Affidare al privato le più prestigiose strutture sanitarie: questo il “modello innovativo” proposto dal centrodestra
Il governo dei sani e ricchi

Il Servizio sanitario nazionale sta per essere destrutturato. La legge finanziaria approvata in Senato ed in via di approvazione alla Camera dei deputati delega il governo ad emanare provvedimenti nei quali vengano individuati “gli enti pubblici e le agenzie, finanziati direttamente o indirettamente dallo Stato o da altri enti pubblici, disponendone la trasformazione in società per azioni o in fondazioni di diritto privato ovvero la soppressione e messa in liquidazione”. In altra parte la legge dice che “in via sperimentale questa norma si applica anche agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ferma la natura pubblica degli istituti medesimi”, un articolo cosė mette in discussione il fondamento giuridico dello stato sociale, nella fattispecie del servizio sanitario nazionale. Per questo non è accettabile sul piano storico, etico e costituzionale. Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) nasce da un movimento di lotta - l’invenzione delle Unità sanitarie locale proviene dal Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) nel 1943 - e la sua maturazione, sancita con la legge 833 del 1978, deriva da quanto sofferto e acquisito da milioni di lavoratori con le battaglie per il diritto alla salute e contro la nocività nei luoghi di lavoro, nonché da intellettuali, medici e ricercatori. Agli psichiatri democratici e alle associazioni dei famigliari dei malati mentali può sembrare assurdo che si rimetta in discussione la legge Basaglia, proponendo l’apertura di nuovi manicomi, eppure esiste una proposta di legge di Forza Italia, in discussione alla Commissione affari sociali della Camera, che va in quella direzione. Facciamo fatica a crederci, quasi si trattasse di “boutade” che vengono pronunciate e immediatamente scompaiono. Purtroppo non è cosė. Ci vogliono anni, decenni, per costruire, ma ci vuole poco a distruggere. Succede “solo” che il pensiero del sistema capitalista nelle espressioni del Fondo monetario internazionale e dell’ Organizzazione mondiale del commercio (Wto) trova compimento in un governo nato per questo. Il vice presidente del Consiglio dei ministri Gianfranco Fini rispondendo ad un interrogazione presentata dai parlamentari del Prc afferma che il passaggio dei quindici istituti di ricerca e cura a carattere scientifico “che andranno in mano a fondazioni no profit con ampia partecipazione dei privati” avviene all’interno di “un modello innovativo”. Apprendiamo dunque che innovare significa affidare al privato le più prestigiose strutture sanitarie, quelle che hanno contribuito a fare del sistema sanitario italiano uno fra i più evoluti al mondo. Lo apprendiamo senza uno straccio di prova scientifica, visto che queste affermano che un sistema sanitario pubblico è più efficace, per i risultati di salute che produce e quanto a contenimento della spesa, dei sistemi privati. Questa misura corrisponde ad un’involuzione del sistema della sicurezza sociale, in particolare della sanità. Si pone sullo stesso piano quella, annunciata dal ministro Sirchia, di stabilire una nuova tassa per i lavoratori e i datori di lavoro (quindi ancora per i lavoratori): un’assicurazione obbligatoria contro i rischi di non autosufficienza, che per ciò va respinta. Il problema è rendere coscienti gli operatori della salute e i cittadini utenti, prima che sia troppo tardi. Molti operatori e ricercatori degli istituti di ricerca hanno compreso il pericolo e si sono messi in lotta. Questa deve essere estesa e coinvolgere anche gli altri operatori del servizio sanitario nazionale, fino ad arrivare a forme generali di lotta. Sarà cosė possibile informare e mobilitare la popolazione, visto che, da non poche indagini, i cittadini criticano i molti limiti del servizio sanitario nazionale, ma non sono d’accordo di uscire da esso e ritrovarsi in un sistema, quello assicurativo, che garantisce dal rischio malattia solo i sani e ricchi.