Ignorata la legge 185: l’Italia continua a fare affari anche con paesi belligeranti

  05/10/2007


Finanziaria 2008: manovra economica o militare?

Luciano Bertozzi

Milioni di euro di finanziamenti all’industria militare e alla produzione di armi, nemmeno un centesimo per la riconversione dal settore militare a quello civile. Il disegno di legge per la finanziaria 2008 ha qualcosa in comune con quella approvata nel 2007: sostiene l’industria militare.

 

Come quella del 2007, anche la finanziaria 2008, appena varata dal governo, farà felici i dirigenti dell’industria militare italiana. La manovra economica prevede cospicui finanziamenti per l’industria aerospaziale ed elettronica e per programmi di coproduzione internazionali di armi. Per esempio per l’aereo addestratore M 346,  per l’acquisto di 10-12 elicotteri EH 101, per il sistema di comunicazioni (SICOTE) dei Carabinieri in funzione antiterrorismo; ancora per il programma SICRAL 2, il satellite di comunicazioni militari in collaborazione con la Francia e per il progetto “Soldato Futuro” (conferimento di capacità digitali). Sono previsti finanziamenti per 15 anni: 20 milioni dal 2008, 25 milioni dal 2009, altrettanti dal 2010.

 

Per l’Eurofighter (EFA), sono stanziati 3,9 miliardi di euro, spalmati nel periodo 2008-2012. In realtà “i fondi complessivi stanziati per l’EFA sono 5,4 miliardi da qui al 2012, compresi i fondi della tabella F” ( n.d.r. la tabella della Finanziaria che indica gli importi da iscrivere in bilancio in relazione ad autorizzazioni di spesa apportate da leggi pluriennali)- ha spiegato al Sole 24 Ore il sottosegretario alla Difesa Forcieri (DS)- “Con questo finanziamento il programma EFA è a posto, sono confermati tutti gli impegni che il parlamento aveva assunto”.

 

Nuovi finanziamenti anche per le fregate FREMM, navi militari italo-francesi: la finanziaria 2008 prevede 1.050 milioni in 15 anni, di cui 20 milioni nel 2008. Per le navi sono previsti ulteriori stanziamenti di 135 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 e di 1,530 miliardi dal 2011 al 2022. Altri cospicui fondi sono previsti in prosecuzione di programmi militari già finanziati in base alla finanziaria 2007.

 

Per incentivare la riconversione produttiva dal settore militare al civile, invece, non è stato stanziato neppure un euro. Il governo sembra non voler tener fede all’impegno formale contenuto nella risoluzione sul Documento di Programmazione Economico-Finanziaria approvata dal Senato nell’estate scorsa. Per lo sminamento umanitario sono previsti nel 2008 appena 2,2 milioni di euro, pochi spiccioli in più nei due anni successivi.

Attento alle esigenze della lobby militare, il governo ha invece fatto l’avaro con la scuola, confermando tagli nel personale. Un’evidente scelta politica, un ulteriore duro colpo inferto al popolo della pace.

 

Non bisogna stupirsi di queste scelte: il Ministero dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa è azionista di riferimento di Finmeccanica, che anno dopo anno aumenta il fatturato militare ed è fra le prime dieci società mondiali della difesa. Non a caso la società ha firmato contratti miliardari con paesi belligeranti o i cui governi siano responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani (ad esempio USA, Regno Unito, Turchia, ecc.). esportazioni che sarebbero vietate, in base alla legge 185, che viene puntualmente ignorata. Anzi: secondo  l’ultima relazione del governo al parlamento sul commercio delle armi, relativa al 2006, l’Italia ha venduto armi ad Israele, paese che viola continuamente risoluzioni ONU e di altri organismi internazionali.

 

In attesa del dibattito parlamentare sulla legge, alcuni esponenti della sinistra radicale hanno chiesto un taglio alle spese militari, e annunciato che porranno la questione dei programmi per l’acquisto degli EFA e degli Joint Stright Fighter (JSF), sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza, visto che gran parte dei fondi per gli investimenti sono a carico del Ministero dello Sviluppo Economico e non a quello della Difesa.


Dal sito di Nigrizia.it: