Non so se quello che sta succedendo nel nostro paese, e quindi nelle nostre università,  dall'avvento della II Repubblica sia dovuto essenzialmente ad una sorta di sopraffazione della categoria degli anti-democratici rispetto a quella  dei democratici.

Di certo mi sono resa conto, e mi pare di stare in buona compagnia dai messaggi inviati ad Uniper sull'argomento, che - ahimè! - è stata proprio la <<sinistra al governo>>  a dare il via alla ***CONTRORIFORMA*** in atto  ed un'altra cosa sto intuendo: se la << destra all'opposizione>> vincerà le elezioni, non farà altro che portare a compimento l'opera cosė magistralmente iniziata dagli altri.

 

A questo punto PER ME perde il valore di assioma la distinzione tra democratico ed antidemocratico: cioè fino a ieri sapevo con esattezza dov'era di casa il democratico o dove alloggiava esattamente l'antidemocratico, ma oggi? Forse per capire qualcosa dovrei  venire a capo del  bandolo della matassa. E tra una riflessione ed un'altra, mi pare che la  vicenda delle <<fondazioni>>, portata a compimento con la Finanziaria 2001  e  che mi coinvolge direttamente come  lavoratrice dell'Università, mi abbia fornito elementi di certezza:  "Tor Vergata zona commerciale, anche l'Ateneo nella Catena?"

Cioè questa storia delle Fondazioni, che ormai come è in voga, sa  di cultura filo-americana, non risponde altro che a quel sommo principio che ormai scandisce il movimento della società globalizzata: il mercato e la "messa a profitto" da parte degli operatori del mercato.

Per cui gli ordinamenti didattici delle Università sono  vincolati dalle "richieste del  mercato", la ricerca idem, l'assistenza socio-sanitaria secondo il progetto di sperimentazione gestionale della "Policlinico Tor Vergata SpA"  (testualmente dal documento illustrativo) <<prevede una netta distinzione fra soggetti privati interessati agli aspetti for profit del servizio e soggetti privati  interessati, invece, al versante no profit dell'attività socio-sanitaria>>, cioè in poche parole Sanità di serie  A e di serie B e perchè non dubitare in prospettiva solo di serie A se gli azionisti della Policlinico SpA volessero pareggiare conti in deficit,  o aumentare il profitto?

 Io con il mio stipendio di tecnico amministrativo, in eterna attesa del riallineamento stipendiale, già da subito mi vedo destinataria dell'assistenza di serie B.

 Non voglio cadere nell'errore di generalizzare tutto, è corretta la precisazione di Antonello,  ma sta di fatto che gli orchestratori che hanno il potere in mano appartengono a questa nuova categoria  e certo non rivendicano l'eventuale appartenenza ai democratici o antidemocratici  e possono stare bene sia tra le fila della sinistra che

della destra, poichè ribadisco il loro riferimento non è nè la politica e né altri valori sociali.

E quindi non è una questione di docenti e non docenti, ma essendo i docenti  "più forti" (come sottolineato in Uniper)  trovano sempre il modo di sfuggire alle regole che ci impongono.

 Ecco là che nelle Fondazioni  loro non perderanno il loro "status" di docenti, che (attenzione) non rientra neanche nella categoria dei dirigenti, essendo anche questa contrattualizzata, ma va ancora oltre. Il "non" docente essendo negazione, appunto "non" viene citato tra le eccezioni e quindi va da sè che rientrerà nelle regole del diritto privato.

 

Per capire meglio le sfumature, in questa cortina di fumo (perchè non ci stanno facendo capire niente circa la sorte dei lavoratori della Facoltà di Medicina, tra cui ci sono anche io) ho assistito  mercoledė 10 alla inaugurazione del PTV (Policlinico Tor Vergata), ancora bruco (Azienda mista Regione/Università) in attesa di trasformarsi nella farfalla "Fondazione".

C'erano tutti: da Monsignore Ruini, al Ministro Zecchino, al sottosegretario del Ministero della Sanità, al presidente Storace del nuovo consiglio regionale, all'assessore regionale per la sanità, al Prof. Bollero (mi pare

anche ex sindacalista) ora Direttore Generale del PTV. Sono tutti docenti, esclusi il Monsignore e Storace che nel suo intervento ha rivendicato la paternità dell'avvio  del Policlinico, se non fosse che la prima pietra è stata messa più di dieci anni fa e lui è presidente della Regione Lazio da pochissimi  mesi.

Gli interventi hanno confermato le mie supposizioni: il Prof. Bollero ha presentato un filmato  in cui  veniva illustrata la nuova sperimentazione gestionale che punterà sull'efficacia e l'efficienza. Ha precisato che il personale medico è  universitario, mentre per tutti gli altri (amministrativi e paramedici) la sua gestione punterà sull'esternalizzazione dei servizi.  Ancora una volta mi sono chiesta che fine faranno i lavoratori già assunti nell'Università.

Invece alcuni medici (docenti e tecnici laureati), alle mie spalle tiravano un sospiro di sollievo ascoltando il Ministro Zecchino che sottolineava l'imprenscindibilità della assistenza dalla didattica e dalla ricerca e quindi l'indissolubile simbiosi tra  Policlinico ed Università,  ossia:  state tranquilli che non finirete tra gli ospedalieri.

Al termine della manifestazione, cioè durante il rinfresco, due colleghi tecnici di laboratorio che già lavorano nei nuovi reparti del Policlinico mi hanno fermato per illustrarmi la  situazione poco chiara in cui si trovano a lavorare, poichè ancora ufficialmente non risultano trasferiti,  e come potevano fronteggiare le pressioni del Prof. che ha chiesto loro di lavorare anche di sabato (per rispondere alle esigenze di efficacia e di efficienza ??),

pur sapendo che gli straordinari da noi non vengono retribuiti, a fronte di un  salario accessorio basato sulla remunerazione per le presenze pomeridiane, mentre  la  maggioranza del restante  personale, assunto con contratto a tempo (collaborazione coordinata e continuata) sono ben pagati (sempre dal contribuente) e quindi si prestano ad effettuare  orari lunghi e... larghi. Si chiedevano, tra l'altro, come si potesse configurare in tutto ciò un risparmio nella gestione del personale, considerando che è personale giovanissimo e quindi meno professionalizzato, mentre è stata esclusa la mobilità a richiesta da altri ospedali romani.

 Ho cercato di spiegare loro che in effetti c'era un errore di valutazione, ma era il loro: quello di essersi lasciati convincere  che la privatizzazione è bella ed utile, perché  "veramente" finalizzata all'efficacia ed all'efficienza  dei servizi (vedi aeroporti, treni, cliniche degli aborti etc.. ).

 

Anna Maria Surdo

Roma, 15 gennaio 2001