Università

Per il salario, i diritti e la sicurezza del lavoro,

per la riqualificazione dei servizi e  dell'Università Pubblica

 

 

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la RdB

il sindacato di base "fuori dal coro"

 

Rappresentanze Sindacali di Base delle lavoratrici e dei lavoratori tecnico-amministrativi delle Università

Sito web  http://www.rdbcub.it

Federazione Nazionale RdB CUB - Via dell'Aeroporto n.129 - 00175 ROMA - centralino 06.762821 – fax 06.7628233

Rdb CUB Tor Vergata: rdb@uniroma2.it


CHI SIAMO

Rappresentanza Sindacale di Base (RdB) è l’unico sindacato di base rappresentativo dei lavoratori pubblici, presente in tutti i comparti del lavoro pubblico. Recentemente è entrata a far parte del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e il Lavoro)  conquistando così l’ultima roccaforte dello strapotere dei sindacati confederali.  

 

La Federazione Nazionale delle RdB,  nata nel 1979, fa parte ed è impegnata a fare della CUB (Confederazione Sindacale Unitaria di Base) un grande sindacato che raccolga e organizzi unitariamente i lavoratori pubblici e privati per la difesa dei loro diritti indipendentemente dagli interessi dei partiti e contro gli interessi dei padroni e delle corporazioni.

 

La RdB vive esclusivamente del contributo versato dai propri iscritti, dalle sottoscrizioni per iniziative di lotte e per servizi resi.

 

La RdB è l'unico sindacato che non ha mai sottoscritto gli Accordi sul Costo del Lavoro del 1993 e che ha combattuto  la "politica dei redditi" e la "concertazione", le "riforme" pensionistiche, la privatizzazione del lavoro pubblico e della Pubblica Amministrazione.


 

 

 

COSA VOGLIAMO

 

 

1)      difendere  e aumentare il SALARIO ormai diventato problema sociale (perché ormai troppi lavoratori si trovano a percepire stipendi al limite e addirittura al di sotto della “soglia di povertà”) e politico (perché la politica deve essere costretta a rispondere ai bisogni dei cittadini partendo dal problema della redistribuzione della ricchezza prodotta dal lavoro)

 

2)      difendere e riqualificare i SERVIZI SOCIALI E PUBBLICI (trasporti, sanità, scuola, previdenza, ecc.) rendendoli accessibili a tutti e svincolandole dalle logiche del profitto introdotte dalle privatizzazioni

 

3)      garantire l’OCCUPAZIONE, oggi insidiata non solo dallo smantellamento delle fabbriche ma anche dallo smantellamento della Pubblica Amministrazione (leggi Bassanini e privatizzazioni) che ha già perso 200.000 posti di lavoro

 

4)      organizzare i LAVORATORI PRECARI  E “ATIPICI” (a tempo determinato, in affitto, formazione-lavoro, a prestazioni ecc.) per rivendicare e conquistare il diritto a un lavoro stabile e una prospettiva di vita certa 

 

5)      introdurre un REDDITO SOCIALE MINIMO contro il ricatto del lavoro nero, precario, senza diritti a tutela dei lavoratori in mobilità e dei giovani in cerca di occupazione

 

6)      COSTRUIRE E CONTRAPPORRE ALL’ATTACCO GOVERNATIVO E PADRONALE (E ALLA COMPLICE INERZIA DEI SINDACATI CONFEDERALI)  UN MOVIMENTO E UN SINDACATO NUOVO INDIPENDENTE DAI PARTITI E DAI PADRONI, CHE SI BATTANO PER I DIRITTI DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI ITALIANI

 

La RdB/CUB-Università

 


Nasce alla fine degli anni ’80 dalla ribellione ai preaccordi anti-sciopero di Cgil-Cisl-Uil e governo, per dare voce ai lavoratori tecnico-amministrativi delle Università contro la svendita dei loro diritti contrattuali e dell’Università pubblica agli interessi della baronia e della Confindustria (“riforme” Ruberti).

 

Si sviluppa nelle Università nella protesta contro gli accordi sul costo del lavoro del 1992 e 1993  imposti ai lavoratori dai confederali con governo e padroni, aprendo sedi in alcune delle più importanti Università.

 

Nelle elezioni delle RSU dell’autunno 1998 riesce a ottenere ampi consensi nelle sedi dove si è organizzata, uscendo come il 2° sindacato d’ateneo a Milano, a Bologna, a Trieste, a Roma, a L’Aquila, a Trieste e addirittura come il primo a Reggio Calabria e Verona, proprio per aver avviato e ripreso l’iniziativa sindacale d’ateneo a favore dei lavoratori delle Università che i sindacati confederali avevano abbandonato.

Ma le legge Bssanini, impedisce a questa nuova formazione sindacale di arrivare a conquistare il diritto alla trattativa nazionale, proprio perché studiata per garantire la vittoria a Cgil, Cisl e Uil e per tentare di bloccare il dissenso sindacale che ormai si manifesta in tutto il mondo del lavoro.

 

Oggi i voti ottenuti con le elezioni delle RSU della Legge Bassanini vengono usati dai confederali per negare ai lavoratori di discutere le scelte sindacali.

 

L’ampio pronunciamento dei lavoratori contro la firma dell’ipotesi d’accordo per il contratto 1998/2001 come il fallimento delle consultazioni-farsa organizzate da Cgil-Cisl-Uil, dimostra che il monopolio sindacale dei confederali sulla categoria non corrisponde più agli interessi dei lavoratori universitari: è necessario costruire un’alternativa nazionale alla loro politica sindacale.

 

IL CCNL 1998/2001: un attacco ai diritti e all'unita' dei lavoratori, 

un sostegno al consolidamento e alla organizzazione delle autonomie baronali

 

In questi anni il governo, con il complice silenzio dei sindacati confederali, ha provveduto a garantire aumenti del 30% alla docenza, con scatti biennali e adeguamenti automatici annuali dei loro stipendi, il raddoppio degli stipendi, sostanziosi indennità di “risultato” e incarichi dirigenziali milionari ai dirigenti universitari, mentre al personale tecnico-amministrativo non ha voluto garantire né l’adeguamento degli stipendi della categoria a quelli degli altri contratti pubblici (in media superiori di 7,5 milioni all’anno – dati Aran) né il risanamento del sottoinquadramento generalizzato del personale, dando mano libera allo smantellamento dei diritti elementari dei lavoratori e alla frammentazione della categoria.

Il contratto uscito dalla contrattazione triangolare tra Aran (governo), CRUI (Rettori) e i cinque sindacati “rappresentativi” ammessi alle trattative nazionali di categoria (Cgil, Cisl, Uil, Confasal/Cisapuni e Cisal), di cui i lavoratori sono stati informati solo ad accordo concluso e su cui non hanno potuto esprimersi:

1)      accentua la situazione di sottosalario che caratterizza la categoria e ampia le differenze tra le qualifiche medio-basse (l’85% del personale) e le qualifiche alte

2)      azzera anni di sottoinquadramento generalizzato del personale nelle Università, riduce il salario per i nuovi assunti, esige flessibilità di mansioni senza adeguamento stipendiale e vincola i miglioramenti economici e quelli professionali al giudizio inappellabile della baronia e della dirigenza in barba alla Costituzione che sancisce la parità di salario a parità di lavoro

3)      aumenta massicciamente il lavoro precario (nei prossimi anni decine di migliaia di giovani entreranno nelle Università solo con contratti di lavoro a termine, in affitto, di formazione-lavoro, ecc mentre aumentano attività e sedi universitarie e vengono fatti mancare i fondi per sostituire il turn-over. ecc.)  in competizione con il personale con “posto fisso”

4)      elimina le tradizionali garanzie della Contrattazione Nazionale per un trattamento economico e normativo omogeneo su tutto il territorio nazionale e consegna lavoratori e RSU, legati e imbavagliati, all’arbitrio dei “regolamenti” dell’autonomia baronale

 

in defintiva un Contratto con cui i confederali hanno garantito e dato sostegno al processo di consolidamento e organizzazione delle autonomie baronali e ai processi di privatizzazione e smantellamento dell’Università pubblica

 

LE FONDAZIONI: LO SMEMBRAMENTO DELL'UNIVERSITÀ PUBBLICA E DELLA CATEGORIA

 


Dal 1° gennaio 2001, con l'entrata in vigore della Legge Finanziaria 2001 (art. 59), le baronie potranno procedere allo smembramento dell'Università pubblica dando vita assieme ad Enti Locali e Impresa Privata alle cosiddette FONDAZIONI società di diritto privato a cui verranno demandate lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto alla didattica e alla ricerca.

 

Inoltre l'art. 90 della Legge Finanziaria dà la possibilità di trasferire  alle Fondazioni beni universitari, mobili e immobili. In questo modo le funzioni dell'Università pubblica vengono cedute ai potentati economici, fuori da ogni possibilità di controllo pubblico e democratico.

 

In questa prospettiva è prevedibile il trasferimento di risorse economiche e personale  quindi la fuoriuscita di centinaia (se non migliaia) di lavoratori dal contratto di lavoro pubblico, senza garanzie né per i diritti acquisiti né per la stabilità del posto di lavoro.

 

Fondazione sono già allo studio per esternalizzare e privatizzare policlinici universitari (Roma Tor Vergata) o per i Politecnici (Milano, Torino).

La possibilità di costituzione delle Fondazioni conclude tutta una prima fase di privatizzazione dell’università pubblica ("riforme" Ruberti),  iniziata nel 1989 con la costituzione del MURST e successivamente con la trasformazione delle Università in Aziende Autonome.

 

Questo processo ha comportato un aumento dei costi degli studi universitari, la cancellazione di una serie di istituti a supporto del diritto allo studio per i ceti meno abbienti (presalario, case dello studente, prezzo “politico” delle mense, corsi serali per i lavoratori-studenti, ecc), l’introduzione dei numeri chiusi per l’accesso alle Lauree (dove sono forti le pressioni degli ordini professionali) e una "riforma" didattica che dequalifica dal punto di vista culturale e scientifico l’insegnamento.

 

Alle Università pubbliche rimarrà l’organizzazione dei diplomi triennali, mentre le specializzazioni, i dottorati e master saranno gestiti dalle Fondazioni private, secondo le esigenze di mercato poste dalle imprese sul territorio.

 

Le stesse esigenze che hanno comportato il decennale abbandono del personale tecnico-amministrativo e ausiliario al sottosalario, al sottoinquadramento, al sottoorganico e alla precarizzazione mentre venivano riconosciuti aumenti vertiginosi  ai dirigenti.

 

 

 


 

Proposte di discussione per una piattaforma contrattuale nazionale dell’università

 

Le nuove contrattazioni nazionali  di categoria devono diventare un’occasione per mettere nelle mani dei lavoratori e delle RSU strumenti nuovi per superare un uso strumentale del contratto nazionale come paravento del sostegno confederale ai processi di smantellamento della pubblica amministrazione e dello stato sociale e per negare ai lavoratori pubblici ogni potere di intervento sui processi di privatizzazione e ogni possibilità di lottare per la redistribuzione delle ricchezze del Paese. Un tratto comune a tutti i lavoratori pubblici che deve essere uno stimolo a cercare di costruire nella lotta l’unità dei lavoratori pubblici per il salario, i diritti e la sicurezza del lavoro a sostegno di una politica di poptenziamento e riqualificazione della pubblica amministrazione.

 

In particolare la RdB Università rivendica

 

L’unicità del contratto nazionale di categoria: che deve valere non solo per i lavoratori di tutti gli atenei ma anche per quei lavoratori che, attraverso Fondazioni ed esternalizzazioni di funzioni e servizi dell’Università, si vuole espellere dal comparto

 

La qualità del contratto nazionale di categoria: che deve diventare uno strumento per poter rivendicare veri miglioramenti salariali attraverso la redistribuzione della ricchezza del Paese, diritti nuovi e il miglioramento della condizione professionale

 

Una vera contrattazione integrativa che svincoli lavoratori e rappresentanti sindacali d’ateneo dalle compatibilità, economiche e normative, imposte dalla privatizzazione  con i tagli alle spese pubbliche, a danno dei lavoratori e del servizio ai cittadini

 

Una radicale revisione dell’ordinamento professionale che incida sull’organizzazione del lavoro facendone uno strumento di riqualificazione dei servizi all’utenza in alternativa allo smantellamento dei servizi e dell’Università pubblica

 

Una politica di ampliamento degli organici che porti a conseguire “lavoro buono” cioè stabile e dignitosamente retribuito contro la precarizzazione crescente dellle nuove assunzioni e l’emarginazione dei “vecchi” assunti 

 

SALARIO

Redistribuzione della ricchezza e veri aumenti, adeguamento del salario universitario a quello degli altri contratti pubblici e in prospettiva a quelli europei, recupero del suo potere d’acquisto rispetto al reale costo della vita, smantellamento della giungla salariale costruita con la distribuzione del salario accessorio, adeguamento automatico dei salari al costo della vita e riconoscimento anzianità servizio (come riconosciuto a docenti, magistrati ecc.)

 

ORDINAMENTO PROFESSIONALE

Revisione della norme di collocazione dei lavoratori nelle categorie: mansionario e profili professionali nazionali nell’ottica della ricomposizione delle mansioni e di revisione dei livelli stipendiali (riduzione dei 19 livelli stipendiali del CCNL 1998-2001e ricollocazione dei lavoratori delle categorie B e C nelle posizioni economiche apicali di categoria, abolizione di salario d’ingresso), automaticità, attraverso formazione e anzianità di servizio, per i passaggi di categoria

 

PRECARIATO, GARANZIE OCCUPAZIONALI E  ORGANICI

Garanzia e incremento dei livelli occupazionali per adeguarli all’incremento e/o alla riqualificazione delle attività, dei servizi, dei “poli” e delle sedi universitarie di nuova istituzione nonché per coloro assegnati ad istituzioni ed enti non-universitari convenzionati: 10.000 nuove assunzioni in sostituzione del 20% dei posti precarizzati dal CCNL 1998/200,assunzione in pianta stabile dei lavoratori precari

 

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA D’ATENEO

Abolizione dei vincoli economici e delle norme sulle materie di contrattazione previste dal CCNL 1998/2001, abolizione del sistema premiale (pagelline e valutazioni individuali di qualsiasi tipo), introduzione di un Salario Integrativo d’Ateneo non inferiore a 300.00 £ mensili in tutti gli atenei e distribuzione a tutti i lavoratori di tutti gli atenei  del 50% minimo degli utili derivanti dalle attività economiche comunque denominate, riconoscimento delle agibilità a tutti i sindacati rappresentativi a livello d’ateneo

 

RSU E LAVORATORI

Elezione di una RSU nazionale di comparto che partecipi alle contrattazioni nazionali, riconoscimento delle agibilità sindacali e delle titolarità contrattuali a tutti i componenti eletti delle RSU, obbligo di votazione dei lavoratori per l’approvazione degli accordi, regolamento nazionale per il funzionamento delle RSU d’ateneo.

 

 

Coordinamento RdB Pubblico Impiego – settore Università