Sono assolutamente d'accordo sull'invito a non mettere etichettatura di sorta e non posso che aderire al tentativo di capire quello che sta avvenendo, anche perchè è quello che sto cercando di fare.

Riconosco che nella parte finale del mio intervento sono stata molto drastica nel giudizio, ma bisognerebbe conoscere anche i retroscena ed il contesto locale in cui si sta sviluppando il "processo di privatizzazione" dell'Università, perchè di questo si tratta.

Senza escludere il contesto generale attuale che non è paragonabile a quello indicato dal collega Gianni C. (trent'anni fa'), e soprattutto a quello più recente, durante il quale le fondazioni da lui menzionate si sono evolute in aziende. Ricordo che la mia riflessione è scaturita dall'accenno fatto dal Prof. B. sulla <<controriforma>> in

atto e relativa distinzione tra democratici ed antidemocratici. Sappiamo che le Fondazioni nel codice civile esistono da tempo, bisognerebbe capire quale nuova configurazione e quindi  nuovo ruolo conferisce loro la Finanziaria 2001 e le sperimentazioni gestionali per la sanità riprese nell'art. 90 della stessa Finanziaria, strettamente collegate a queste Fondazioni.

 

Trovandoci appunto in aria di <<CONTRORIFORMA>>, da me sta succedendo esattamente il processo inverso a quello descritto da Gianni: quando ancora l'Azienda Policlinico non era stata inaugurata, QUALCUNO già stava

alacremente lavorando per trasformarla nell'ambito della Fondazione Tor Vergata (che comprende quindi l'insieme dell'Ateneo) nella Policlinico Tor Vergata Società per Azioni (messo per intero pare che si colga meglio) e nella bozza di Statuto non si specifica la tipologia degli azionisti, che finanzieranno con fondi privati le attività statuarie (quindi non solo finanziamento pubblico) e se anche non ci sarà scopo di lucro, gli azionisti non si aspetteranno che almeno quadrino i conti?.

 

Tanto per stare sugli stessi argomenti proposti da Gianni: il Policlinico inaugurato si caratterizza per i pochi posti di degenza a favore  di ambulatori day hospital, ampi laboratori per analisi cliniche, dotati di strumentazioni ultramoderne e super sofisticate, acquistate dall'Università (si spera con fondi appositamente destinati), ambulatori per la diagnostica per immagini, etc..

Ed infatti l'avvio del  reparto di emergenza (Pronto soccorso) è previsto in un secondo tempo, quello pubblicizzato in occasione della "giornata della gioventù" era  un "qualcosa"  improvvisato per l'evento giubilare. Nel progetto illustrato con un filmato dal Direttore Generale Bollero è prevista inoltre la costruzione di un adiacente complesso (pari quasi a quello già costruito) destinato all'assistenza privata.

Forse tutto questo è positivo perchè porterà fondi, ma un collega medico, preoccupato della sorte futura del suo posto di lavoro, avrebbe voluto maggiori certezze sulla caratterizzazione di ENTE MORALE della fondazione, rispetto alla SpA.  I Baroni si preoccupano un pò  meno, anche perchè i loro interessi sono volti al mantenimento delle convenzioni attuali con alcune USL di  Roma, cioè pare che il Policlinico non sarà  soltanto destinato a dare spazi a chi non ce l'ha, ma a raddoppiare quelli di chi già ce li ha. Infatti  una grossa parte del personale universitario non sa se resterà nella attuale sede o andrà a lavorare nella nuova ed in quale veste giuridica,  essendo prevista appunto l'esternalizzazione.

 

Riguardo ai retroscena locali e alla distinzione tra democratici ed antidemocratici, la preoccupazione aumenta notevolmente: tutta l'operazione è stata condotta nelle stanze chiuse del Rettorato in collegamento diretto con il Prof. Nicola  Rossi, consulente economico del Governo.

Non c'è stato alcun coinvolgimento della comunità universitaria: il testo della proposta di Statuto è arrivato in discussione al Senato Accademico senza che la questione preventivamente fosse stata portata a conoscenza della Facoltà di Medicina e quindi approvata dal Consiglio di Facoltà.

Quando c'è arrivata (con le sedute di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione  già fissate a stretto intervallo di date per l'approvazione finale) la Facoltà,  però, ha rinviato l'approvazione per ulteriore e approfondita istruttoria con l'invito ad informare dell'iniziativa la Regione, che  di concerto con i Ministeri preposti,  avrebbe dovuto attivare ( lei) la proposta, secondo le norme di legge previste per la  <<sperimentazione gestionale>>.

 

Sicuramente a seguito di questa operazione aumenteranno i posti di lavoro (esternalizzati),  io però rimango ferma nel dubbio che l'affidamento a terzi da parte della Fondazione di attività oggi proprie dell'Università (coś è previsto nella bozza di

Statuto), non necessariamente  significherà migliore qualità nella prestazione dei servizi stessi.

 E ritorniamo  quindi al punto di partenza: il tutto è incentivato a livello politico per accelerare il <<PROCESSO DI PRIVATIZZAZIONE>> dell'Università, oltre che per gestire  interessi economici?

 

Quindi dopo essermi abituata all’idea di  lavorare nell'unica università <<DEMOCRATICA>> il cui il Rettore

ha voluto un CdA senza la rappresentanza del personale tecnico amministrativo e degli studenti, mi dovrò adattare ad una diversa applicazione del concetto di "flessibilità", quello del mio "status" di non docente??

 

Se qualcuno mi  fornisse qualche altro elemento per  dare un senso positivo

a tutto questo, gli sarei grata.

 

Anna Maria Surdo