degli studenti e delle studentesse indegna di un paese che pretende di dirsi civile!

A fronte di richieste di chiarimenti e trasparenza, perché in alcuni casi non si è potuto leggere i verbali delle sedute per capire quali siano le ragioni di opportunità politica alla base delle decisioni assunte, forse con intento riabilitativo, un rettore (uno di quelli che si sono più che raddoppiati il compenso) “ha promesso” di incrementare con fondi di bilancio il salario accessorio del personale tecnico amministrativo e bibliotecario (TAB).

Una sorta di concessione, una possibilità finora negata al personale TAB, anche se da tempo praticata legittimamente in tutti gli atenei.

Non ci resta che constatare mestamente ancora una volta che siamo sempre lì, fermi a “Li soprani der monno vecchio” di Giuseppe Gioacchino Belli per cui “chi abbita a sto monno senza er titolo, nun po’ avé mmai vosce in capitolo”.

Come organizzazione sindacale auspichiamo una maggiore consapevolezza da parte delle governance che ben altri sono gli aspetti importanti su cui gli Atenei devono intervenire.
E continueremo a parlarne, se non altro per contrastare lo stato di rassegnazione a cui vogliono relegarci!

USB Pubblico Impiego Università

pubblicato il 5 Gennaio, 2024

È più difficile quest’anno limitarsi a rivolgere un augurio di Buon Feste a tutte/i voi, mentre sulla sponda orientale del Mediterraneo il popolo palestinese è sotto le bombe del governo israeliano: quasi 23 mila morti, oltre 50 mila feriti e circa 2 milioni di profughi. Pertanto, prima di tutto preferiamo augurare che arrivi presto un nuovo anno di PACE.

Alla Sapienza, all’Università Orientale di Napoli, all’Università di Bologna, a Torino, Pisa, Firenze ed in tante altre città universitarie si sono avanzate proposte e si è stimolato il dibattito su cosa il mondo accademico può fare per porre fine al massacro: non solo cercare di favorire i canali diplomatici ed utilizzare le proprie relazioni con i partner israeliani per agevolare una tregua, ma anche interrompere le collaborazioni con enti ed istituzioni israeliane per lanciare un segnale di distanza e per dissociarsi dai crimini di guerra in atto.

Sta circolando inoltre un appello a livello nazionale, il quale ha raggiunto quasi 5 mila firme solo nel mondo accademico (tra professori, ricercatori e personale).

LINK APPELLO NAZIONALE:

Appello da parte della comunità accademica e dei centri di ricerca (appellouniversitaitaliane.blogspot.com)

L’appello è ancora aperto e firmabile. Per farlo, basta inviare una email a questo indirizzo (appellouniversitaitaliane@gmail.com), comunicando Nome, Cognome, Dipartimento e Università di afferenza.

Insomma, nonostante il clima di repressione e di censura che si respira contro chi esprime il dissenso alle scelte dell’Occidente e del Governo italiano, sono evidenti i fermenti nelle università da parte di chi non vuole essere complice ed a tutto questo non ci sta.

Come USB UNIVERSITÀ riteniamo che non si possa tergiversare, è necessario esprimersi per orientare le comunità accademiche verso un percorso che porti in modo concreto ed attivo verso la pace in Palestina, una pace che non può prescindere dalla liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana. Bisogna denunciare il grave attacco alla vita ed ai diritti umani del popolo palestinese, vittima di una vera e propria operazione di pulizia etnica.

In particolare, oltre a chiedere lo stop ai bombardamenti ed un canale per gli aiuti umanitari, segnaliamo come molti Atenei intrattengono rapporti di collaborazione, progetti ed accordi con realtà legate al Governo di Israele e che talvolta sono anche localizzate nei territori occupati.

USB Università si unisce a chi chiede che tali accordi e collaborazioni vengano sospesi per non rendersi complici di ciò che sta avvenendo. Si tratta non solo di un’azione di boicottaggio per fare pressione sul Governo israeliano (https://bdsitalia.org/), ma anche un modo per non macchiare di sangue le nostre mani, le mani di chi lavora in Atenei che sono partner di istituti, enti, aziende ed università israeliane, che utilizzano i risultati delle ricerche (anche quelle per uso civile) a supporto del Governo israeliano nel genocidio in corso.

FUORI LE UNIVERSITA’ DALLE GUERRE!

A tale proposito, come USB Università abbiamo aderito anche all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università, che a novembre ha lanciato una petizione contro la Fondazione Med-Or del Gruppo Leonardo SpA, uno dei principali produttori ed esportatori di armi del nostro continente. Con la petizione si chiede che i 13 Rettori delle Università statali italiane e gli altri docenti universitari escano dal Comitato scientifico della Fondazione Med-Or. Si chiede inoltre che anche la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) prenda una posizione in merito (QUI I NOMI DEI RETTORI E DEI DOCENTI PRESENTI NEL COMITATO SCIENTIFICO)

Vi invitiamo pertanto a partecipare tutti, cliccando sul link di seguito, alla petizione firmandola e diffondendola attraverso i vostri canali, perché possono firmare tutti e non solo chi lavora in università.

LINK della PETIZIONE contro la Fondazione MED-ORhttps://chng.it/JSHmrjNd

AUGURI PER NUOVI DIRITTI E NUOVE TUTELE!

USB P.I. UNIVERSITÀ