RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE

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RdB-CUB PUBBLICO IMPIEGO

Settore Università

 

I conti in tasca 3.

Analisi minima di alcuni passaggi del Protocollo d’Intesa del 28 maggio.

 

La “trattativa” per raggiungere l'intesa per il rinnovo dei contratti pubblici 2004-2005 si è conclusa con una plateale litigata tra i segretari della CGIL e quello della CISL. Motivo del contendere è stato il “veto” opposto dalla CGIL a ricomprendere nell’intesa l’impegno di Governo e sindacati a rivedere gli accordi del luglio 1993 sul costo del lavoro. Ma questo escamotage procedurale non ha affatto risolto il problema e a poco è servito vantare l’assenza di ogni impegno confederale in quella direzione se poi il sottosegretario Letta, appena due giorni dopo, ha pubblicamente richiamato i sindacati confederali a sedersi al tavolo di trattativa per riconfezionare un nuovo patto sul costo del lavoro, mentre Confindustria annunciava una sua proposta che prevede ancora più flessibilità (leggi: precarietà), un regime di bassi salari, un ulteriore defiscalizzazione di “oneri d’impresa” e, contestuale, un ulteriore aumento della fiscalità indiretta su beni di consumo e servizi....

 

E’ vero dunque che l’intesa tace su questo aspetto, ma i fatti smentiscono chi, come la CGIL, crede di cavarsela con la ormai obsoleta formuletta “altri sono i problemi del paese”, mentre la CISL tuona che vuole fatti concreti prima di sedersi a qualsiasi tavolo e la UIL, candida, si consola dicendo che comunque “i nuovi patti” entreranno in vigore nella prossima tornata contrattuale (ndr.: cioè per il contratto 2006-2009?). Come si dice… chi si contenta gode, ma intanto, in un clima di confusione e deresponsabilizzazione verso i lavoratori, il Governo sta mettendo in campo una ipotesi di revisione – da destra - degli accordi del 1993, che prevede:

 

a) “Il progressivo superamento dell'inflazione programmata con altri criteri che tengano anche conto degli andamenti e delle compatibilità stabilite in ambito europeo. Tradotto in italiano significa che i lavoratori pubblici (e di riflesso quelli privati) dovranno assoggettarsi a vedersi ridurre gli “aumenti” finora calcolati in base all'inflazione “programmata” decisa dal Governo anche in base ai pronunciamenti europei sulla finanza pubblica italiana che, tra debito e deficit, rimarrà sotto la sorveglianza speciale della Commissione Europea per molti anni a venire. In altre parole, i guasti della politica economica italiana li pagheranno sempre di più i lavoratori, quelli pubblici per primi e a ruota quelli privati.

 

b) “L'allungamento della vigenza contrattuale, in maniera tale da uniformare il periodo normativo con quello economico”. In altre parole, l’abolizione degli aumenti biennali. Questo non solo “raffredderebbe” gli “aumenti” dati ai lavoratori pubblici, ma sotterrerebbe il Contratto Nazionale che non potrebbe più garantire l’adeguamento stipendiale e lo sposterebbe sui contratti regionali e/o aziendali. A che serve un contratto nazionale che interviene ad adeguare gli stipendi con cadenza quadriennale? Il significato di questa ipotesi è ancora più chiaro quando il Governo ipotizza:

 

c)“La finalizzazione del secondo livello contrattuale (regionale e/o aziendale) a obiettivi di produttività. In altre parole i lavoratori avrebbero aumenti solo laddove le aziende pubbliche avessero bilanci in attivo o, ancor meglio, riescano a produrre utili. Il che comporterebbe la diversificazione degli stipendi azienda per azienda e territorio per territorio, insomma le nuove “gabbie salariali”! In una situazione in cui i finanziamenti pubblici alle aziende pubbliche continuano a diminuire è difficile immaginare le stesse aziende pubbliche con bilanci in attivo e tanto più per “utili da impresa”. E’ molto più facile prevedere che in realtà gli stipendi dei dipendenti pubblici resterebbero nella quasi totalità congelati per anni. Basta fare una breve ricognizione dell’andamento dei salari accessori della aziende pubbliche dal 1999 ad oggi per rendersi conto che sono congelati ai livelli del 1999, quando non sono addirittura diminuiti....!

Per comparti come Sanità, Enti Locali e Università, finanziati a budget dalla Stato, questo significherebbe semplicemente che dopo lo smantellamento delle tutele economiche del Contratto Nazionale, questa ipotesi porterebbe direttamente al congelamento delle tutele economiche della stessa contrattazione aziendale! Infatti il Governo si propone “in tema di controllo delle dinamiche e dei relativi costi della contrattazione integrativa.....uno specifico atto di indirizzo quadro colto a contenere gli effetti espansivi delle contrattazioni integrative sulle retribuzioni di fatto”: più chiaro di così! Con tanti saluti alle illusioni che la CISL va seminando a piene mani con la sua retorica della “valorizzazione della contrattazione di secondo livello”!

 

La certezza dei tempi dei procedimenti negoziali, al fine di tutelare maggiormente le aspettative dei dipendenti alla scadenza del contratto collettivo di lavoro........ Detto da un Governo che non ha saputo né voluto rispettare le scadenze dei contratti nazionali di lavoro suona come una presa in giro inaccettabile. Per la cronaca, ricordiamo che per aprire le trattative 2002-2005, essendo scaduto al 31 dicembre 2001 il precedente contratto, si è dovuto aspettare un accordo politico generale del febbraio 2002 che ancora oggi non è stato rispettato (le trattative per il rinnovo del contratto 2002-2005 della Ricerca non sono ancora iniziate, quello dell'Università si è chiuso il 27 gennaio 2005!). Per aprire le trattative per il biennio economico 2004-2005 si è dovuto aspettare un accordo politico generale che è arrivato solo il 27 maggio 2005…

 ..... e di garantire, al contempo, maggiore prevedibilità nei flussi finanziari a carico dei bilanci pubblici, con le opportune clausole di garanzia.  Il problema è dunque qui: come continuare a tagliare i finanziamenti pubblici alle aziende pubbliche senza incorrere anche nelle contestazioni di sindaci, “governatori”, rettori, ecc. ecc., che gli contestano i tagli dei finanziamenti pubblici e che devono provvedere sempre più “in proprio”a onorare i contratti di lavoro nazionali che il Governo non riesce ancora ad abolire…!

- Le parti in neretto corsivo sopra riportate sono, testuali, dal documento di discussione presentato dal Governo alle parti sindacali, poi tradottosi nel Protocollo d’Intesa siglato da tutte le sigle, eccetto RDB/CUB. -

 

Queste sono le premesse che, assieme alla pretesa confindustriale di più precarietà e regime di bassi salari, dovrebbero presiedere alla revisione dell’accordo sul costo del lavoro del 1993. Le “centrali sindacali concertative” non hanno ipotesi alternative, nemmeno quella più banale e ovvia della necessità e dell’urgenza di redistribuire la ricchezza di cui si sono appropriati “imprenditori”, evasori, speculatori ecc. ecc. in questi 15 anni di privatizzazione. L’unica misura che sia capace di rilanciare i consumi e, dunque, stimolare e sostenere lo sviluppo industriale in questo paese, sembra loro fin troppo “rivoluzionaria” (sic!).

La triplice CGIL/CISL/UIL sembra più interessata a litigare sul come riposizionarsi di fronte a una vittoria dell’opposizione di centro-sinistra nelle elezioni politiche della prossima primavera (sempre che le pulsioni suicide che attraversano le anime moderate del centro-sinistra non riescano a regalare ancora una volta la vittoria a Berlusconi…)!    Come fedeli segugi, fanno a gara per accaparrarsi, fin da ora, il titolo di “miglior amico” del prossimo Governo.

 

L’interesse di RdB/CUB è unicamente rivolto a riconquistare e rilanciare un percorso di rivendicazioni dei lavoratori, con i lavoratori, per i lavoratori.

Il REFERENDUM che abbiamo promosso sui contenuti del Protocollo d’Intesa del 28 maggio, a cui invitiamo ad esprimere un forte NO in tutte le sedi di lavoro, è la prima tappa di una mobilitazione che dovrà culminare con lo SCIOPERO GENERALE di TUTTI I LAVORATORI, in ottobre, quando la discussione sulla Finanziaria porterà al pettine tutti i nodi contenuti in quell’accordo.

Un accordo che si può e si deve stracciare!

 

Roma,  30.06.05                                                                                                   RdB/CUB Università