Come da copione la lobby baronale è riuscita a vincere la sua partita: le Fondazioni si faranno, lo stabilisce la Legge Finanziaria 2001 (art. 59 comma 3).

 

Dunque risorse, beni, conoscenze e professionalità (lavoratori) verranno sottratte alle Università pubbliche per regalarle alla "competitività" (cioè ai profitti) dell'Impresa privata (una volta si chiamavano padroni). Si realizza così il sogno del barone-manager, finora "costretto" a occuparsi della didattica (poco), della ricerca (se a pagamento), pagare pegno (le briciole del conto terzi) per usare le strutture pubbliche e persino dei "non docenti" all'interno del proprio ateneo per gestire i propri rapporti con l'impresa, ora finalmente potrà occuparsi (a pagamento e) legittimamente di travasare fondi, conoscenze, professionalità pubbliche nel tessuto produttivo (leggi impresa privata) per creare e sostenere l'impresa privata (cioè i profitti). "Finalmente" uno stato giuridico "creativo" per tanti luminari costretti a vivere e lavorare come impiegati pubblici !

"Finalmente" l'intreccio tra scienze e affari è legittimo anche in Italia !

 

In questa situazione però non dobbiamo limitarci a constatare e a contestare genericamente il progressivo smantellamento dell'Università pubblica, dobbiamo anche badare a tutelare noi stessi.

 

Da quello che si è capito dai nebulosi (per i lavoratori) progetti del Politecnico e dai reticenti progetti della Fondazione di Roma “Tor Vergata”, una parte del personale dovrebbe uscire dal contratto pubblico dell'Università (quindi non sarà più dipendente pubblico) per approdare a un contratto di lavoro che non si sa, così come non si conoscono con quali garanzie rispetto ai diritti maturati e alla sicurezza del posto di lavoro.

I lavoratori transitati dagli Enti Locali alla Scuola hanno perso molto dei loro diritti pur rimanendo nel pubblico impiego, figuriamoci cosa potrebbe succedere a chi diventa "lavoratore universitario privato" . Come sapete le Università private esistenti hanno un loro contratto (migliore del nostro almeno dal punto di vista salariale: in media 500.000 £ al mese in più) ma non hanno un contratto nazionale a cui aggrapparsi per chiederne l'estensione di lavoratori delle Fondazioni.. In esperimenti di fuoriuscita dal P.I. (Milano, Bologna, ecc.),  vengono proposti contratti peggiori del nostro (ad esempio quelli del commercio)  la sicurezza del posto di lavoro è immediatamente in discussione, i diritti maturati vengono ignorati in barba alle norme del Codice Civile. Questo denunciano quelli della RdB che stanno affrontando i processi di privatizzazione ed esternalizzazione di interi settori degli Enti Locali.

 

Se qualcuno pensa di potersi limitare alla denuncia "politica" dei guasti delle privatizzazioni sappia che sbaglia, è necessario attrezzarsi e attrezzare in fretta i lavoratori per tutelare i propri diritti e il proprio posto di lavoro.

 

I lavoratori sappiano che non ci si potrà tutelare contando con la propria "anzianità",  "professionalità", ecc. ecc. L'unica vera tutela possibile è quella sindacale: le rappresentanze sindacali debbono mettersi in grado di affrontare questi problemi, i lavoratori debbono unirsi e riorganizzarsi sindacalmente.

 

Il sostanziale blocco delle contrattazioni d'ateneo non dimostra solo che i fondi contrattuali previsti non sono sufficienti (quello ormai lo sapevano anche i sassi) ma soprattutto che in troppe situazioni  - per applicare il Contratto Nazionale - si è ingoiata la logica baronale della guerra per le qualifiche e della concorrenza professionale. Come potranno unirsi lavoratori messi l'uno contro l'altro per accaparrarsi qualche briciola della miseria contrattuale ?

 

E' più che mai necessario che gli eletti nelle RSU ripensino il proprio ruolo rispetto all'autonomia baronale e rispetto ai vertici dei sindacati confederali (che tacciono sulla vicenda delle Fondazioni come hanno taciuto sulla necessità di superare in tutti gli atenei le restrizioni economiche del Contratto Nazionale - ad es. generalizzando le preintese di Roma -  e sostenere una iniziativa sindacale d'ateneo coordinata a livello nazionale tesa a costruire consapevolezza e unità dei lavoratori e della categoria di fronte ai processi in corso).

 

E' più che mai necessario che i lavoratori pretendano spiegazioni, chiarimenti ed elementi per capire cosa sta succedendo.

 

Cordiali saluti

Orazio Maccarone

 

Milano, 10 gennaio 2001