A Doha grande pressione delle lobby per liberalizzare il settore

Wto, le mani sui servizi pubblici

Mercoledì scorso i ministri di 142 paesi riuniti a Doha (Qatar) hanno sottoscritto una dichiarazione conclusiva del terzo vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) trasformando il “nuovo round” in semplice “programma di lavoro”. Un basso profilo per un vertice segnato da profonde divisioni, in particolare tra i paesi più ricchi e quelli meno avanzati. L’opposizione di questi ultimi al nuovo ciclo di negoziati non ha impedito a Stati Uniti, Unione Europea, Giappone e Canada di avviare trattative sui settori di maggiore interesse strategico. Tra questi spicca l’accordo relativo al commercio di servizi, il Gats (General Agreement on Trade in Services), orientato alla totale liberalizzazione del settore. Oggetto dell’accordo sono tutti i servizi, in pratica tutto ciò che non è merce, inclusi i servizi di base come istruzione, salute, fornitura di acqua ed energia, trasporti (sono elencati 160 servizi). Questo nonostante le Nazioni Unite avessero messo in evidenza l’impatto negativo della liberalizzazione di servizi essenziali per la concreta garanzia dei diritti umani, economici e sociali. Nessuna meraviglia che su questo accordo le lobby delle multinazionali del settore abbiano esercitato tutta la pressione di cui sono capaci, considerato che l’intero settore dei servizi costituisce il 60% del Pil dei paesi più avanzati e il 50% degli altri paesi. Il valore totale del commercio di servizi ammontava, nel 1999, a 1.350 miliardi di dollari, circa un quarto del commercio di beni. I paesi industrializzati esportano il 71% dei servizi totali e ne importano il 67%. Nell’Ue, i servizi assorbono il 2/3 dell’economia e dell’occupazione. Negli Usa, essi hanno rappresentato 1/3 della crescita nazionale degli ultimi 5 anni. Sulla sanità, le norme previste dal Gats renderanno “obbligatoria” la privatizzazione del settore che il governo Berlusconi sta mettendo in cantiere: parliamo di un mercato potenziale di 3.500 miliardi di dollari a livello mondiale. Quello che oggi è ambito di scelta politica del governo Berlusconi, che dovrà misurarsi con l'opposizione politica e sociale, se verrà varato il Gats sarà protetto da norme giuridicamente vincolanti, la cui applicazione è rafforzata da un sistema di sanzioni sotto accusa da parte del “popolo di Seattle” e di molti dei paesi meno avanzati per l’assoluta arbitrarietà e mancanza di trasparenza. Si profila un vero e proprio dominio delle multinazionali dei servizi in settori in cui l’intervento pubblico era finora considerato essenziale per garantire l’accesso a tutti i cittadini.