IL PATTO SOTTOSCRITTO TRA GOVERNO - CISL e UIL
Il Patto sottoscritto tra Governo, Confindustria, Confcommercio, cisl, uil e sindacati filo governativi rappresenta, per i lavoratori, un ritorno
alle fallimentari, politiche concertative che hanno
prodotto precariato lavorativo, portato il 18% dei lavoratori sotto la soglia
della povertà, ridotto il potere di acquisto delle retribuzioni falcidiato lo
stato sociale.
L’accordo aggrava questa situazione.
Le modifiche all’art. 18 dello statuto dei lavoratori
rappresentano una vittoria di principio del governo che
ottiene l’ estensione dei numero di lavoratori licenziabili senza giustificato
motivo. Le modifiche introdotte sull’art.18 non
creeranno alcun posto di lavoro, ma al contrario aumenteranno a dismisura
l’area dei lavoratori senza diritti.
La modifica di oggi si
aggiunge alle precedenti introdotte con il consenso di cgil-cisl-uil
che hanno escluso dal computo, ai fini del superamento della soglia dei 15
dipendenti e dalla conseguente tutela dell’art.18,
gli apprendisti, gli assunti con contratti di formazione lavoro, con contratti
a termine, i lavoratori interinali, i lavoratori socialmente utili.
Si può affermare, senza tema di smentite, che
l’accordo di oggi rappresenta la logica continuità
delle politiche concertative praticate con i governi
di centrosinistra.
Quanto alla riduzione
delle tasse siamo a misure che neanche recuperano il drenaggio fiscale subito
dai salari negli ultimi anni (le tasse in più che paghiamo a salari di fatto
uguali), o le tasse introdotte sulla sanità, per la scuola, o l’addizionale Irpef regionale e provinciale.
Le modifiche fiscali dal governo sono irrisorie
e ricalcano quelle praticate dai precedenti governi nel 2000-2001 e altre che
dovevano decorrere dall’inizio del 2002 e rinviate dall’attuale governo.
Per la tanto sbandierata
lotta alla disoccupazione le uniche misure previste introducono altre forme di
lavoro precario, l’indennità di disoccupazione, che viene aumentata, si perde
se non si partecipa a iniziative formative, si rifiuta un posto di lavoro, o si
fa un lavoro irregolare. Inoltre ai fini pensionistici
si limita a 6 mesi il riconoscimento dei contributi figurativi.
Nel DPEF (documento di programmazione economica)
il governo:
1. determina il livello di inflazione
programmata, al 1,4% per il 2003, al 1,3% per il 2004, al 1,2% per il 2005 e il
2006, che sarà di riferimento nel determinare le variazioni dei salari nei
rinnovi dei contratti nazionali di lavoro. Ciò consentirà un ulteriore
aumento dei profitti a discapito dei salari.
2. Dall’inizio dell’anno i prezzi sono aumentati
del 10% per il passaggio all’euro e le retribuzioni dei lavoratori italiani
sono molto al disotto di quelle dei lavoratori dei principali paesi europei (i
metalmeccanici tedeschi percepiscono 1.000 euro in più al
mese).
3. riduce le risorse a disposizione per la sanità e
prevede la costituzione di mutue integrative o sostitutive dei trattamenti oggi
a carico del servizio sanitario pubblico a partire dalle persone affette da
gravi malattie e anziani non autosufficienti. Si punta al risparmio di 17.000
milioni di Euro che saranno scaricati sulle famiglie e
sui più bisognosi di assistenza con il risultato che chi non è ricco resterà
senza cure e assistenza.
4. sulle pensioni punta ad aumentare l’età
effettiva di pensionamento, trasferisce in modo automatico il tfr ai fondi pensione, sottrae, con la riduzione dei
contributi pensionistici dei nuovi assunti, ingenti
risorse all’Inps che avrà difficoltà ad assicurare
gli attuali trattamenti.
Per questi motivi facciamo nostra la considerazione che abbiamo
sentito da alcuni lavoratori all’indomani della conferenza stampa a reti
unificate del capo di governo: Berlusca ridacci Vanna Marchi.
La Cgil scopre oggi che il governo e il
padronato possono scegliere le organizzazioni con cui trattare perché viene esclusa dagli incontri.
La Cgil oggi protesta
per la discriminazione ma la stessa non ha problemi a farne:
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stipula accordi che riservano
alle organizzazioni sindacali firmatarie i diritti di informazione, le
agibilità sindacali, ecc. |
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condivide l’esclusione della
CUB per il solo fatto di non aver sottoscritto il Patto concertativo
del 1993. |
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assieme a cisl
e uil pretende tavoli separati in caso di
partecipazione del sindacato di base agli incontri |
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ha firmato l’accordo sulle RSU che
assicura la nomina da parte delle segreterie di cgil-cisl-uil
del 33% delle RSU sottraendole al voto democratico dei lavoratori |
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pretende che sia la maggioranza
delle RSU a convocare le assemblee dei lavoratori, sottraendo al singolo RSU la titolarità dei
diritti sanciti dallo statuto dei lavoratori. |
Questa vicenda insegna, alla Cgil in primo luogo, che i diritti o sono universali o non
sono tali, ma concessioni a fronte di determinati comportamenti.
Se non si rompe con il
modello concertativo, scelta che la cgil non ha intenzione di fare, poco importa per i
lavoratori che gli accordi siano firmati da 2 o da 3 organizzazioni.
La CUB che ha proclamato 4 scioperi generali
contro la politica antisociale del governo, propone ai lavoratori e alle altre
organizzazioni di base un percorso di mobilitazione che porti a un possente sciopero generale per l’estensione delle
tutele dell’articolo 18, un lavoro stabile e tutelato, salari europei, la
difesa della sanità, previdenza, istruzione, pari diritti tra tutte le
organizzazioni, elezioni democratiche delle RSU.
In questi anni la forza e capacità di mobilitazione del
sindacalismo di base è cresciuta enormemente come
hanno dimostrato gli scioperi e la straordinaria partecipazione alle
manifestazioni del 15 febbraio e del 16 aprile.
E’ necessario continuare a
sostenere con la lotta le proposte del sindacato di base che per coerenza e
qualità delle proposte rappresenta l’unica realtà su cui i lavoratori possono
contare per una effettiva azione di contrasto alle
politiche governative e padronali.
Milano, luglio 2002
CONFEDERAZIONE
UNITARIA DI BASE (CUB)