RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE

CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE RdB/CUB     www.rdbcub.it

RdB-CUB PUBBLICO IMPIEGO

Settore Università

 

Un’altra Università è possibile?

 

Anni di continui tagli ai bilanci dell’Università e della Ricerca Pubblica hanno dimostrato che questo Governo non intende in nessun modo favorire il rilancio della Ricerca e dell’innovazione tecnologica, né, men che mai, riconoscere la centralità del sistema della formazione e della ricerca pubblica. A nulla valgono i dati che lo stesso Governo fornisce sulla spesa per la Ricerca che dimostrano come siano Università e Ricerca Pubblica - e non l’impresa privata e ancor meno gli enti inventati e generosamente finanziati da come l’Istituto Italiano per le Tecnologie… - a garantire la ricerca e l’innovazione tecnologica nel Paese.

 

Anche la ventilata esclusione degli enti e imprese impegnate in attività di ricerca dal pagamento dell’IRAP è stata accantonata. Proprio in questi giorni il Governo dichiara di voler abolire l’IRAP indiscriminatamente, a beneficio esclusivo dell’impresa privata, e senza alcuna certezza di assorbimento del personale precario di Università ed Enti di Ricerca, come da più parti – noi compresi – era stato richiesto.

Ricordiamo la proposta presentata in Parlamento in forma “bipartisan”, da Maura Cossutta (PdCI); Fasolino (Forza Italia); Bulgarelli (Verdi) e Fioroni (Margherita), sul testo redatto da RdB Università e Ricerca, che prevedeva l’utilizzo dei fondi IRAP per l’assunzione in ruolo di tutto il personale precario di questi enti che la Ricerca la producono ontologicamente per “ragione sociale”.

L’unico ambito in cui è possibile accertare, con pienezza di cognizione, il reale avanzamento della Ricerca e dell’Innovazione Tecnologica, è appunto l’Università e gli Enti di Ricerca.

Ben diversa appare l’impresa privata che, anche negli anni passati, ha goduto di generosi sgravi fiscali motivati dal reimpiego dei profitti in Ricerca. Una formuletta che è servita a giustificare, con spericolate acrobazie lessicali di bravi commercialisti, l’unica “rivoluzione” nel mercato del lavoro: precarietà e contenimento dei costi del lavoro (salari e diritti).

…e senza che l’impresa privata italiana sia riuscita poi a garantire il suo obiettivo: la “competitività internazionale”.       Resta sul campo il solito “capitalismo straccione” e senza prospettive di sviluppo.

 

E’ chiaro ed evidente che i problemi dell’Università e della Ricerca non possono trovare soluzione all’interno di un “normale” confronto tra Autonomie, forze sindacali, Ministro e Governo.

La comunità accademica non ha nel Governo e nel suo Ministro un interlocutore.

 

Il problema va dunque risolto sul piano politico: la comunità accademica non può fare altro che schierarsi contro questo Governo e le sue politiche.

Per questo RdB, che ha sempre rivendicato e praticato una linea di totale indipendenza dalle forze politiche, oltre che dal potere baronale, sente la necessità e l’urgenza di esprimersi e invitare la comunità accademica a votare in tutte prossime scadenze elettorali contro questo Governo e le sue politiche.

Lo facciamo anche perché, finché questo Governo resta in carica, ogni tentativo di fare i conti con le “debolezze” strutturali delle “riforme” autonomistiche di questi anni è semplicemente impossibile.

Ogni tentativo di rincorsa sindacale, su un piano limitatamente contrattuale, è dunque destinato ad una sconfitta “a priori”.

 

Un cambio del quadro politico è perciò condizione ineludibile per riaprire una riflessione comune sulle prospettive dell’Università e della Ricerca Pubblica, e per rivedere o addirittura cancellare quelle “riforme” che si rivalessero incompatibili con l’esistenza, l’attività e un ruolo propositivo del sistema universitario pubblico per lo sviluppo civile, culturale, scientifico ed anche economico del paese.

 

Roma,  22.03.05                                                                                                    RdB/CUB Università