RdB/CUB
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Dopo mesi d’incontri “tecnici”, anche RSU e confederali
d’ateneo si stanno “accorgendo” che i fondi contrattuali per l’ordinamento
professionale basteranno per pochi eletti e che l’applicazione del Contratto
Nazionale comporterà ulteriori divisioni tra lavoratori e la disgregazione
della categoria.
La RdB lo ha denunciato da sempre, rivendicando da
subito di “fare come Roma Sapienza e Messina” e articolando una vera e
propria “piattaforma nazionale RdB per i contratti d’ateneo” come unico
modo di contrastare i tentativi baronali di divisione dei lavoratori e di
frammentazione della categoria. Su quei contenuti alla fine si stanno
ritrovando non solo gli altri sindacati di base della categoria ma anche
numerose RSU in cerca di nuova credibilità tra i lavoratori (la maggioranza
degli atenei) mentre i vertici nazionali confederali tacciono e si guardano
bene dall’assumere ogni iniziativa per estendere i contratti di Roma Sapienza e
Messina ... che pure avevano firmato i loro sindacalisti locali !
A quest’ampio schieramento che, coerentemente con la
bocciatura del contratto e con le aspettative dei lavoratori, tenta di
ricostruire l’unità dei lavoratori negli atenei e nella categoria dopo l’esito
disastroso delle contrattazioni nazionali, i Rettori hanno risposto irrigidendo
le proprie posizioni sui contratti d’ateneo in singolare coincidenza con
l’avvio ufficiale, ma semiclandestino, dei processi di smembramento
dell’Università pubblica.
Infatti, ai
tavoli dell’Aran i Rettori hanno fatto sapere che vogliono rimettere in
discussione gli obblighi contrattuali (minimi !) ad investire sui propri
bilanci per il contratto, mentre in Parlamento una cordata di parlamentari di
tutti i colori politici tenta di far passare un emendamento all’art. 39 della
Legge Finanziaria 2001 che con una variazione di statuto permetterebbe agli
atenei pubblici di dar vita, assieme ad enti locali e imprese private, a
società di diritto privato (Fondazioni) in cui verrebbero trasferite e
privatizzate risorse economiche, attività e personale.
Questa è l’ennesima dimostrazione che il problema
degli investimenti sul riconoscimento e riqualificazione del personale non è un
problema di fondi ma un problema di "volontà
politiche": infatti negli atenei cresce il ricorso al lavoro precario e al lavoro esterno
per le attività qualificanti, mentre si oppone una resistenza alle
rivendicazioni dei lavoratori e si abbandona alla dequalificazione le attività
e il personale interno.
Quanto sta avvenendo reclama una risposta unitaria
di quanti hanno detto No alla firma del Contratto Nazionale, a partire dal
sindacalismo di base, che la RdB incoraggia e sollecita a fare ulteriori passi
verso la costruzione di un riferimento sindacale, ampio e determinato,
alternativo a Cgil-Cisl-Uil per la tutela dei diritti dei lavoratori, la loro
unità e la lotta alla disgregazione della categoria.
- il riallineamento stipendiale della categoria agli altri contratti pubblici e ai livelli europei: 500.000 £ in paga base per tutti
- la copertura delle carenze d’organico e l’adeguamento degli organici, l’assunzione in pianta stabile dei lavoratori precari
- investimenti sul riconoscimento e l’adeguamento delle professionalità del personale alle esigenze delle trasformazioni in atto nelle attività delle Università
Roma, 1 dicembre 2000 Coordinamento Nazionale RdB-Università