Un
altro passo verso il furto della liquidazione dei lavoratori si è
compiuto nei giorni scorsi.
Infatti,
il 6 marzo
Questo
fondo integrativo, si profila di diventare il più grande fondo italiano.
Circa i
due terzi dei dipendenti pubblici, secondo la stima del ministero della
funzione pubblica, potranno, quindi, esercitare
una scelta in più sul fronte delle pensioni.
Chiaramente, CGIL, CISL e UIL sono entusiaste.
Basta
leggere quello che hanno dichiarato: "si tratta di un risultato importante che premia l’iniziativa
di mobilitazione e di lotta del sindacato del Pubblico Impiego
(quale?) che aveva posto la realizzazione della previdenza complementare
al centro degli scioperi generali.
E’ il primo atto, essenziale, per
affermare concretamente il diritto dei lavoratori pubblici di questi Comparti
alla previdenza complementare per via contrattuale.
Con l’ipotesi di accordo, abbiamo
garantito alle lavoratrici ed ai lavoratori la costituzione del fondo
contrattuale anche con risorse aggiuntive da parte dei datori di lavoro
evitando ai lavoratori di doversi rivolgere esclusivamente e individualmente a
banche e assicurazioni per costruirsi la pensione complementare."
Non c'è che dire.
Anziché
difendere il sistema previdenziale pubblico e mobilitarsi per aumentare queste
indecorose pensioni, i promotori finanziari di CGIL, CISL e UIL hanno dato la
possibilità ai lavoratori di Regioni, Autonomie
Locali e Sanità di integrare la pensione pubblica con quella complementare
dei loro fondi, al pari di quanto già avviene per il privato.
Questa
intesa, inoltre, farà da battistrada al completamento del furto del TFR in
quanto, a breve, si avvierà la previdenza integrativa
anche per i restanti comparti del pubblico impiego.
Insomma,
manca ancora un piccolo tassello per portare a compimento lo scippo.
Peccato
che, nonostante i 17 milioni di euro stanziati per la pubblicità
ingannevole favorevole ai fondi privati e che non vi sia la minima
possibilità di un contraddittorio con chi la pensa in modo diverso (basta
pensare a quelle scandalose trasmissioni sulla Rai di Ballarò), nel privato l'operazione del furto del TFR non
sta dando i frutti preventivati.
Cresce,
infatti, l'opposizione sociale e i lavoratori
hanno capito bene che occorre diffidare da chi promette rendimenti più
alti e magnifica la necessità di un vitalizio integrativo.
Anche
perchè, non tutto viene portato a conoscenza e la
controinformazione, come questa, funziona e pure molto bene.
Per
esempio, dopo il crack dei fondi pensione della Sicilcassa,
di Cassa Ibi (Cariplo),
della Bnl e della Comit, un
altro crack è apparso in questi ultimi giorni.
Quello
del fondo pensione del Teatro Carlo Felice di Genova.
Infatti, si sono salvati dal crack del fondo pensione Carlo Felice solo i
lavoratori che, giunti alla fine della loro
carriera lavorativa, hanno riscattato tutto il capitale prima del 2002.
Dopo di
questa data, il diluvio.
Oggi gli oltre 300 tra pensionati e lavoratori attivi del Teatro Carlo Felice
di Genova non sanno se riusciranno a recuperare quanto versato nel fondo di
previdenza integrativa a favore del personale dell’Ente autonomo Teatro
comunale dell’Opera di Genova.
Il Fondo fondato nel 1971 con un accordo tra i sindacati confederali e l’Ente
Teatro è andato in liquidazione nel maggio del 2004 (il primo in
Italia) con un deficit, secondo il conteggio del commissario liquidatore,
di quasi 9 milioni di euro.
E a dare
una risposta a questi lavoratori e pensionati saranno, oramai, solo
le carte bollate e la moneta fallimentare.
Il Fondo pensione "era gestito da amministratori e revisori divisi in
misura paritetica tra Ente e sindacati".
Ma c'è
un'altra notizia importante.
Oltre
45mila imprese hanno un saldo passivo (registrato lo scorso anno), pari a 3,6
miliardi di euro.
Questo
enorme debito deriva da contratti stipulati con le banche su tassi di interesse
e su quelli di cambio.
A questo, poi si deve sommare anche le perdite registrate
dalle amministrazioni pubbliche (nel 2003 era di 6,5 miliardi di euro),
sempre derivati da contratti stipulati con le banche.
Solo le
banche, come è ovvio, hanno registrato un
saldo positivo 2003 pari a oltre 10 miliardi di euro.
In
pratica, mentre tutti perdono, (imprese, enti locali, altri intermediari)
soltanto gli istituti di credito ci guadagnano.
Il crack
delle scommesse sulle scommesse (questo sono i derivati) sui tassi di interesse
o di cambio ha avuto come conseguenza la fuga dei padroni dai fondi azionari
italiani che, dal 2002 ad oggi, sono costati ai risparmiatori l'1,2 per cento annuo offrendo un ritorno medio dell'1,5 per
cento.
Solo
negli ultimi tredici mesi, i padroni hanno ritirato 45 miliardi di euro da
questi fondi: nel 2006 solo "per i novelli sposi Intesa
e Sanpaolo c'è stata un'emorragia da oltre 10
miliardi".
E, mentre il buco delle amministrazioni pubbliche
viene colmato con le stangate di ticket, Irpef
locali ed ICI, il buco delle imprese chi lo ripianerà?
Semplice, la soluzione è a portata di mano.
Il buco verrà ripianato con il furto del TFR e
con i fondi pensioni.
Quindi, mentre i padroni mettono al riparo i loro soldi nel mattone e
all'estero, il governo, Confindustria e CGIL, CISL,
UIL tentano di immettere sul mercato, a favore della speculazione finanziaria, i 21 miliardi di euro annui del TFR dei lavoratori.
E lo fanno senza tanti scrupoli, ricorrendo persino
all'odioso silenzio/assenso o, al massimo, con piazzisti sindacali
improvvisati.
Ma i
lavoratori non sono scemi !
NO AI FONDI
PENSIONE
RILANCIO DELLA PREVIDENZA PUBBLICA
LAVORO STABILE - SALARIO - DIRITTI
23 e 24 marzo 2007
CONTRO LO SCIPPO DEL TFR
due
giornate di mobilitazione del Sindacalismo di base in
tutte le città italiane
Roma, 12
marzo 2007