Contrattazione decentrata a Tor Vergata: affermiamo tutta la verità
Chi avrà letto l’ultimo volantino di questa O.S.
avrà capito che si è voluto denunciare un modello di "fare sindacato” che
spesso (e come nelle due ultime sedute di contrattazione) persegue finalità che
sono dirette più al mantenimento o miglioramento del “potere sindacale” fine a
se stesso, che non la concreta risoluzione delle questioni d’interesse dei
lavoratori. Il tutto a beneficio, quindi, della controparte, che è legittimata
in questa situazione di lassismo a prendere iniziative unilaterali, che quasi
mai rispondono a criteri d’uguaglianza e pari opportunità per tutti i
lavoratori (per esempio la vicenda delle gratifiche
natalizie).
Premesso questo, passiamo ad articolare quello che veramente succede in trattativa decentrata
per capire chi ha le gambe corte o il naso lungo:
§
Regolamento di Mobilità – Per la Rdb l’applicazione
del Regolamento di Mobilità è stato uno degli obiettivi primari da raggiungere.
L’argomento è stato affrontato già dai primi incontri che i rappresentanti
della RdB ebbero nel 1987 con il Direttore Amministrativo. Secca e indicativa è
stata la sua risposta: “I regolamenti sono fatti per non essere
osservati”. All’inizio di
quest’anno finalmente si riesce ad affrontare l’argomento in trattativa decentrata:
le rappresentanze sindacali chiedono spiegazioni per un regolamento approvato
in C.d.A. cinque anni fa, ma applicato solo per pochi mesi. La parte
amministrativa accetta che i trasferimenti interni siano regolamentati, ma solo
se si modifica il Regolamento esistente, che ritiene non applicabile così
com’è. Si arriva quindi ad un accordo: la vecchia Commissione di Mobilità,
integrata dal rappresentante della RdB e delle RSU, dovrà discutere le
modifiche da apportare per definire il nuovo Regolamento. E’ quindi una
Commissione deliberativa e non propositiva. La Commissione si riunisce, lavora
con proficuità, grazie soprattutto alla perfetta sintonia di vedute tra il
rappresentante RdB e CGIL e per un eccesso di partecipazione democratica la
parte sindacale della Commissione chiede che l’articolato concordato sia
portato in ratifica in trattativa decentrata. Nell’ultima riunione RSU, gli
eletti CGIL (presenti poi in trattativa) si complimentano per il risultato
ottenuto. In contrattazione, però, avviene il voltafaccia: la CGIL aderisce
alla proposta della CISL, che chiede il rinvio dell’approvazione del
Regolamento per adeguarlo al nuovo contratto (firmato soltanto il giorno dopo
la trattativa) che prevede nuove relazioni sindacali. La RdB dichiara immediatamente
la sua contrarietà (e così la UIL), poiché nell’interesse dei lavoratori
ritiene non accettabile un ulteriore regime di mobilità selvaggia ed arbitraria
nel momento in cui finalmente si è riusciti a concordare l’applicazione di un
regolamento che in definitiva pone dei paletti alle decisioni amministrative e
che, prevedendo una banca dati pubblica dei posti vacanti, dovrebbe facilitare
la mobilità interna. La discussione si inasprisce, si chiedono spiegazioni alla
CISL, il cui rappresentante esplicita il vero obiettivo della sua proposta,
condiviso quindi di chi vi aderisce: il Regolamento prevede una Commissione di
Mobilità costituta per la rappresentanza dei lavoratori anche da un delegato
RdB, mentre nel nuovo contratto di lavoro nelle relazioni sindacali si parla di
sindacati maggiormente rappresentativi a livello nazionale, quindi fuori la RdB
dalla Commissione e …le esigenze dei lavoratori possono aspettare chissà ancora
per quanto tempo. La RdB dopo un totale irrigidimento, propone di accettare il
rinvio a condizione che vengano bloccati i trasferimenti per motivi di servizio
in corso, poiché questi dovranno essere disciplinati dalla Commissione in
vigore. Il delegato del Rettore, intenzionato a trovare una soluzione tra le
due posizioni, propone in attesa dell’adeguamento del nuovo Regolamento al
contratto, che sia fissata una data (17 luglio) per valutare le richieste di
mobilità giacenti in Amministrazione con la Commissione vigente (quindi con la
presenza RdB) che applicherà il vecchio Regolamento in via transitoria. Tutti
si dichiarano d’accordo con la proposta e la sottoscrivono.
§
In merito alla L. 63/bis la nuova Commissione di
Congruità è stata messa in
discussione dal rappresentante della CISL che dopo aver detto la sua su uno dei
nuovi componenti ha sbattuto la porta andandosene, senza però aver preso in
esame le questioni che stanno bloccando ulteriormente l’iter procedurale. La
RdB da tempo si è rivolta ad uno studio legale per verificare sia la fondatezza
delle tesi sostenute dal Presidente della Commissione, sia la possibilità che,
per il ritardo accumulato nell’applicazione dei benefici di legge,
l’Amministrazione stia incorrendo in violazioni di diritti, soggetti a
possibile denuncia. La Rdb, quindi, ne ha discusso in assemblee (aperte) con i
lavoratori interessati coinvolgendoli nelle decisioni da assumere, come è nelle
prerogative di un sindacato di base (tra le quali sicuramente non rientra
l’obbligo o l’opportunità di dare spiegazioni alle altre sigle). Nelle riunioni è stata messa in rilievo la
gravità della situazione, che è data
dal dilazionamento dei tempi che si prende il Presidente della Commissione
e la
Amministrazione tra una riunione e l’altra (pochissime in verità) e per
ogni minima decisione, tra l’altro
assolutamente contestatibili nel metodo. Il tutto accade secondo un
perfetto gioco delle parti e la RdB è sicura che a fronte di questa “pantomima”
si stia seguendo un disegno ben
preciso, che va in senso opposto all’impegno preso dal Rettore in campagna
elettorale con i lavoratori, “ostaggio”
di entrambi i candidati.
§
Nuovo contratto di lavoro – Si confermano i grossi
dubbi già espressi sulle reali intenzioni del Direttore Amministrativo, che
nell’ultima contrattazione decentrata per primo ha chiesto di fissare una data
per affrontare il nuovo contratto prendendo a pretesto l’argomentazione che
sosteneva la RdB nella discussione sul Regolamento di Mobilità per confutare la proposta della CISL: ma come si può
chiedere il rinvio di un Regolamento già concordato per adeguarlo ad un
contratto che doveva ancora essere firmato, passare al vaglio del Comitato di
Settore e poi della Corte dei Conti per la verifica della compatibilità con le
leggi finanziarie e poi in contrattazione decentrata (di cui tutti noi sopportiamo
i lunghi travagli). Dopo, dopo, dopo …????
Ed allora il Direttore Amministrativo ha colto l’occasione per affermare
che anche lui era d’accordo ad affrontare da subito il confronto sul nuovo
contratto (se qualcuno l’avesse chiesto, ed infatti non era quello il senso
dell’intervento). La proposta ha creato per un attimo un po’ di sconcerto: ma
che c’azzeccava questa proposta con
le determinazioni da prendere per il Regolamento di Mobilità?? La UIL si è subito ripresa ed è entrata nel
merito della discussione sul contratto e si è lasciata andare ad
un’affermazione molto grave, perché va esattamente all’opposto di quanto
sostenuto da quella sigla nelle assemblee indette nelle varie università
italiane, ma che conferma le grosse contrarietà della RdB sul nuovo contratto:
gli stanziamenti previsti dal contratto non basteranno per i passaggi
automatici (V e VII) e quindi le Università dovranno integrare con propri fondi
parte degli automatismi e tutti i salti di categoria previsti (sulla carta) nel
nuovo contratto. A fronte di queste vaghe o illusorie possibilità, all’Aran
sono stati ceduti diritti come la possibilità di rivendicazioni delle mansioni,
il mancato riallineamento dello stipendio (tra i più bassi del pubblico
impiego), la massima accelerazione circa la precarizzazione del rapporto di
lavoro (come se nelle università non ce ne fosse abbastanza), aumenti salariali
finti perché prelevati dal salario accessorio acquisito (indennità d’Ateneo),
mortificazione della
professionalità acquisita per parte dei
V e VII livelli (perché altrimenti i fondi necessari sarebbero stati
“succhiati” solo dal passaggio di tutti i V e VII nelle categorie superiori, come verificato dall’Aran con
un sondaggio in tutti gli atenei). Non
tutti i lavoratori, tra l’altro, sanno che i maggiori oppositori a questo
contratto (sostenendo tesi simili a quelle della RdB) si trovano all’interno
della stessa CGIL. Calando la questione in un ateneo come il nostro, dove i
lavoratori stanno aspettando da cinque anni la risposta ai loro diritti, dove i
corsi concorsi si bandiscono solo per gli amministrativi e per tre posti, c’è poco da stare sereni!! Questa O.S. comunque è pronta a dare
battaglia, ma le altra sigle perché hanno timore della sua presenza in
trattativa? E’ una questione di paternità delle rivendicazioni? Ma
facciamola finita!! I lavoratori distratti non sanno o non si accorgono, ma chi
presta maggiore attenzione alle questioni sindacali sa che la RdB è sempre
stata disponibile a collaborare con tutti pur di raggiungere l’obiettivo: le
chiacchiere le fa qualcun altro. Ed
anche per il Referendum sul contratto, perché le RSU (che la RdB considerava uno strumento possibile per coagulare le
varie esperienze sindacali rispetto ai
problemi dei lavoratori) non hanno preso in esame la proposta più volte
avanzata da questa O.S. affinché loro
organizzassero nell’Ateneo l’informazione e la consultazione dei lavoratori sul
contratto con un democratico e dialettico dibattito?
I lavoratori disillusi potranno pensare che queste sono vuote polemiche o che più banalmente si stia “litigando” tra sindacati, ma la RdB ritiene di dover continuare a denunciare politicamente le responsabilità di chi nelle stanze chiuse della concertazione (che fatta con un certo stile ha pure una sua dignità) spesso perde di vista le reali esigenze dei lavoratori o le utilizza per altre finalità
.
Roma, 10
luglio 2000
p/Il Coordinamento RdB Università “Tor Vergata”
(Anna Maria Surdo)