IL LAVORO CHE SARA’ ?
LA NUOVA SCHIAVITU’ !
Dal 30 gennaio
al 1 febbraio si terrà a Roma la "Conferenza Nazionale del Lavoro" promossa dal Ministero del
Lavoro, dall’ISFOL e da Italia Lavoro. Sarà quindi l’occasione per un bilancio
di quanto fatto per l’occupazione in questi ultimi anni e si prefigureranno gli
scenari futuri sul fronte del lavoro.
Negli anni in cui ha dominato la contrapposizione
flessibilità/rigidità, il nostro Paese ha vissuto una forte involuzione sul
piano dei diritti dei lavoratori, facendo al contempo decollare sempre più gli
interessi d’impresa. L’introduzione di tutte le forme possibili di flessibilità
nell’uso della manodopera, sia in entrata che in uscita – come dimostra la
discussione in corso sul tempo determinato –, ha prodotto un nuovo scenario che
oggi viene analizzato senza la presenza di una delle due parti in causa: i
flessibilizzati.
Lo scenario attuale vede una forte crescita dell’uso
di tutte le forme possibili di flessibilità, attuato attraverso la scusa di
garantire alle imprese la manodopera adatta al momento opportuno, ma con il
chiaro e dichiarato intento di scrivere la parola fine alle garanzie e ai
diritti del mondo del lavoro.
Nelle
fabbriche, negli uffici avremo sempre più presenze di nuove figure assunte con
contratti di collaborazione, interinali, part time lavoratori socialmente utili
che lavoreranno fianco a fianco, svolgendo le stesse identiche mansioni, con
chi ha ancora un contratto a tempo indeterminato e qualche residua garanzia
contrattuale. Ciò sta già producendo una forte riduzione del potere
contrattuale del mondo del lavoro che si vede sempre più minacciato
dall’incalzare della politica della “sostituibilità” di chi chiede rispetto dei
diritti, dei contratti o avanza richieste salariali fuori dai vincoli della
politica dei redditi.
Non
è un caso che le ore perse per sciopero, anche per questo, siano drasticamente
crollate negli ultimi anni.
Abbiamo
dunque due punti di prospettiva da cui leggere la realtà delle nuove forme del
lavoro; dalla parte dei disoccupati obbligati ad accettare il ricatto del
lavoro flessibile, dalla parte degli occupati depotenziati nel proprio potere
contrattuale e anch’essi ricattati dalla convivenza con questi nuovi paria del
lavoro.
Nel
frattempo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro certifica la presenza nel
mondo di un miliardo di disoccupati, la crescita di chi vive con meno di un
dollaro al giorno e della precarietà.
Ci
sarebbe da dire, parafrasando Humprey Bogart in Casablanca, “è la
globalizzazione, bellezza!”
Le
“nuove” politiche del lavoro, in sostanza, non hanno proprio nulla di nuovo. E’
il ritorno alle antiche forme di sfruttamento, di schiavitù dell’uomo agli
interessi del capitale.
E
ciò è anche il prodotto degli accordi di concertazione che, nell’ultimo
decennio in particolare, hanno contribuito al massiccio trasferimento di
risorse dal lavoro al capitale. La Politica dei redditi, che ha sancito la
subordinazione del salario al profitto, il Patto di natale che ha garantito
attraverso i Patti Territoriali, gli Accordi di Area ecc. mano libera alle
imprese per deregolamentare completamente i diritti dei lavoratori, la riforma
della pubblica amministrazione che ha rovesciato il concetto di sussidiarietà
pubblico – privato per favorire l’ingresso delle imprese nella cosa pubblica
smantellando il welfare state e introducendo anche fra i dipendenti pubblici le
nuove forme di lavoro precario.
Questa
Conferenza, che non a caso è “del” lavoro e non “per” il lavoro, ha un
obbiettivo evidente: magnificare le sorti progressive della flessibilità e
della vittoria del capitale sulle forze del lavoro. Anche se per farlo dovranno
truccare i dati occupazionali conteggiando, sulla scorta del modello
anglosassone, tra gli occupati anche chi lavora un mese l’anno o una settimana
al mese.
NOI CI SAREMO, CON I
DISOCCUPATI, I LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI, QUELLI DEL 12%, I LAVORATORI
DIPENDENTI PER RIVENDICARE
LAVORO VERO, SALARI EUROPEI, REDDITO AI DISOCCUPATI.
Del
resto i dati macroeconomici ufficiali evidenziano:
una continua crescita della produttività del lavoro che ormai, da più
di vent’anni non viene ridistribuita in alcun modo al fattore lavoro stesso;
continui aumenti del fatturato, del M.O.L. (Margine operativo lordo)
che continua a non essere tassato
crescita dei profitti complessivi in tutti i settori produttivi, in particolare
in quelli innovativi della new economy
trasferimenti pubblici alle imprese senza che i salari abbiano
mantenuto il potere reale di acquisto
forte riduzione della spesa pubblica per la protezione sociale e contestuale forte aumento
di tutte le tariffe pubbliche
aumento di fatto dell’orario di lavoro e dei ritmi senza alcuna contrazione
del ricorso al lavoro straordinario
nessuna riduzione strutturale della disoccupazione (risultati marginali si
hanno solo conteggiando le forme di occupazione atipica, flessibile, precaria)
E’
quindi evidente che oggi esistono le condizioni economiche reali per avviare
una concreta inversione di rotta, trasferendo quote importanti della ricchezza,
prodotta dai lavoratori, ai lavoratori stessi.
E’
a tal fine che proponiamo forme omogenee di tassazione dei capitali, in
particolare di quelli finanziari e speculativi, una tassazione sulle imprese
che incida direttamente sul M.O.L., una drastica e reale riduzione
generalizzata dell’orario di lavoro a 32 ore e la fine del ricorso allo
straordinario.
Queste
scelte, se assunte, possono liberare le risorse necessarie a creare nuova
occupazione a tempo pieno, a pieno salario, a pieni diritti, restituendo allo
Stato il suo ruolo occupatore; a garantire un reddito di almeno un milione al
mese e la gratuità dei servizi essenziali ai disoccupati, ai precari, ai
sottoccupati, ai pensionati al minimo; a consentire salari europei a tutti i
lavoratori.
Le
condizioni economiche esistono, manca solo la volontà politica!
Invitiamo tutti a
partecipare al
PRESIDIO DELLA CONFERENZA NAZIONALE DEL LAVORO
MARTEDI’ 30 GENNAIO ore 15
Piazzale Kennedy EUR – Roma
RdB/CUB Federazione Nazionale
Info/adesioni
RdB
tel.067008872 fax 067005631 e mail federazione@rdbcub.it