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Con l’ultimo decreto varato dal governo, il DL n. 145 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 244 il 18 ottobre ’23, cosiddetto “decreto anticipi”, il governo ha scaricato sull’anno corrente alcune voci di spesa del 2024, visti gli scarsi margini di bilancio del prossimo anno. Un’operazione finanziaria fatta passare dal governo come un altro bonus a favore dei cittadini. Evidentemente un governo a corto di progetti e di una complessiva visione strategica che procede alla giornata con provvedimenti propagandistici per tenersi a galla.

In particolare, il decreto all’art. 3 dispone l’anticipo di somme per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego per il triennio 2022-2024. Più precisamente, stabilisce in via eccezionale il pagamento anticipato nel mese di dicembre 2023, a valere sul 2024, di un importo pari a 6,7 volte il valore annuale dell’Indennità di vacanza contrattuale (IVC), attualmente erogato ai dipendenti pubblici, salvi eventuali successivi conguagli. 

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Pretendiamo scelte importanti di investimento nella Pubblica Amministrazione e nei lavoratori del settore pubblico, non solo per far fronte alle dinamiche dell’inflazione con la conseguente perdita di potere d’acquisto, ma anche per restituire DIGNITÀ alla categoria che sta vivendo un progressivo attacco sul fronte dei diritti e delle esigenze di riconoscimento del ruolo di dipendente pubblico.

Se si guarda l’andamento dei salari negli ultimi 20 anni (vedi grafico a base cento dei salari nel 2001) è agevole comprendere come la dinamica mostri una curva che tende complessivamente a ripiegarsi verso il basso. Inoltre, è anche evidente come la linea azzurra più in basso, relativa al comparto Istruzione e Ricerca (in cui rientra anche il settore Università), tenda addirittura ad allontanarsi dal gruppo degli altri settori.

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pubblicato il 11 Ottobre, 2023

Ne parliamo in Assemblea giovedì 12 ottobre, ore 16:00, in diretta streaming sulla piattaforma Teams

È diventata operativa anche per il personale universitario l’adesione ai fondi pensionistici PERSEO SIRIO tramite la cessione del nostro TFR. Operazione resa possibile grazie alla complice collaborazione tra compagnie assicuratrici, banche e Organizzazioni sindacali facenti parte dei Consigli di Amministrazione di queste compagnie.



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pubblicato il 17 Luglio, 2023

 

Per l’Università si omologa l’ordinamento professionale al modello degli altri comparti, ma non gli stipendi del personale universitario.

 

Non si comprendono le ragioni che hanno legittimato la firma di alcune sigle sindacali all’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale. Nessuna delle timide migliorie evocate dai sindacati firmatari, tutte da verificare, giustifica lo smantellamento dell’ordinamento professionale attualmente in vigore volto all’introduzione di un quadro di nuove figure che penalizza un po’ tutti a fronte di irrisori aumenti stipendiali che non consentono né il recupero del potere di acquisto perso con l’inflazione reale e né l’adeguamento ai livelli stipendiali degli altri settori del pubblico impiego.

Non sono previsti incrementi contrattuali per la parte stabile del fondo accessorio, limitando in tal modo il numero delle progressioni economiche possibili, per di più contingentate a un numero massimo di cinque nell’arco della vita lavorativa.
Pur se confermate dai precedenti CCNL, alcune voci volte a possibili finanziamenti della parte stabile dell’accessorio continueranno a non essere valorizzate perché non sono stati eliminati i blocchi dettati dai vincoli di stabilità.            

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