Scippo
del TFR e smantellamento del sistema previdenziale pubblico
Il 29 luglio 04, con i lavoratori in ferie, il
parlamento ha approvato la nuova legge taglia pensioni e lo scippo del tfr a favore
dei fondi pensione consentendo a fondi
chiusi, gestiti in buona armonia da padroni e sindacati di ciascun settore
lavorativo, o fondi aperti, quelli già offerti dalle società di
gestioni finanziarie di mettere mettendo
le mani sul malloppo più ghiotto, circa 14 miliardi di euro che i lavoratori maturano ogni anno come
TFR (la liquidazione)
Cgil-Cisl-Uil
sono d´accordo con i fondi pensione privati e con lo scippo del TFR, ma
vogliono l´esclusiva per i loro fondi di categoria, gestiti insieme ai
padroni.
Il decreto legge approvato a fine luglio dal
parlamento prevede il meccanismo del silenzio-assenso, cioè il
lavoratore dipendente entro 6 mesi dall’ emanazione dei decreti
attuativi, può comunicare
per iscritto la propria contrarietà allo scippo del tfr.
I
lavoratori che non comunicheranno la loro contrarietà al trasferimento
ai fondi pensione saranno privati del TFR.
Lo scippo del tfr a favore dei fondi pensione favorisce quanti puntano a smantellare il sistema previdenziale pubblico dando per scontato/accettato la cancellazione del diritto per tutti a una pensione pubblica dignitosa e che assicuri il mantenimento del tenore di vita acquisito con il lavoro.
Il tfr di ogni lavoratore dipendente, finirà nei fondi pensione, cioè a finanziare, attraverso il mercato azionario, le grandi aziende private o privatizzate.
Per rifiutare lo scippo del TFR a favore dei fondi
pensione con il “silenzio assenso” sarà disponibile una
modulistica sul sito www.cub.it a partire
dalla emanazione dei decreti attuativi.
Il Ministrero del Lavoro deve emanare i decreti attuativi entro 12 mesi dal 29 luglio 04.
La legge delega sulle
pensioni approvata dal parlamento il 29 luglio 04 ha nel decollo della
previdenza integrativa uno dei suoi obiettivi principali con il trasferimento del
Tfr ai fondi pensione unitamente all’innalzamento dei requisiti per poter
accedere alla pensione, all’estensione del criterio contributivo, gia
introdotto dalla riforma Dini, per il calcolo della pensione.
Pagare di più per avere di meno
Con i fondi pensione cambia
radicalmente il rapporto tra contributi previdenziali attualmente a carico
delle imprese 73,0% e dei lavoratori 27,0%.
Con i fondi pensione il contributo a
carico del lavoratore sale intorno al 70% e si riduce al 30% la parte a carico
dell’impresa, percentuali destinare a peggiorare ulteriormente per il
lavoratore con il passaggio del Tfr ai fondi.
Con la privatizzazione parziale del
sistema previdenziale, si sono spalancate le porte a quanti puntano a ridurre i
salari e spostare ulteriormente la distribuzione del reddito a favore dei
profitti.
Le ragioni della previdenza integrativa
vanno ricercate in interessi politici ed economici di parte.
Il mondo finanziario banche, assicurazioni,
gestori puntano a contributi obbligatori e ad appropriarsi per intanto del TFR
dei lavoratori ora gestito dalle imprese.
I lavoratori vengono ripetutamente
attaccati, con la politica dei bassi salari, con l’aumento dei prezzi e
poi con peggiori pensioni. L’intero impianto della legge delega peggiora
le condizioni dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, già duramente
colpiti dalla stagnazione delle retribuzioni per più di dieci anni
Con i fondi pensione si
trasferirà sui redditi da pensione l’instabilità dei
sistemi finanziari mondiali con il riproporsi del rischio di fallimento in cui
sono storicamente incorsi i fondi pensione di natura privata o semiprivata in
occasione di crisi inflattive o crolli borsistici o di guerre.
Eventi in tal senso si sono realizzati
anche recentemente, i fondi nei paesi in cui sono in attività hanno
subito dei veri tracolli compromettendo le pensioni di migliaia di lavoratori(
PanAm- Enron ecc.)
Anno |
Rendimen.Fondi
Chiusi |
Rivalutazione
Tfr |
Diff.
Tra Fondi e Tfr |
2000 |
+3,55 |
+3,54 |
+0,01 |
2001 |
-0,50 |
+3,20 |
-3,70 |
2002 |
-2,80 |
+3,50 |
-6,30 |
2003 |
+5,00 |
+3,20, |
+1,80 |
Totale 4 anni |
Tot .
+5,25 |
Tot. +13,44 |
Tot.
-8,19 |
Governo e Confindustria mentono sullo
stato delle pensioni pubbliche.
Le ultime vicende confermano
clamorosamente che la linea dei continui cedimenti da parte dei vertici
confederali di cgil-cisl-uil alla linea neoliberista del padronato e del governo
non fa’ altro che spianare la strada ai continui tentativi di scaricare
sui pensionati e sui lavoratori i costi del mal governo e di tangentopoli, dopo
aver ripetutamente sostenuto che le cure da cavallo propinate al sistema
pensionistico pubblico avrebbero permesso la sopravivenza di quel sistema
Per decenni quando cgil-cisl-uil e
Confindustria amministravano l’Inps, si è operato un vero e
proprio saccheggio dei contributi versati dai lavoratori dipendenti, senza
questo l’Inps avrebbe oggi un patrimonio attivo di alcune centinaia di
migliaia di miliardi di lire (alcune migliaia di miliardi di euro).
I contributi pensionistici versati dei
lavoratori dipendenti sono stati utilizzati per interventi (sgravi contributivi
alle imprese, pensioni dei lavoratori autonomi, l’integrazione al minimo,
le pensioni sociali ecc.) che dovevano essere a carico della fiscalità
generale.
Se la funzione principale da assegnare
al sistema pensionistico pubblico è quella di assicurare a ciascun
lavoratore il mantenimento del medesimo tenore di vita anche dopo il
pensionamento, unitamente alla funzione assistenziale che mira ad assicurare a
tutti gli anziani un reddito minimo di sussistenza non serve difendere
l’esistente.
Cgil, Cisl e Uil hanno difeso la
riforma delle pensioni del ’95, appoggiata dal centro sinistra, che ha
prodotto la più grave devastazione del sistema previdenziale pubblico
soprattutto attraverso la rottura dell’unità dei lavoratori con
l’introduzione del contributivo per chi aveva meno di 18 anni di
contributi nel ’95 e la stabilizzazione della spesa pensionistica nel
rapporto con il prodotto interno lordo con verifiche periodiche sugli effetti
dei “risparmi”.
La stabilizzazione della spesa
pensionistica nel rapporto con il Pil determina un importo della pensione tanto
più basso quanto maggiore è la speranza di vita al momento del
pensionamento e in relazione all’ aumento del numero dei pensionati.
1.
Aumenta
l’età media di aspettativa di vita, 74 anni oggi per gli uomini che
aumenteranno di 5 anni al 2050, ma l’aspettativa media di vita non
è uguale per tutti (lavoratori o ricchi) si tratta della solita media
del pollo.
2.
Occupati-
Non c’è riduzione nel numero di coloro che sono disponibili al
lavoro che potrebbero contribuire a migliorare il bilancio degli enti
previdenziali, per non parlare del contributo miserevole che spesso sono
costretti a dare due milioni di precari, non è solo questione
dell’elevato livello della disoccupazione, ma anche delle attività
ridicole che sono messe in moto da buona parte dei nuovi occupati, ma anche se
cosi non fosse è pacifico che la misura della produttività
sociale non dipende dal numero delle braccia.
3. Produttività del lavoro, la diminuzione del numero degli occupati rispetto al numero dei pensionati è largamente compensata dall’aumento della produttività del lavoro che da anni finisce nelle tasche dei padroni
4.
Il progetto della CUB per battere Governo, Confindustria e
il liberismo alla base delle scelte di cgil-cisl-uil:
·
L’aumento delle pensioni in essere per garantire il
diritto ad una vita dignitosa a tutti( 4 milioni di pensionati e invalidi
percepiscono 402 euro mensili e 7.254.366 non raggiungono i 516 euro)
·
L’aggancio delle pensioni all’andamento reale
dei prezzi e alla dinamica salariale
·
Il ripristino del calcolo retributivo per tutti per
garantire continuità dei trattamenti salariali in godimento
all’atto del pensionamento e ripristinare la solidarietà
intergenerazionale.
·
Mantenimento delle pensioni di anzianità e rafforzamento
delle misure a sostegno dei lavoratori precoci, dei lavori usuranti e dei
lavoratori esposti all’amianto.
·
Piena disponibilità per i lavoratori del TFR con
riduzione del prelievo fiscale, la costituzione di un Fondo pubblico presso
l’INPS che assicuri ai lavoratori gli attuali criteri di utilizzo e di
rivalutazione del proprio tfr e all’Ente un impiego più redditizio
delle risorse accantonate con evidenti benefici per il sistema previdenziale
pubblico
·
Un nuovo modello di finanziamento del sistema previdenziale
pubblico basato anche sulla ricchezza che l’intero sistema crea.
·
Aumento e graduale parificazione
dei contributi previdenziali per i co.co.co. artigiani e autonomi a quelli del
lavoro dipendente. Copertura contributiva adeguata per tutti, anche nei
periodi di precariato.
·
Esentare le pensioni dalle trattenute fiscali a partire
dalle fasce di reddito meno elevate
·
Rendere effettiva la separazione tra assistenza e previdenza
ponendo fine ad un uso improprio dei contributi previdenziali versati dai
lavoratori dipendenti.
·
Attuare concretamente la lotta all’elusione e
all’evasione contributiva (30 mdi annui di euro) rafforzando gli organici
dei ruoli ispettivi.
·
Favorire una sostanziale omogeneità di trattamento
per i dipendenti pubblici ai quali è applicato il rapporto di lavoro
privato solo quando fa comodo;
In questo decenni si sono affermate
idee e proposte assurde sul sistema pensionistico pubblico e si sono attuati
tagli che non solo non sarebbero necessari, ma che contrastano con il mantenimento
del livello di vita dei pensionati, con queste idee non solo si è
determinato un impoverimento dei pensionati, ma un impoverimento nel quale
siamo coinvolti tutti. Ogni taglio imposto ai pensionati non fa altro che
ridurre il lavoro necessario.
E’ infatti evidente che se il
reddito degli stessi lavoratori dipende in parte dalla spesa degli anziani,con
la cancellazione di questa spesa si cancella quel reddito, ciò vale
ancor di più per i redditi futuri.
Un fenomeno sul quale vale la pena riflettere per le
implicazioni riguardanti il modello di società che produce e la sua
sostenibilità sul piano delle caratteristiche che imprime allo sviluppo
economico oltre che dei valori di civiltà ad esso intrinseco.
E’ quindi indiscutibile che i
lavoratori tutelando i pensionati, tutelino al tempo stesso se stessi, nel
senso di garantire la conservazione del loro posto di lavoro, oltre che i
trattamenti pensionistici attesi e anche le condizioni dell’esistenza dei
loro figli e nipoti.
Milano 5-10-04
A cura dell’Ufficio Studi
CUB
Confederazione
Unitaria di Base
Milano V.le Lombardia 20 tel. 02 70631804 e mail cub.nazionale@tiscali.it- www.cub.it