FONDAZIONE: il Rettore incontra i rappresentanti sindacali

 

 

 

Il 13 febbraio si è tenuto l’incontro con il Rettore, fortemente voluto e più volte sollecitato dalle rappresentanze sindacali d’Ateneo, notevolmente preoccupate per il percorso di privatizzazione cui si sta avviando il nostro Ateneo con il progetto di costituzione della Fondazione “Tor Vergata”, presentato dal Rettore in discussione al Senato Accademico nel novembre scorso.

La RdB di Tor Vergata ed il Coordinamento Nazionale RdB Università hanno sollevato per primi la problematica, denunciando con documenti il progetto dei vertici d’Ateneo ed il suo collegamento con simili iniziative condotte parallelamente in altri Atenei del Nord (Politecnico di Milano e Università dell’Insubria) e supportate sotto il profilo normativo/legale da articoli allora in discussione nelle Commissioni Parlamentari ed ora definitivamente approvati nella Finanziaria 2001 (art. 59 e 90).

Il Progetto di costituzione della Fondazione a Tor Vergata è collegata, inoltre, alla gestione del nuovo Policlinico e presenta aspetti che pongono una serie di questioni che la RdB ha chiesto che fossero affrontati non solo nelle sedi di governo istituzionali dell’Ateneo, ma anche con i rappresentanti dei lavoratori, componenti della comunità universitaria.

Il Rettore nella sua esposizione ha chiarito alcuni aspetti che la gestione di un’Azienda Policlinico pone, però a molti quesiti posti non sono state date risposte, pertanto si ritiene opportuno impostare questa breve relazione tentando di fare una distinzione tra quello che è stato detto, i fatti conosciuti e l’opinione che scaturisce da una valutazione generale della questione.

 

Quello che il Rettore ha detto

 

L’Azienda Policlinico costituita nell’ambito dell’Università di Tor Vergata essendo di nuova istituzione è assoggetta alla norma vigente (Dlgs n.517 del 21.12.99) che regola la disciplina dei rapporti fra Servizio Sanitario Nazionale ed Università, in attuazione di precedenti normative che prevedono la necessità di questa regolamentazione.

Secondo il Dlgs per un periodo di sperimentazione di quattro anni, le Aziende si possono articolare in due tipologie organizzative:

A)    azienda universitaria integrata con il Sistema Sanitario Nazionale, con nomina del Direttore Generale su proposta del Rettore, con il parere della Regione

B)     azienda ospedaliera integrata con l’Università con nomina del Direttore Generale da parte della Regione e parere del Rettore

Il DLgs 517/99 determina che l’avvio dell’Azienda Policlinico con il nuovo modello gestionale è subordinato ad un patto d’intesa tra varie autorità, tra cui il Ministro della Sanità e il Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, che definisca le linee guida attuative dell’integrazione tra SSN e Università, quindi anche tra personale universitario e ospedaliero e le modalità d’assunzione di nuovo personale.

 

Il Policlinico Tor Vergata, in base anche alla legge istitutiva dell’Ateneo, è di tipo A): il Direttore Generale Prof. Bollero a sua volta ha nominato il Direttore Amministrativo (Dr. Pirazzoli), il Direttore Sanitario (Dr. Valeri) anche con il consenso della Regione.

Questo staff dirigenziale, sentito un Comitato di Indirizzo costituito da quattro elementi (2 dell’Università, di cui il Preside della Facoltà di Medicina è componente di diritto e due nominati

dalla Regione), governerà l’Azienda Policlinico secondo criteri aziendalistici di diritto privato, ma nel rispetto della logica del Piano Sanitario Nazionale.

Una società, incaricata dal   CdA dell’Università più di due anni fa, ha redatto un business-plan, cioè un piano politico/economico in rapporto ai servizi che dovranno essere resi ed il personale necessario per garantire gli stessi.

Il Rettore ha informato che in base al programma (entro la fine dell’anno dovranno essere aperti anche i primi cento posti letti in aggiunta agli ambulatori e servizi di diagnostica già funzionanti) è previsto entro il 2002 un migliaio di nuove assunzioni dall’esterno.

In attesa dell’emanazione del decreto interministeriale che delineerà le linee guida, l’Azienda Policlinico Tor Vergata si trova in una fase di stallo e quindi non si sa chi assumerà il personale, di quale organico farà parte e se si deciderà di usare professionalità dell’Università che, in ogni caso, potrà optare per il trasferimento nell’Azienda su base volontaria.

Il Rettore ha affermato che, vista la specializzazione e specificità di alcuni servizi previsti per il PTV, sarà necessario assumere un numero di medici maggiore di quello previsto dal ruolo universitario e sono previste quindi assunzioni dall’esterno, con l’esclusione di trasferimenti (o mobilità) da altre aziende ospedaliere per ragioni di omogeneità tra le professionalità acquisite. Nonostante il Direttore Sanitario abbia proposto che fosse l’Università ad assumerlo, il Rettore più volte ha ribadito di non aver alcuna volontà di farlo. Tale decisione scaturisce sia dalla necessità di non far incidere sull’Università responsabilità di natura giuridica/economica derivanti dal rapporto di lavoro, sia dalla volontà di non far pesare sul bilancio universitario carichi economici, presumibilmente assai onerosi nei primi anni di avvio del Policlinico.

Il Rettore ha sottolineato la volontà di tenere separati il Bilancio Universitario e quello del Policlinico, questione cui l’attuale norma di riferimento non fornisce risposte.

Questa sua presa di posizione è stata causa della genesi dell’ipotesi Fondazione “Tor Vergata”, un modello sperimentale di gestione che in termini di detrazioni fiscali potrebbe apportare benefici economici all’Università. La Fondazione costituita affiderà in uso la gestione dell’assistenza sanitaria ad un soggetto privato: la Policlinico Tor Vergata S.p.A.

 Nell’ambiente accademico l’ipotesi Fondazione è condivisa in toto dagli “aziendalisti”, in parte da alcuni che, però, propongono due o più Fondazioni (una per l’Università e l’altra per il Policlinico) ed è osteggiata da altri. L’Università ha proposto il progetto alla Regione, che ancora non si è espressa in merito.

Il Rettore ha voluto rassicurare le rappresentanze sindacali che l’unico punto di congiunzione con l’attività della Fondazione sarà quella della ricerca in generale e applicata, che sarà incentivata dal maggior apporto di fondi privati e convenzioni per c/terzi.

 Ha escluso il trasferimento di beni e proprietà universitarie alla Fondazione e la modifica della posizione giuridica del personale universitario.

Il Rettore, infine, a fronte delle rimostranze e perplessità manifestate dalle rappresentanze sindacali ha dichiarato la sua disponibilità a discutere in un successivo incontro “politico” aperto alle confederazioni sindacali una proposta sindacale contenente i punti fondamentali considerati alternativi al Progetto, per poi rappresentare le eventuali determinazioni prese nell’incontro alle autorità competenti.  

 

 

 

 

 

 

Quello che si sa della situazione di fatto

 

 

La situazione di fatto relativa all’organizzazione dell’avvio e gestione del Policlinico Tor Vergata appare abbastanza avanzata rispetto al completamento delle opere previste nel piano di realizzazione del Policlinico Tor Vergata e nonostante l’indeterminatezza (sottolineata dal Rettore) posta dalla mancata emanazione del protocollo d’intesa o atto d’indirizzo interministeriale che permetterebbe l’attuazione di quanto previsto dal Decreto legislativo 517/99.

Si evidenzia che già nel precedente CdA (in cui erano presenti le rappresentanze del personale tecnico amministrativo) sono stati portati in discussione per l’approvazione i progetti, tra cui il parcheggio multipiano e le residenze universitarie, destinati entrambi ad essere gestiti dalla futura Fondazione Tor Vergata. Per quest’ultime, tra l’altro si ricorda un’accesa e partecipata discussione in CdA da parte di coloro che non ritenevano chiara ed esplicativa l’istruttoria del progetto che prevedeva locali per studenti e alloggi per le famiglie dei malati a lunga degenza, ma che in apparenza sembrava prospettare una serie di costruzioni alberghiere.

La rappresentanza del personale tecnico amministrativo, infine, bocciò la proposta anche perché non era prevista la possibilità di ulteriore istruttoria, essendo quella l’ultima seduta prevista, prima dello scioglimento definitivo del Consiglio.

 Il precedente CDA ha approvato, inoltre, la costituzione del Comitato di Indirizzo, presieduto dal Prof. Nicola Rossi, professore di Economia di Tor Vergata, il quale dalla postazione di consulente economico del Governo ha curato o seguito per l’Ateneo l’iter di approvazione degli articoli di legge in Finanziaria.

 Alla data odierna è già intervenuta l’approvazione dei progetti e l’appalto dei lavori per circa i quattro quinti dell’opera.

Per quanto attiene il personale, l’Università ha autorizzato l’aspettativa ad alcuni suoi funzionari che prestano la loro opera presso l’Azienda in qualità di dirigenti.

L’Azienda nel frattempo ha già assunto il personale amministrativo necessario per l’avvio della struttura, con contratti di collaborazione coordinata e continuata della durata di sei mesi.

La scelta del personale tecnico esterno, sempre assunti con contratti di collaborazione, è stata effettuata sotto la supervisione dei docenti universitari responsabili delle strutture attivate. Inoltre è stata istituita una speciale Commissione di esperti (costituita da quattro primari universitari) con il compito di valutare le domande di assunzione a contratto per personale infermieristico ed ausiliario. Non sono stati registrati, però, avvisi pubblici o quant’altro che testimoniassero una forma di pubblicità nell’iniziativa.

Per quanto attiene la supposta esigenza di omogeneità tra le professionalità, evidenziata dal Rettore nell’incontro, va sottolineato che il personale tecnico a tempo determinato già lavora nel Policlinico insieme ai tecnici universitari (che pagano la certezza del ruolo con stipendi inferiori ai contrattisti).Gli universitari sono stati trasferiti dai docenti responsabili delle strutture senza certezze sulla situazione attuale e sull’eventuale futura modifica del loro ruolo: universitario, aziendale o privato? Alcuni di loro già prestano un orario di lavoro eccedente quello ordinario con la speranza (o la promessa) che la futura Fondazione provvederà a pagare loro la giusta incentivazione (??).

La RdB già aveva tentato di denunciare in sedute di trattativa decentrata i trasferimenti del personale, che non potevano avvenire senza che fosse previsto “almeno” un atto di informazione ai sindacati e si è constatato una “generale leggerezza” riguardo questa problematica.

 

 I medici universitari, invece, attraversano la città per assicurare i servizi specialistici/ambulatoriali e di diagnostica consapevoli di effettuare un’opera di volontariato, peraltro con grande soddisfazione della popolazione, ma forti dell’esperienza passata che li ha visti penalizzati nelle retribuzioni rispetto ai colleghi ospedalieri e dei medici di altre università romane, si stanno “attrezzando” in via precauzionale costituendo un’associazione di categoria in previsione della nuova e definitiva destinazione.

I professori fintanto che non saranno aperti i reparti ospedalieri mantengono la loro strutturazione di provenienza. Si vocifera che questa loro presenza nel Policlinico sarà ufficializzata attraverso contratti di consulenza.  Per alcuni di loro si parla di mantenere l’attuale incarico (la cosiddetta postazione satellite), in quanto non vi è alcuna intenzione (pare da parte della Regione?) di chiudere i reparti, ormai ben avviati nei grandi ospedali romani.

Si registra comunque un gran movimento di “ordinari e non” interessati ai famosi “spazi” presso il Policlinico.

Il resto del personale tecnico amministrativo impegnato per l’assistenza sanitaria nei vari poli in convenzione è tenuto all’oscuro di tutto, qualcuno di loro parla di vera e propria omertà.

Quindi la nuova Azienda sta pagando le retribuzioni dei precari; pare che abbia stipulato una convenzione con l’Università per il Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Università che si è trasferito nei locali del Policlinico. L’Università continua a retribuire il proprio personale, Relativamente al progetto “Fondazione Tor Vergata” vi sono state una serie di discussioni in Senato Accademico, quindi in una seduta straordinaria della Facoltà di Medicina che ha rinviato l’approvazione previa maggiore istruttoria e sentito il parere della Regione Lazio.

La situazione contingente politico/elettorale e le dimissioni del Ministro Zecchino sembra che stiano bloccando l’approvazione dei Regolamenti che permetteranno l’attuazione degli articoli della Finanziaria.

Ma è solo una questione di tempi.

 

 

L’opinione

 

Non è facile illustrare con chiarezza l’opinione che la RdB Università si sta facendo della situazione man mano che i pezzi, a volte anche di piccola dimensione, si vanno ad incastrare come in un grande puzzle, che peraltro pare sia stato disegnato da tempo.

La supposizione di una preordinazione degli eventi è stata dichiarata dalla RdB Tor Vergata nell’incontro con il Rettore, volendo confutare le rassicurazioni da Lui date circa la contingente provvisorietà delle iniziative in assenza dei necessari atti di indirizzo: cioè non si può discutere poiché mancano i parametri di riferimento ed intanto si opera, andando avanti nel programma stabilito.

In verità nell’incontro si è parlato principalmente della Fondazione collegata alla gestione del Policlinico, ma non va dimenticato che la Fondazione che sarà costituita (secondo la bozza di Statuto discusso in CdA) coinvolgerà tutto l’Ateneo nei suoi aspetti istituzionali: didattica, ricerca ed assistenza.

Questo organismo discende:

1.      dall’art. 59 della Finanziaria che prevede la possibilità di partecipazione per le Università per le attività di supporto alla didattica ed alla ricerca. E’ esclusa l’assistenza sanitaria.

2.      e dall’art. 90 che fa riferimento a sperimentazioni gestionali per l’assistenza sanitaria, previsti dall’art. 9 modificato del Dl 502/92 ed integrato dal successivo DLgs 517/99, menzionato più volte nell’incontro con il Rettore per la gestione dell’Azienda Policlinico.

In poche parole con l’integrazione dei due articoli (discutibile da un punto di vista formale) l’Ateneo può istituire una Fondazione non esclusiva per l’assistenza sanitaria e tantomeno esclusiva per la ricerca, come invece ha affermato il Rettore alle rappresentanze sindacali. 

 

Altro collegamento tra l’Azienda Policlinico e la Fondazione è la possibilità per la prima di disporre in uso gratuito dei beni immobili o mobili e demaniali dell’Università con criteri determinati dal protocollo d’intesa interministeriale e per la seconda la possibilità (secondo l’art.90 della Finanziaria) di sgravi fiscali per i trasferimenti sino al 31.12.2001 di beni mobili, aziende, a favore di Fondazioni di diritto privato nell’ambito delle sperimentazioni gestionali previste dal D.Lgs 502/92.

 Il Rettore ha voluto precisare che l’esproprio dei terreni a favore dell’Università per uso demaniale impedisce l’eventualità di un trasferimento della proprietà a soggetti privati, ma non ha potuto confutare la “possibilità” posta dai presupposti normativi forniti dalla Finanziaria.

Comunque la concessione a titolo gratuito non potrebbe essere prevista per le società private costituite nell’ambito della Fondazione? 

E per quali scopi - si chiede parte della comunità universitaria – considerato il grande interesse di forze politiche esterne di cui è oggetto il territorio dell’Ateneo in questi ultimi anni? Sono le stesse cui il Rettore rappresenterà le proposte alternative dei Sindacati?

 

Appare facilmente contestabile anche l’altra certezza fornita dalle dichiarazioni del Rettore circa il diritto all’opzionalità del personale universitario al passaggio all’Azienda o alla Fondazione.

L’art. 8, comma 5 del DLgs 517/99 (l’unico in tutto il decreto che fa riferimento al personale non docente) recita testualmente: “Alle procedure concernenti il trasferimento o l’utilizzazione del personale non docente alle aziende di cui all’art.2, comma 2, si provvede con uno o più decreti interministeriali dei Ministri della Sanità, dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, della Funzione pubblica e del Tesoro, sentite le organizzazioni sindacali, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni”.

Il decreto già in vigore non presuppone, quindi, una scelta del dipendente, che invece sarà trasferito o utilizzato a seguito di un provvedimento calato dall’alto. Il provvedimento non è oggetto di contrattazione, ma di sola informazione per i sindacati.e non è dato conoscere allo stato attuale la perentorietà o il potere vincolante del parere sindacale.

Anche nell’ipotesi delle Fondazioni saranno i successivi regolamenti che stabiliranno le modalità di passaggio nella struttura privata (e non le promesse di un Rettore la cui carica è a termine) e in un regime di diritto privato non è presumibile per i lavoratori sperare condizioni più favorevoli   rispetto a quelle previste per i lavoratori “garantiti” (si fa per dire) del Pubblico Impiego.

D’altra parte già c’è stata questa esperienza in vasti settori del Pubblico Impiego, come nelle Ferrovie, nei Monopoli di Stato, nell’Azienda telefonica di Stato ceduta in parte alla Telecom, per cui i lavoratori pubblici avevano optato, attirati dalla migliore retribuzione. Migliaia di questi oggi si trovano in cassa integrazione o in mobilità lunga.

Sempre nell’ipotesi di costituzione della Fondazione, parte delle attività istituzionali universitarie saranno trasferite ad essa e sarà svolto dal suo personale, con una probabile previsione della necessità di un riordino complessivo dell’Ateneo, con riconversione delle funzioni del personale universitario, con tutto quello che ne consegue.

Prendendo in esame la situazione dell’organico di Tor Vergata le probabilità su descritte diventano certezze: da tempo il Direttore Amministrativo in occasione di incontri o trattative sulle incentivazioni sottolinea l’esubero del personale tecnico amministrativo, per poi continuare ad assumere altro personale (non si sa se da liste di idonei o da nuovi concorsi). 

Questo per il presente, mentre per il futuro non si conoscono le condizioni di lavoro del personale che opererà nella Fondazione, né le modalità di accesso e di trattamento, cioè in quale contratto saranno inseriti.

Non sono chiare infine le scelte che hanno indirizzato i vertici ad optare per le Fondazioni, escludendo l’azienda mista Regione/Università che di per sé si ritiene già un modello avanzato di aziendalizzazione, con forti caratterizzazioni privatistiche: forse i tempi previsti dal decreto sono troppo lunghi per le esigenze dell’Ateneo? Oppure le norme che prevedono organismi di controllo per la verifica dell’attività dell’Azienda e i flussi finanziari centralizzati non sono compatibili?

 

In un tale contesto viene da pensare che i sindacati confederali ormai abbiano accettato la logica insita nel processo e che resta loro solo da definire “i paletti” entro cui muoversi le Accademie nel dar vita alle Fondazioni.

Volendo dare un parere complessivo che vada oltre le specificità locali non si può che confermare il giudizio già dato dal Coordinamento Nazionale della RdB Università:

 

Negli atenei attraverso le Fondazioni si darà il via al processo di esternalizzazione di varie competenze istituzionali, significando questo lo smembramento dell’università pubblica e lo smembramento della categoria dei lavoratori tecnico-amministrativi, che conclude tutta questa prima fase di privatizzazione dell’università iniziata con la costituzione del MURST e la trasformazione delle Università in Aziende Autonome.

Questo processo ha comportato un aumento dei costi degli studi universitari, la cancellazione di una serie di istituti a supporto del diritto allo studio per i ceti meno abbienti (presalario, case dello studente, prezzo “politico” delle mense, corsi serali per i lavoratori-studenti, ecc) e l’introduzione dei numeri chiusi per l’accesso alle Lauree dove sono forti le pressioni degli ordini universitari; la dequalificazione culturale e scientifica dell’insegnamento: alle Università rimarrà l’organizzazione dei diplomi triennali, mentre le specializzazioni, i dottorati e master saranno gestiti dalle Fondazioni private, secondo le esigenze di mercato poste dalle imprese sul territorio.

Le stesse esigenze di assoggettamento a regole del mercato hanno comportato l’abbandono decennale del personale tecnico-amministrativo al sottosalario, al sottoinquadramento ed al sottoorganico, con contestuali aumenti vertiginosi degli stipendi dirigenziali.  

Con il progressivo assottigliamento dei finanziamenti alla ricerca pubblica si incentivano le commesse per la ricerca per conto terzi. Né si può ignorare che la ricerca privata (quella che sarà gestita dalle Fondazioni) è sempre più guidata dalle multinazionali e distorta dalle logiche del massimo profitto in determinati settori che non guardano tanto al bene sociale, quanto a quello del profitto.

E’ necessario il massimo coinvolgimento dei lavoratori come delle altre componenti universitarie per opporre a questi progetti il mantenimento e la riqualificazione dell’istruzione e della ricerca universitaria pubblica e il rispetto dei diritti e le garanzie occupazionali per i dipendenti tecnico-amministrativi delle Università”.

 

Roma, lì 27 febbraio 2001                                    p/ Il Coordinamento Nazionale RdB Università                                                                                                                                

                                                                                                           A. M. Surdo