"Avanzi di società"
dove metterli, come
sbarazzarsene?
Il Governo continua a pensare agli anziani.
Si domanda, l'attuale compagine governativa, che
cosa farne di questo fardello inutile, di questa scoria, di questo peso
morto.
Una volta c'erano gli avanzi di galera, ora ci
sono questi "avanzi di società".
Dove li sistemiamo?
La preoccupazione aumenta soprattutto da luglio a settembre. Con
la canicola che li squaglia, capace, come
l'anno scorso, di decimarli a migliaia (se va bene), oppure (che è anche peggio),
di intasare gli ospedali e i pronto soccorso, è un bel problema.
Allora,
nei piani alti di Palazzo Chigi, tra quegli arredi
lussuosi e nobili, dove certo non si patisce né il caldo né il freddo, dove si
consumano i tavoli tecnici e le diatribe dei politicanti,
si sortiscono le "pensate".
Quella
di Sirchia, addirittura di matrice americana, almeno
prevedeva per i vecchi, adesso chiamati anziani (fa meno brutto), un soggiorno! Non in Costa Azzurra, ma
nei supermercati, dove fa sempre fresco e dove ci sono tanti scaffali
multicolori pieni di bella roba da guardare.
Adesso,
invece, è la volta del ministro dell'interno.
Quei
poveracci di vecchi mandiamoli nelle caserme dei
pompieri. In Italia ce ne sono ben 755, metà delle quali, dati alla mano, ben
fornite di aria condizionata e quasi tutte dotate di
sala con biliardini, bar, tavolini per giocare a carte, radio,
televisione. Dove stazionano quei bravi e aitanti ragazzi con la divisa
verde scura, con in testa l'elmetto. Quei tipi fantastici che con le loro vertiginose scale ti vengono a
prendere fino all'ottavo piano.
Ma che
c'entrano i vecchi, con queste "trovate" ?
Dietro queste pensate, oltre alla qualità dell'animo, dell'umanità di chi le
elabora, ci sono molti retropensieri.
Il
primo, è quello di
considerare i vecchi come un problema che "sta sulle spalle". Un carico, del quale si farebbe volentieri a meno. Ciò che implica l'idea riduttiva e avara della vecchiaia, vista
come una fase a perdere della vita, una fase inutile per sé e soprattutto per
gli altri. L'idea degli anziani come rimasugli da
trattare come tali, da collocare, se proprio non si può nasconderli del tutto,
in posti marginali, d'accatto, appunto. L'idea "negativa"
degli anziani, una specie di sub-uomini; e bisognerebbe riflettere a lungo sui
motivi per cui nella nostra veloce e luccicante
società la stessa parola "vecchio" sia sentita, percepita,
già come un insulto, quasi un marchio vergognoso.
Il
secondo retropensiero è che i vecchi, proprio in quanto tali, sono
ineleganti: si trovano, per loro, soluzioni
di terza classe, ripieghi, robetta non per bella gente ma per poveri cristi,
palliativi non importa se un po' umilianti. Supermercati, che
sono le nuove chiese del tremila, e caserme-ricoveri anticanicola come le mense
di San Pietro o i dormitori della Caritas.
Il
terzo è quello dei
vecchi come scimuniti, gente andata, senza interessi, né affetti, né voglie, né
gusto, né niente; gente (purtroppo) sopravvissuta all'unico scopo di rompere le
scatole al governo di turno. Vecchi come bambini che possono trovare attraente
passare intere giornate ad ammirare lo scatolame, il reparto frutta dei
supermercati o a sentire la sirena dei pompieri.
Un'idea
offensiva, fuori tempo oltre che fuori luogo. Alla faccia della scienza e della
realtà odierne, della vita che si allunga, della salute che resta buona anche
dopo i sessanta, della popolazione anziana che è ormai più di un terzo
dell'intero universo demografico italiano, delle statistiche che parlano di
turismo, di viaggi, di terme, di alberghi popolati dal
popolo della terza e quarta età, di intere città tenute in piedi dai
vecchietti e dalle vecchiette.
Possiamo
suggerire che oltre ai supermercati e ai pompieri, si può sempre inviare
l'anziano alla stazione a vedere passare i treni...
Ciò
che più fa male è che questa nuova specie di "deportazione" riguarda,
e non può che riguardare, soltanto un "certo" tipo di
vecchio/vecchia: il vecchio/vecchia povero. Ex
bracciante, ex casalinga, ex operaio, ex impiegato. L'esercito dei pensionati Inps al minimo, le schiere dell'assegno sociale, i
malandati, gli indigenti arrivati alla vecchiaia da una intera
vita indigente.
I
poveri e i ricchi. Mai forse come in vecchiaia, quando l'uomo è più debole nel
fisico e nello spirito e a volte non può più ribellarsi o lottare, si vede la
"differenza". Il ricco non è mai vecchio e, c'è
da scommettere, a nessun vecchio ricco sarà mai proposto di passare l'estate al
fresco di un ipermercato.
La
"differenza" la fa lo status, non
l'anagrafe. Lo sanno
benissimo anche a Palazzo Chigi.
Solo i poveri sono vecchi. L'angoscia, e la solitudine, dei vecchi
nascono dalla povertà, dalla penuria di mezzi, dalla lotta quotidiana per una
misera sopravvivenza. Eppure a nessuno là, a
Palazzo Chigi, è venuto in mente, né a luglio né a
dicembre, la "pensata" di garantire
un salario decente "prima", e una pensione altrettanto decente,
"dopo".
Veramente
strano.
Via XX Settembre n.97
– 00187 – ROMA – piano terra – scala A – stanza n. 716 tel. 0647616129/6130 –
fax 0647614356/4369 – freef@x 06233208972 www.rdbtesoro.it (http://tesoro.rdbcub.it) e mail info@tesoro.rdbcub.it |