Università |
Per il salario, i diritti e la sicurezza del lavoro, per la riqualificazione dei servizi e
dell'Università Pubblica |
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Sostieni, aderisci, costruisci anche nella tua Università il sindacato di base "fuori dal coro" |
Rappresentanze
Sindacali di Base delle lavoratrici e dei lavoratori tecnico-amministrativi
delle Università
Sito web http://www.rdbcub.it
Federazione Nazionale RdB CUB -
Via dell'Aeroporto n.129 - 00175 ROMA - centralino 06.762821 – fax
06.7628233
Rdb CUB Tor Vergata: rdb@uniroma2.it
CHI SIAMO
Rappresentanza Sindacale di Base (RdB)
è l’unico sindacato di base rappresentativo dei lavoratori
pubblici, presente in tutti i comparti del lavoro pubblico. Recentemente è
entrata a far parte del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e il Lavoro) conquistando così l’ultima roccaforte
dello strapotere dei sindacati confederali.
1) difendere e aumentare il SALARIO ormai diventato
problema sociale (perché ormai troppi lavoratori si trovano a percepire stipendi
al limite e addirittura al di sotto della “soglia di povertà”) e
politico (perché la politica deve essere costretta a rispondere ai bisogni dei
cittadini partendo dal problema della redistribuzione della ricchezza prodotta
dal lavoro)
2) difendere
e riqualificare i SERVIZI SOCIALI E PUBBLICI (trasporti, sanità, scuola,
previdenza, ecc.) rendendoli accessibili a tutti e svincolandole dalle logiche
del profitto introdotte dalle privatizzazioni
3) garantire
l’OCCUPAZIONE, oggi insidiata non solo dallo smantellamento delle
fabbriche ma anche dallo smantellamento della Pubblica Amministrazione (leggi
Bassanini e privatizzazioni) che ha già perso 200.000 posti di lavoro
4) organizzare
i LAVORATORI PRECARI E
“ATIPICI” (a tempo determinato, in affitto, formazione-lavoro,
a prestazioni ecc.) per rivendicare e conquistare il diritto a un lavoro
stabile e una prospettiva di vita certa
5) introdurre
un REDDITO SOCIALE MINIMO contro il ricatto del lavoro nero, precario,
senza diritti a tutela dei lavoratori in mobilità e dei giovani in cerca di
occupazione
6) COSTRUIRE
E CONTRAPPORRE ALL’ATTACCO GOVERNATIVO E PADRONALE (E ALLA COMPLICE
INERZIA DEI SINDACATI CONFEDERALI) UN
MOVIMENTO E UN SINDACATO NUOVO INDIPENDENTE DAI PARTITI E DAI PADRONI, CHE SI
BATTANO PER I DIRITTI DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI ITALIANI
Nasce alla fine degli anni
’80 dalla ribellione ai preaccordi anti-sciopero di Cgil-Cisl-Uil e
governo, per dare voce ai lavoratori tecnico-amministrativi delle Università contro
la svendita dei loro diritti contrattuali e dell’Università pubblica agli
interessi della baronia e della Confindustria (“riforme” Ruberti).
Si sviluppa nelle Università nella
protesta contro gli accordi sul costo del lavoro del 1992 e 1993 imposti ai lavoratori dai confederali con
governo e padroni, aprendo sedi in alcune delle più importanti Università.
Nelle elezioni delle RSU
dell’autunno 1998 riesce a ottenere ampi consensi nelle sedi dove si è
organizzata, uscendo come il 2° sindacato d’ateneo a Milano, a Bologna, a
Trieste, a Roma, a L’Aquila, a Trieste e addirittura come il primo a
Reggio Calabria e Verona, proprio per aver avviato e ripreso l’iniziativa
sindacale d’ateneo a favore dei lavoratori delle Università che i sindacati
confederali avevano abbandonato.
Ma le legge Bssanini, impedisce a
questa nuova formazione sindacale di arrivare a conquistare il diritto alla
trattativa nazionale, proprio perché studiata per garantire la vittoria a Cgil,
Cisl e Uil e per tentare di bloccare il dissenso sindacale che ormai si
manifesta in tutto il mondo del lavoro.
Oggi i voti ottenuti con le elezioni
delle RSU della Legge Bassanini vengono usati dai confederali per negare ai
lavoratori di discutere le scelte sindacali.
L’ampio pronunciamento dei lavoratori
contro la firma dell’ipotesi d’accordo per il contratto 1998/2001
come il fallimento delle consultazioni-farsa organizzate da Cgil-Cisl-Uil,
dimostra che il monopolio sindacale dei confederali sulla categoria non
corrisponde più agli interessi dei lavoratori universitari: è necessario
costruire un’alternativa nazionale alla loro politica sindacale.
IL CCNL
1998/2001: un attacco ai diritti e all'unita' dei lavoratori,
un sostegno al
consolidamento e alla organizzazione delle autonomie baronali
In questi anni il governo, con il
complice silenzio dei sindacati confederali, ha provveduto a garantire aumenti
del 30% alla docenza, con scatti biennali e adeguamenti automatici annuali dei
loro stipendi, il raddoppio degli stipendi, sostanziosi indennità di
“risultato” e incarichi dirigenziali milionari ai dirigenti
universitari, mentre al personale tecnico-amministrativo non ha voluto
garantire né l’adeguamento degli stipendi della categoria a quelli degli
altri contratti pubblici (in media superiori di 7,5 milioni all’anno
– dati Aran) né il risanamento del sottoinquadramento generalizzato del
personale, dando mano libera allo smantellamento dei diritti elementari dei
lavoratori e alla frammentazione della categoria.
Il contratto uscito dalla
contrattazione triangolare tra Aran (governo), CRUI (Rettori) e i cinque
sindacati “rappresentativi” ammessi alle trattative nazionali di
categoria (Cgil, Cisl, Uil, Confasal/Cisapuni e Cisal), di cui i lavoratori
sono stati informati solo ad accordo concluso e su cui non hanno potuto
esprimersi:
1)
accentua la situazione di sottosalario che
caratterizza la categoria e ampia le differenze tra le qualifiche medio-basse
(l’85% del personale) e le qualifiche alte
2)
azzera anni di sottoinquadramento
generalizzato del personale nelle Università, riduce il salario per i nuovi
assunti, esige flessibilità di mansioni senza adeguamento stipendiale e vincola
i miglioramenti economici e quelli professionali al giudizio inappellabile
della baronia e della dirigenza in barba alla Costituzione che sancisce la
parità di salario a parità di lavoro
3)
aumenta massicciamente il lavoro precario (nei prossimi
anni decine di migliaia di giovani entreranno nelle Università solo con
contratti di lavoro a termine, in affitto, di formazione-lavoro, ecc mentre
aumentano attività e sedi universitarie e vengono fatti mancare i fondi per
sostituire il turn-over. ecc.) in
competizione con il personale con “posto fisso”
4)
elimina le tradizionali garanzie della
Contrattazione Nazionale per un trattamento economico e
normativo omogeneo su tutto il territorio nazionale e consegna lavoratori
e RSU, legati e imbavagliati, all’arbitrio dei
“regolamenti” dell’autonomia baronale
in defintiva un Contratto con cui
i confederali hanno garantito e dato sostegno al processo di consolidamento e
organizzazione delle autonomie baronali e ai processi di privatizzazione e
smantellamento dell’Università pubblica
Dal 1° gennaio 2001, con l'entrata in vigore
della Legge Finanziaria 2001 (art. 59), le baronie potranno procedere allo
smembramento dell'Università pubblica dando vita assieme ad Enti Locali e
Impresa Privata alle cosiddette FONDAZIONI società di diritto privato a cui
verranno demandate lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto alla
didattica e alla ricerca.
Inoltre l'art. 90 della Legge Finanziaria dà
la possibilità di trasferire alle
Fondazioni beni universitari, mobili e immobili. In questo modo le funzioni
dell'Università pubblica vengono cedute ai potentati economici, fuori da ogni
possibilità di controllo pubblico e democratico.
In questa prospettiva è prevedibile il
trasferimento di risorse economiche e personale
quindi la fuoriuscita di centinaia (se non migliaia) di lavoratori dal
contratto di lavoro pubblico, senza garanzie né per i diritti acquisiti né per
la stabilità del posto di lavoro.
Fondazione sono già allo studio per
esternalizzare e privatizzare policlinici universitari (Roma Tor Vergata) o per
i Politecnici (Milano, Torino).
La possibilità di costituzione delle
Fondazioni conclude tutta una prima fase di privatizzazione
dell’università pubblica ("riforme" Ruberti), iniziata nel 1989 con la costituzione del
MURST e successivamente con la trasformazione delle Università in Aziende
Autonome.
Questo processo ha comportato un aumento dei
costi degli studi universitari, la cancellazione di una serie di istituti a supporto
del diritto allo studio per i ceti meno abbienti (presalario, case dello
studente, prezzo “politico” delle mense, corsi serali per i
lavoratori-studenti, ecc), l’introduzione dei numeri chiusi per
l’accesso alle Lauree (dove sono forti le pressioni degli ordini
professionali) e una "riforma" didattica che dequalifica dal punto di
vista culturale e scientifico l’insegnamento.
Alle Università pubbliche rimarrà
l’organizzazione dei diplomi triennali, mentre le specializzazioni, i
dottorati e master saranno gestiti dalle Fondazioni private, secondo le
esigenze di mercato poste dalle imprese sul territorio.
Le stesse esigenze che hanno comportato il
decennale abbandono del personale tecnico-amministrativo e ausiliario al
sottosalario, al sottoinquadramento, al sottoorganico e alla precarizzazione
mentre venivano riconosciuti aumenti vertiginosi ai dirigenti.
Proposte di discussione per una
piattaforma contrattuale nazionale dell’università
Le nuove contrattazioni nazionali di categoria devono diventare
un’occasione per mettere nelle mani dei lavoratori e delle RSU strumenti
nuovi per superare un uso strumentale del contratto nazionale come paravento
del sostegno confederale ai processi di smantellamento della pubblica amministrazione
e dello stato sociale e per negare ai lavoratori pubblici ogni potere di
intervento sui processi di privatizzazione e ogni possibilità di lottare per la
redistribuzione delle ricchezze del Paese. Un tratto comune a tutti i
lavoratori pubblici che deve essere uno stimolo a cercare di costruire nella
lotta l’unità dei lavoratori pubblici per il salario, i diritti e la
sicurezza del lavoro a sostegno di una politica di poptenziamento e
riqualificazione della pubblica amministrazione.
L’unicità del contratto nazionale
di categoria: che deve valere non solo per i lavoratori di tutti gli
atenei ma anche per quei lavoratori che, attraverso Fondazioni ed
esternalizzazioni di funzioni e servizi dell’Università, si vuole
espellere dal comparto
La qualità del contratto nazionale di
categoria: che deve diventare uno strumento per poter rivendicare veri miglioramenti
salariali attraverso la redistribuzione della ricchezza del Paese, diritti
nuovi e il miglioramento della condizione professionale
Una vera contrattazione integrativa che svincoli
lavoratori e rappresentanti sindacali d’ateneo dalle compatibilità,
economiche e normative, imposte dalla privatizzazione con i tagli alle spese pubbliche, a danno dei
lavoratori e del servizio ai cittadini
Una radicale revisione
dell’ordinamento professionale che incida sull’organizzazione
del lavoro facendone uno strumento di riqualificazione dei servizi
all’utenza in alternativa allo smantellamento dei servizi e
dell’Università pubblica
Una politica di ampliamento degli
organici che porti a conseguire “lavoro buono” cioè stabile e
dignitosamente retribuito contro la precarizzazione crescente dellle nuove
assunzioni e l’emarginazione dei “vecchi” assunti
Redistribuzione della
ricchezza e veri aumenti, adeguamento del salario universitario a quello degli
altri contratti pubblici e in prospettiva a quelli europei, recupero del suo
potere d’acquisto rispetto al reale costo della vita, smantellamento della
giungla salariale costruita con la distribuzione del salario accessorio,
adeguamento automatico dei salari al costo della vita e riconoscimento
anzianità servizio (come riconosciuto a docenti, magistrati ecc.)
Revisione della norme di collocazione dei lavoratori nelle categorie: mansionario e profili professionali nazionali nell’ottica della ricomposizione delle mansioni e di revisione dei livelli stipendiali (riduzione dei 19 livelli stipendiali del CCNL 1998-2001e ricollocazione dei lavoratori delle categorie B e C nelle posizioni economiche apicali di categoria, abolizione di salario d’ingresso), automaticità, attraverso formazione e anzianità di servizio, per i passaggi di categoria
Garanzia
e incremento dei livelli occupazionali per adeguarli all’incremento e/o
alla riqualificazione delle attività, dei servizi, dei “poli” e
delle sedi universitarie di nuova istituzione nonché per coloro assegnati ad
istituzioni ed enti non-universitari convenzionati: 10.000 nuove assunzioni in
sostituzione del 20% dei posti precarizzati dal CCNL 1998/200,assunzione in
pianta stabile dei lavoratori precari
Abolizione dei vincoli
economici e delle norme sulle materie di contrattazione previste dal CCNL
1998/2001, abolizione del sistema premiale (pagelline e valutazioni individuali
di qualsiasi tipo), introduzione di un Salario Integrativo d’Ateneo non
inferiore a 300.00 £ mensili in tutti gli atenei e distribuzione a tutti i
lavoratori di tutti gli atenei del 50%
minimo degli utili derivanti dalle attività economiche comunque denominate,
riconoscimento delle agibilità a tutti i sindacati rappresentativi a livello
d’ateneo
Elezione di una RSU nazionale
di comparto che partecipi alle contrattazioni nazionali, riconoscimento delle
agibilità sindacali e delle titolarità contrattuali a tutti i componenti eletti
delle RSU, obbligo di votazione dei lavoratori per l’approvazione degli
accordi, regolamento nazionale per il funzionamento delle RSU d’ateneo.
Coordinamento RdB Pubblico Impiego – settore Università