Piattaforma Contrattuale Collettivo Nazionale Lavoro 2006-2009
IL
POTENZIAMENTO DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA
VA
ACCOMPAGNATO DA UN CONTRATTO NAZIONALE
NUOVO
A
TUTELA DEL SALARIO E DELLA PROFESSIONALITA’ DEI
LAVORATORI
La stagione
contrattuale che si apre non può che partire da un giudizio pesantemente
negativo della contrattazione nazionale di questi anni, ridotta a fare da ruota
di scorta ai processi di aziendalizzazione degli atenei (le cosiddette
“riforme“ autonomistiche) che hanno scaricato i tagli governativi ai
finanziamenti pubblici sul solo personale tecnico-amministrativo, riducendone
la spesa sia in termini di organici che di salario integrativo e favorendo i
processi di precarizzazione del lavoro e di esternalizzazioni dei servizi col
risultato di aver prodotto in questi anni:
-
salari nazionali sempre più magri e inadeguati
rispetto alla crescita del costo della vita
-
aumento a dismisura della
precarietà
-
dequalificazione crescente del
personale con esternalizzazioni, incarichi e consulenze agli
esterni
-
una formazione usata per
discriminare i lavoratori e non per migliorarne le competenze
-
una contrattazione integrativa
che non integra e nemmeno consolida nulla, che discrimina
invece di premiare, per di
più azzerata da provvedimenti legislativi che congelano al 2004 i
fondi per il salario
accessorio
-
una valutazione individuale
(pagelline) strumento per negare diritti invece che per
riconoscere meriti
-
riduzione dei già magri poteri e
rappresentatività degli organismi sindacali eletti dai lavoratori
(RSU)
Questa
situazione avrebbe dovuto rappresentare per tutti uno stimolo a rivedere in
profondità l'impianto contrattuale concertativo a partire dalle due questioni
cruciali dell'emergenza salariale e di quella della precarietà, fino
all'evidente negazione di una vera contrattazione integrativa negli atenei; a
fare finalmente un bilancio sulle “riforme” privatizzatrici e autonomistiche di
questi anni del sistema universitario e semmai a riproporsi in positivo
l'urgenza e la necessità di rivalutare ruolo e impegno dei lavoratori pubblici
del comparto. Invece OO.SS. e Conferenza dei Rettori, forti di una malevola
campagna mediatica contro i cosiddetti fannulloni, hanno assecondato una
politica basata sulla riduzione del costo del lavoro, su un sistema di
valutazione punitivo per i lavoratori svuotando con i ritardi dei rinnovi
contrattuali il valore e, sulla base di una singolare interpretazione
aziendalistica delle prerogative delle autonomie universitarie, riducendo la
contrattazione integrativa ad un puro atto notarile.
Questo è il
senso di marcia del Memorandum per il Lavoro Pubblico e dei vari Accordi per il
rinnovo dei Contratti pubblici (ultimo quello del 29 maggio 2007) che riduce
anche i miserandi “aumenti” previsti dagli Accordi del luglio 1993 –
cancellando quanto dovuto per il 2006 e rinviando di fatto al 2008 la chiusura
di un rinnovo contrattuale che doveva garantire la copertura economica dal 1°
gennaio 2006 e – da ultimo - la triennalizzazione
dei rinnovi contrattuali) e poi il Memorandum Scuola, Università e Ricerca che fa dei lavoratori universitari dei
sorvegliati speciali, senza affrontare il problema drammatico delle migliaia di
precari universitari !
Tutto in un
clima che vede da una parte gli intellettuali di questo Paese accanirsi vergognosamente contro i lavoratori pubblici
indicati come responsabili dei malfunzionamenti degli Enti Pubblici, mentre si
negano a un qualsiasi bilancio di vent’anni di “riforme” privatizzatrici e
aziendalistiche delle amministrazioni pubbliche. Tacciono, inoltre, sulle
gravissime inadempienze della controparte pubblica, in aperta violazione dei
patti sottoscritti con i sindacati maggiori del paese, verso i lavoratori.
Il nostro giudizio come quello di gran parte dei lavoratori pubblici
italiani, costretti a salari sempre più miseri, non viene modificato dal fatto
che dietro questi comportamenti del governo siano intervenuti accordi con i
sindacati Cgil.-Cisl-Uil: questi accordi dimostrano semmai che quei sindacati
perseguono obiettivi diversi e in contrasto col dovere di tutelare i diritti
dei lavoratori.
RdB nel farsi
portavoce delle reali necessità dei lavoratori rivendica e opera per
ottenere un Contratto Nazionale che garantisca dignità, ruolo e diritti a tutti i
lavoratori tecnico-amministrativi dell’Università e al contempo garantisca l’efficienza,
la funzionalità e la centralità dell’Università nel sistema della formazione
universitaria e della ricerca del Paese.
In termini più
immediati rivendichiamo alla contrattazione un primo concreto avvio di un’opera
di riequilibrio della spesa a favore del tecnico-amministrativo.
IL SALARIO
NAZIONALE DEVE TUTELARE IL POTERE D'ACQUISTO
Il 4,5% come incremento salariale per il periodo 2006-
VALORIZZARE L’AUTONOMIA UNIVERSITARIA ATTRAVERSO LA
GESTIONE CON FONDI PROPRI DELLE NECESSITA’ FUNZIONALI RICHIESTE AI LAVORATORI
CHE NECESSITANO L’ATTRIBUZIONE DI RESPONSABILITA’, FUNZIONE O INCARICO
Fino ad oggi lo storno di quote dei fondi contrattuali nazionali ha
costituito per gran parte del personale tecnico-amministrativo degli atenei il
salario accessorio e da questo fondo provengono gran parte di quelle indennità
che dovrebbero riconoscere economicamente l’impegno dei lavoratori nello
sviluppo dei servizi, delle attività e delle entrate proprie degli atenei. Ciò
ha comportato una progressiva riduzione delle quote storicamente accreditate
come salario di miglioramento servizi e produttività e l’impossibilità di
andarle a consolidare. Questa situazione va superata attraverso il recupero nel
contratto nazionale del salario accessorio precedentemente stornato (ridefinizione delle retribuzioni tabellari), disponendo che siano le autonomie a contribuire alle scelte
locali in fatto di organizzazione del lavoro, individuazione di posizioni e
responsabilità.
Perciò vanno messi interamente a carico dei bilanci d'ateneo indennità di
posizione, funzione e responsabilità in quanto strumenti delle prerogative di
organizzazione delle dirigenze delle autonomie. I fondi vanno trovati nella
riduzione delle spese per consulenze, incarichi a esterni, dei contratti
“atipici”, ecc.
Inoltre va costruito uno strumento d’ateneo
finalizzato al riconoscimento, con criteri obiettivi, a
tutti i lavoratori dei fondi provenienti
dalle attività economiche e profittevoli degli atenei, alimentato con un
prelievo non inferiore al 20% sull' entrate connesse a questa attività, anche
quando svolte in convenzione, consorzio, ecc.
con enti pubblici e privati.
CONSOLIDARE, INCREMENTARE E RENDERE PENSIONABILE IL
SALARIO ACCESSORIO D'ATENEO.
Il salario
accessorio deriva dallo storno di parte dei fondi contrattuali nazionali,
perciò non può essere rimesso in discussione
per le sole categorie B, C e D: va invece consolidato come retribuzione
di professionalità, come un minimo di 200 euro mensili, e reso interamente
liquidabile e pensionabile esattamente come il salario accessorio della
categoria EP. Il salario accessorio è alimentato oltre che dai fondi provenienti
dalla contrattazione nazionale anche dagli investimenti d’ateneo in relazione
all’attivazione di nuovi servizi o la riorganizzazione di quelli esistenti.
PER LE CATEGORIE B, C E D, GARANTIRE LE
PROGRESSIONI ECONOMICHE
Le progressioni economiche
nelle categorie B, C e D devono essere garantite ogni tre anni di lavoro svolto
senza demerito operando l’abolizione di costosi processi di formazione
finalizzata e selezione arbitraria.
Si rivendica un incremento
non inferiore all'inflazione e la pensionabilità dell'intera indennità per i
lavoratori di tutte le categorie.
ORDINAMENTO PROFESSIONALE: RIDEFINIRE E
RICOMPORRE LE MANSIONI IN PRECISI PROFILI PROFESSIONALI, SUPERARE IL RICORSO AL CONCORSO RISERVATO PER
GARANTIRE TRASPARENZA
L’attuale
ordinamento, in difformità con tutti gli altri ordinamenti del pubblico impiego
e del dettato costituzionale, prevede criteri di collocazione nella categoria
circoscritti a due parametri “autonomia”
e “responsabilità”, ma non dalle
mansioni ricomposte in precisi profili professionali. Con questa formulazione
viene di fatto “legalizzato” il sottoinquadramento e lo sfruttamento dei
lavoratori ed impedito ogni riconoscimento economico per l'affidamento di
mansioni superiori temporanee.
A questo scopo
si chiede un tavolo per la revisione dell'ordinamento professionale e il
superamento delle procedure del concorso riservato per i passaggi di categoria.
RIQUALIFICARE LE MANSIONI DELLA CATEGORIA B
Le aree professionali della categoria B vanno ricollocate nella categoria
C e la categoria B posta ad esaurimento. In prima applicazione l'inquadramento
dei lavoratori oggi collocati nella categoria B con 5 anni di servizio vanno
ricollocati in categoria C, posizione economica C1, fatte salve le differenze
salariali che vanno mantenute con assegno ad personam.
ABOLIRE LE
VALUTAZIONI INDIVIDUALI (PAGELLINE)
Legare l'incentivazione economica
alla valutazione individuale più che premiare il merito individuale crea un
terreno favorevole allo sviluppo di fenomeni di clientelismo che vanifica ogni possibilità di valutazione
pertanto si rivendica l'abolizione di ogni valutazione individuale legata
all'incentivazione economica.
PROGRESSIONI ECONOMICHE: PER TUTTI
L'ordinamento professionale attuale richiede ai lavoratori di ogni
categoria lo svolgimento di mansioni indipendentemente dalla posizione
economica in cui il lavoratore è collocato. Inoltre la selezione dei lavoratori
per il passaggio alla posizione economica superiore della categoria non viene legata
al merito ma ai fondi. In questa situazione non trova giustificazione alcuna la
selezione in quanto dovrebbe prevedere un cambiamento di mansioni (e profilo
professionale) e in quanto essa non si basa nemmeno sulla “valutazione” del
lavoro svolto, ma solo sui limiti dei fondi a disposizione.
CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA D'ATENEO
Va sancito
che la contrattazione integrativa d'ateneo va intesa come strumento per il
miglioramento dei trattamenti economici e per l’applicazione delle normative
previste dai contratti nazionali, per valorizzare il ruolo e ruolo e l'impegno del personale
tecnico-amministrativo. Uno strumento alto delle stesse
autonomie universitarie.
Le materie di contrattazione devono investire tutti gli aspetti del
rapporto di lavoro, partendo dal presupposto che le norme contrattuali
nazionali costituiscono il limite minimo sotto il quale scatta la violazione
contrattuale e al di sopra del quale si svolge la contrattazione integrativa.
Salario accessorio, progressioni, indennità e incentivi d’ateneo,
investimenti sul personale tecnico-amministrativo, orario di lavoro, permessi,
mobilità all'interno dell'ateneo, ricadute dell'organizzazione del lavoro sui
lavoratori nel caso di riorganizzazioni, attivazione nuove strutture e servizi,
costituzione di aziende “miste”, costituzione di consorzi, e anche attivazioni
di convenzioni che comportino impiego di personale anche in forma indiretta,
numero e categorie delle dotazioni organiche d'ateneo, assunzioni a tempo
indeterminato, a tempo determinato e con contratti “atipici”, stabilizzazioni,
numero e procedure per le progressioni di carriera, servizi sociali, sono materie della contrattazione
integrativa.
Atti unilaterali dell'Amministrazione (regolamenti) che intervengano sui
rapporti di lavoro non hanno validità.
PRECARIATO
Va ricondotta la normativa contrattuale all'uso dei contratti a tempo
determinato per la sostituzione di personale assente, in maternità o per
esigenze stagionali.
La direttiva Nicolais va applicata interamente in tutti gli atenei: 1)
nelle parti dove si prevede la stabilizzazione dei lavoratori che hanno
maturato o stanno maturando i requisiti, la proroga dei contratti a tempo
determinato per coloro che hanno maturato o stanno maturando i requisiti di
anzianità; 2) nelle parti dove prevede la trasformazione dei contratti
“atipici” in contratti a tempo determinato e va aperta anche ai lavoratori con
contratti “atipici”.
A tali scopi si rende necessario mettere a disposizione dei singoli
Atenei fondi specifici.
Va infine stabilito che Studenti, Assegnisti di Ricerca e/o Borsisti non
possono svolgere le attività di competenza del personale
Tecnico/Amministrativo, anche temporaneamente assente.
ORGANICI TECNICO-AMMINISTATIVI: RIEQULIBRARE LA SPESA PER IL PERSONALE,
INVESTIRE PER LO SVILUPPO E IL
MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI
Nella crescita del numero di atenei e al loro interno, la crescita di
sempre più nuovi servizi, la macroscopica differenza tra l’aumento di docenza
in pochi anni e il calo delle risorse tecnico-amministrative, ha impoverito gli
organici dei servizi fino a comprometterne il miglioramento, quando non il
funzionamento. Il “giustificato”, formalmente, ricorso al lavoro precario o
alle esternalizzazioni di attività o la richiesta di servizi a cooperative ecc.
va superato con una iniziativa di riequilibrio della spesa degli atenei a
favore degli organici del personale tecnico-amministrativo per condurre a
termine la stabilizzazione dei lavoratori precari, per reinternalizzare i
lavoratori dei servizi che hanno carattere essenziale e continuativo per le
attività dell’ateneo e per fare le nuove assunzioni necessarie.
PERSONALE
OPERANTE NELLE STRUTTURE SANITARIE: BASTA CON LO SCARICABARILE
Il fallimento
di ogni tentativo di mettere ordine nei rapporti tra Università e Sanità sono
ricaduti per troppo tempo sulle spalle dei soli lavoratori
tecnico-amministrativi che operano nelle strutture sanitarie. Negli ultimi
tempi Regioni e Atenei sono arrivati a dar vita ad Aziende Ospedaliere senza
tenere in nessun conto i lavoratori e il dovuto confronto sindacale.
Ai lavoratori universitari
(compresi gli EP) operanti nelle strutture sanitarie pubbliche in convenzione o
in Aziende Ospedaliere Universitarie va garantito da parte dell'ateneo
l'applicazione delle norme contrattuali di maggior favore tra il CCNL Sanità e
quello Università, il pagamento delle differenze stipendiali dovute,
l’applicazione certa delle norme di sicurezza.
Nei processi di
riorganizzazione e/o trasformazione delle strutture sanitarie in cui operano i
lavoratori universitari deve essere garantito il confronto con le OO.SS. e
vanno riconosciute ai lavoratori professionalità e diritti acquisiti.
FORMAZIONE: UNO
STRUMENTO PER CRESCERE, NON PER DISCRIMINARE
Va riformulato l’art. 45 del CCNL 1998-2001 prevedendo a totale carico
dell’Amministrazione e in orario di lavoro, l’obbligo alla formazione
permanente (aggiornamento) di tutti i lavoratori. Vanno definiti
obbligatoriamente percorsi formativi facoltativi per i lavoratori che intendano
avvalersi della professionalità acquisita (anzianità di servizio) per
partecipare a concorsi pubblici per la categoria superiore. Chiediamo anche che
venga posto l’obbligo alle Amministrazioni di rendere trasparenti le spese per
la formazione, garantendo ai sindacati e ai singoli RSU l’informazione sulla
spesa per formazione e formatori.
MOBILITA’
DEL PERSONALE NEGLI ATENEI
La
contrattazione integrativa stabilirà modalità, tempi e criteri per la mobilità
all’interno degli atenei sulla base del riconoscimento contrattuale nazionale
del diritto del lavoratore a spostarsi nei posti di lavoro a parità di
categoria e area professionale a domanda o per scambio.
NO
ALLO SCIPPO DEL TFR/TFS – NO ALL’AVVIO DEI FONDI COMPLEMENTARI PER
L’UNIVERSITA’
Gli accordi
conclusi per Sanità ed Enti Locali, oltre che di altri Enti minori, sembrano aver fatto dimenticare alle parti
che il fallimento della campagna per le pensioni integrative nel settore
privato dimostrano che quelle organizzazioni sindacali che si fanno promotori
della costituzione di fondi pensioni complementari non rappresentano i
lavoratori, ma altri interessi e logiche che non la tutela dei lavoratori e il
potenziamento della previdenza pubblica. In altri passaggi abbiamo segnalato
carenze e discriminazioni sia pur minime che sono stati frapposti anche per via
contrattuale al potenziamento della previdenza pubblica, qui ribadiamo il
rifiuto di ogni ipotesi di discussione in merito all’avvio di fondi
complementari per i lavoratori universitari.
SERVIZI
SOCIALI: UN SOSTEGNO DELLE AUTONOMIE AL SALARIO DEI LAVORATORI
Vanno previste
convenzioni al fine di garantire in forma diretta o indiretta “benefits” a
sostegno dei lavoratori in tema di asili, scolarizzazione, trasporti,
assistenza sanitaria oltre che alla costituzione di fondi di solidarietà e a
finanziamenti agevolati per l'acquisto della prima casa.
Gli atenei
devono garantire a tutti i lavoratori un servizio mensa o un servizio
sostitutivo con ticket mensa senza
contributi a carico del dipendente, del valore minimo nazionale del ticket di €
10,00 euro che va rideterminato annualmente in base all’incremento dei prezzi
medi di mercato.
Tutti i
provvedimenti adottati dovranno essere applicabili anche ai lavoratori a tempo
determinato e ai Lavoratori Atipici ove presenti.
SICUREZZA E NON BUROCRAZIA
Va reimpostato un piano nazionale per la sicurezza negli atenei che
rimuova gli ostacoli (dalle scarse agibilità a quelli burocratici) che
impediscono l’attività dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza e va
garantito con il Contratto Nazionale la formazione dei lavoratori.
Vanno definite a livello
nazionale modalità e tempi per le elezioni degli RLS.
DEMOCRAZIA SINDACALE: DIRITTI
VERI
Al singolo RSU
deve essere garantito il diritto di indire l’assemblea e nell’ambito delle
relazioni sindacali deve essere sempre prevista la partecipazione delle RSU.
Ai sindacati
rappresentativi e ai singoli RSU va garantito l’accesso alla mailing lista dei dipendenti e l’informazione
sugli atti, gli allegati e verbali di CDA, Senato, Fondazioni, Consulta,
revisioni dei conti, etc. Va garantito
ai lavoratori l’assemblea retribuita per 20 ore annue, l’elettorato attivo e
passivo per tutto il personale negli organismi collegiali e per tutti i
lavoratori precari nelle elezioni RSU.
Roma, 31 ottobre 2007 RdB-CUB
P.I. Settore Università