L’Unità – venerdì, 19 settembre
2003-09-22 di Osvaldo Sabato
Si pensa ad assemblee in tutti gli atenei,
due ore di astensione dal lavoro e una grande manifestazione a fine ottobre a
Siena.
Università, professori verso lo sciopero
Docenti e amministrativi si mobilitano
contro il piano del governo che taglia l’autonomia
Firenze. Assemblee nei vari atenei italiani e
mobilitazione di tutto il personale docente e amministrativo, che dovrebbe
concretizzarsi prima con uno sciopero di due ore del pubblico impiego. A
seguire un’altra giornata di agitazione generale limitata ai professori,
studenti e impiegati degli atenei e una manifestazione nazionale convocata,
probabilmente a Siena, per ottobre.
In sintesi è questo il pacchetto di protesta
a cui sta lavorando il sindacato degli universitari della CGIL. La scelta della
città del Palio non è stata fatta a caso dallo Snur/Cgil. E’ un modo,
infatti, per coinvolgere più da vicino nelle iniziative anche il presidente dei
rettori italiani, Piero Tosi, capo dell’università senese. Di questo e
altro si parlerà nel direttivo nazionale del sindacato scuola e università
della Cgil convocato per oggi a Roma sostanzialmente con due grandi temi
all’ordine del giorno: il primo riguarda la nuova organizzazione interna
del sindacato università con la Cgil – scuola, che dovrebbe portare ad
un'unica branca sindacale. Ma è l’altra questione, molto più attuale e
preoccupante, ad attirare il grosso del dibattito. Come cioè contrastare il
tentativo dei ministri dell’istruzione, Letizia Moratti, e del tesoro,
Giulio Tremonti, di mettere sotto tutela l’autonomia degli atenei.
La Cgil su questo fronte, lo ha già fatto
sapere la segreteria nazionale, non ci sta ed è pronta ad aprire un altro
motivo di scontro con il governo. Non a caso e proprio per lanciare un segnale
significativo al direttivo del sindacato universitario parteciperà anche uno
dei segretari confederali, Giuseppe Casadio. E proprio per preparare la
discussione di oggi si è tenuta sempre ieri a Roma una riunione preliminare
della sinistra della Cgil università e nell’occasione è stata ribadita la
scelta di non abbassare la guardia né diminuire il livello dello scontro
sindacale con il governo sulla bozza di riforma Tremonti – Moratti.
Queste, per ora, sono alcune linee direttive
emerse dal dibattito di ieri alla Cgil e non è detto, anzi nel sindacato sono
convinti, che sull’università non possa ricompattarsi l’unità
confederale con la Cisl e la Uil contro il tentativo del governo di smantellare
l’università pubblica. Il momento è delicato.
Il futuro dell’università è a rischio.
Come l’autonomia finanziaria degli atenei, almeno stando alle
indiscrezioni sulla bozza di riforma del ministro Letizia Moratti, che prevede
possibilità di finanziamento del governo solo dopo la presentazione di progetti
triennali. In questo modo i ministri dell’istruzione Moratti e del tesoro
Tremonti pensano di stabilire un controllo diretto del governo sulle
università. Del resto su questo punto il rettore Tosi era stato molto chiaro
"è in ballo la nostra storia secolare e l’autonomia conquistata
negli anni scorsi" ha dichiarato ancora ieri. Più esplicito è stato il
rettore di Firenze, Augusto Marinelli, che nel bloccare il pagamento
dell’aumento degli stipendi dei professori e ricercatori aveva giustificato
questa decisione con il pericolo di sopravvivenza dell’ateneo. Insomma,
il mondo universitario è in fibrillazione ed aspetta con ansia giovedì della
prossima settimana quando avrà il primo faccia a faccia fra il ministro Moratti
e i rettori che faranno con Tosi l’elenco delle disgrazie in cui versa
l’università italiana. Solo allora si capirà quali sono gli impegni del
governo e se davvero darà il via libera alla riforma che cancellerà
l’autonomia universitaria. Chi sta alla finestra e guarda senza entrare
nel merito della vicenda sono i sindacati di base. A Bologna, per esempio, le
RdB hanno deciso di stare dalla parte di nessuno. Né con il ministro, e sarebbe
clamoroso, né con la Cgil che per prima ha preso subito le distanze dalla
Moratti. "Noi non temiamo la proposta di Tremonti – hanno scritto le
RdB bolognesi – più di quanto non temiamo l’assodata pratica
autonoma sin qui seguita dai rettori". Fatta questa premessa le RdB
precisano che per il momento eviteranno di dare "giudizi sul merito"
e definiscono la bozza di riforma universitaria una "boutade volutamente
provocatoria nei confronti dei rettori".
I sindacati discutono e il consiglio
regionale del Lazio approverà il 22 settembre un taglio dei fondi per il
diritto allo studio, che diminuiranno complessivamente di 7.364.667 euro. Il
risultato è di 3164 borse di studio in meno rispetto allo scorso anno.
Come dire: in attesa della Moratti il
governatore del centro destra Francesco Storace è già passato ai fatti.