RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE

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Settore Università

 

COMIT: un Fondo col buco.

 

“Oltre 10.000 pensionati, la metà sopra gli 80 anni, della ex Banca Commerciale Italiana (acquisita nel 2001 da Banca Intesa) hanno ricevuto in Gennaio 2005 la mensilità di previdenza integrativa decurtata del 25%. In Febbraio e Marzo il taglio è stato del 50%. Poi le mensilità saranno azzerate, in attesa di ricevere qualcosa dalla liquidazione, cioè dal fallimento, del Fondo Pensione. Quando e quanto non è dato sapere” (Fonte: “Altreconomia” – Marzo 2005).

 

Il Fondo Pensione ex COMIT, pertanto, non è in grado di garantire le prestazioni previste ai suoi 22.000 aderenti. Infatti, nonostante il controllo di fatto da parte di Banca Intesa, il Fondo ex COMIT ha una propria personalità giuridica e il patrimonio della banca è legalmente inattaccabile.

 

Orecchie da mercanti.

I principali sindacati – ad iniziare da CGIL, CISL e UIL - seduti nel Consiglio di Amministrazione del Fondo Pensione siglano (unica eccezione il “Fabi” che vota contro) un accordo con Banca Intesa per chiedere il commissariamento del Fondo Pensione e la sua liquidazione (cioè chiedono il fallimento del Fondo).

La COVIP (organo pubblico di vigilanza) boccia la richiesta per mancanza dei requisiti di eccezionali gravità, ed invita le parti a tutelare in modo più adeguato gli interessi dei pensionati e dei lavoratori ancora in attività.

Ciononostante il Consiglio di Amministrazione e i principali sindacati lě seduti decidono di andare avanti: si decurtino le pensioni!

 

La strategia delle tre scimmiette.

Adesso la parola d’ordine dei soliti sindacati concertativi è una sola: FAR CALARE IL SILENZIO SULLA VICENDA!       Non vedo; non sento; non parlo!   

Le élites politiche ed economiche, con l’ausilio dei mezzi di comunicazione dominanti sul mercato, completano l’opera minimizzando e distogliendo l’attenzione su altri argomenti meno pericolosi (non è un caso che la notizia sia rintracciabile soprattutto attraverso la stampa critica ed alternativa).

Sanno   bene  che in ballo c’è la torta del passaggio del TFR/TFS ai Fondi Pensione!

 

Almeno 14 miliardi di Euro all’anno che vogliono co-gestire

per garantirsi la loro sopravvivenza,

non certo quella dei lavoratori e delle loro famiglie!

 

 

 

Occhio agli imbonitori…

Di nuovo gli imbonitori  sindacati concertativi si stanno attrezzando per rifilare la fregatura. E’ di questi giorni un comunicato della FLC-CGIL che invita i suoi delegati/piazzisti a favorire la futura confluenza degli aderenti sul Fondo Espero, già avviato per il Comparto Scuola.

L’indicazione scaturisce dalla constatazione che il Comparto Università, unitamente al Comparto Ricerca, assomma soltanto a circa 70.000 dipendenti (i docenti non sono ancora contemplati…), quindi troppo pochi per “attivare” una sufficiente massa critica di aderenti. Il Comparto Scuola, invece, assomma ad oltre un milione di dipendenti, quindi potenzialmente più facile il raggiungimento del numero minimo di aderenti.

Peccato omettano di dire che proprio il Fondo Espero NON abbia raccolto nemmeno la cifra minima  - appena 30.000 – di aderenti, e che lo stesso “fiasco” abbia indotto i soliti tre a richiedere lo slittamento a Settembre dei decreti attuativi sul passaggio del TFR/TFS ai Fondi Pensione Integrativi!

Cercano, insomma, i polli da spennare!

 

Niente di nuovo per noi, che già avevamo individuato la loro futura “indicazione” del Fondo Espero.

In fondo era inscritto nelle stesse scelte “riorganizzative” della CGIL dell’Università: perché sciogliere, altrimenti, lo SNUR nella neonata FLC?

Davvero qualcuno ha creduto alle favolette intorno ai “lavoratori della conoscenza”?

Davvero qualche anima candida pensava che ciò avrebbe garantito una maggior incisività del Settore Università nelle politiche sindacali della CGIL?

Chi fa sindacato sa benissimo che lo “scioglimento” di un settore piccolo in uno più grande ha il solo effetto di “comprimere” le esigenze del più piccolo, non certo garantirle…

La gestione del TFR/TFS, però, mette tutti d’accordo.

 

 


Rilanciare la nostra opposizione al furto annunciato.

 

NO  ai  Fondi Pensione, strumento di sfruttamento dei lavoratori del Nord e Sud del mondo (spesso i Fondi investono nei Paese poveri senza alcun riguardo per le condizioni dei diritti umani, le libertà sindacali, le condizioni dei lavoratori e il rispetto per l’ambiente e le minoranze);

NO  al  furto del TFR/TFS, salario differito che deve rimanere ai lavoratori;

NO  al  sistema contributivo di calcolo delle pensioni che darà pensioni pari al 40\50% dell’ultimo stipendio, e sta producendo una generazione di infelici (non c’è libertà senza giustizia sociale);

SI  al  ritorno del Sistema Retributivo di calcolo delle pensioni, per avere pensioni attorno al 80% dell’ultimo stipendio;

SI  ad un forte Stato Sociale quale strumento di liberazione dei lavoratori e di solidarietà fra i popoli;

 

 

Roma,  22.04.05                                                                                                    RdB/CUB Università