Uni e Trini: la democrazia che non c’è

 

E’ comodo ammantarsi di un vestito di perbenismo con  responsabili posizioni concertative, usando modi e toni cosiddetti  moderati” e pertanto “civili” per nascondere  all’occhio  esterno  le reali pratiche che, nel chiuso delle stanze, si manifestano senza lustrini, morbidezze e mezze misure,  con  l’unico intento di provocare per intimidire, assoggettare e ridurre al silenzio ogni voce democratica di critica e di analisi che non vuole piegarsi  “alle pratiche  consociative” in voga.

E’ facile in tali vesti essere convincenti, oggi (ma anche nei tempi non tanto lontani), in cui la ricerca dell’IMMAGINE e l’uso sapiente delle PAROLE  sono gli strumenti ormai usati da chi vuole  ammaliare e controllare le masse.

 

E’ difficile spiegare, però, ai lavoratori  perché gli eletti RdB, che si sono recati alla riunione RSU convinti di poter dialogare, ricercando anche il compromesso sulle posizioni di principio per riattivare un percorso di collaborazione sindacale,  siano stati invece oggetto di una pesante prevaricazione delle RSU confederali.

Qualcuno di questi  recentemente aveva scritto:

 abbiamo sempre ribadito, con caparbietà, che la costruzione dell'unità sindacale, anche quando è faticosa, è un valore per la difesa degli interessi dei lavoratori, e ciò anche può produrre il sacrificio di interessi di organizzazioni singole; a partire dalla nostra”.

 

E’ successo, invece, che per la designazione della nuova componente RSU nelle cinque Commissioni paritetiche, gli RSU confederali si sono precedentemente riuniti, decidendo unilateralmente  la  lista con i nomi già distribuiti  e poi comunicandola agli eletti RdB, nella vera e prima riunione delle RSU, escludendoli, quindi, dalla partecipazione alla decisione.

 Nel tentativo di arrivare ad una mediazione, è stato proposto  ai confederali di tener conto dei risultati delle elezioni e, quindi, in ordine (dopo gli eletti  CISL) di poter scegliere almeno la  commissione in cui delegare il rappresentante RdB.

La risposta, appunto in linea con i decantati  e vuoti (poichè solo a parole) valori di pluralismo democratico, è stata: mettiamo ai voti la  modifica alla proposta .

Compatti e uniti si sono rifiutati, nonostante le proteste,  di discutere la modifica proposta ed hanno imposto a suon di maggioranza la loro decisione (non era infatti una proposta).

Questo è successo nella PRIMA riunione RSU dalle elezioni di novembre 2001 ed al di là dell’argomento (poteva essere un altro) è chiaro il segnale che i confederali hanno voluto dare in termini di dialogo e discussione democratica agli eletti RdB. Finalmente capiscano anche i lavoratori da quale parte nasce il “fumo” e chi è “l’irresponsabile” che decide ed opera nel continuare a dividerci davanti l’amministrazione!

Riteniamo che non servano altre parole, bastano i fatti e rimettiamo al giudizio dei lavoratori ogni  ulteriore valutazione.

A questa ulteriore intimidazione e sospettiamo che non sarà l’ultima della serie,  la RdB risponde continuando a svolgere con chiarezza e onestà il ruolo di rappresentanza che i lavoratori  dell’ateneo con il loro sostegno le hanno assegnato.

Roma, 10.06.02                                              

 

 Il Coordinamento RdP Pubblico Impiego

Università Tor Vergata