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RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE Federazione del Pubblico Impiego, Servizi, Industria e Settore Privato CONFEDERAZIONE
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Università -
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Lettera
aperta ai docenti, studenti e lavoratori in lotta dell’Università.
Abbiamo avuto modo di seguire ed apprezzare quanto da Voi discusso e
deciso nell’assemblea tenutasi alla Sapienza il 5 Febbraio u.s.. Anche la scrivente O.S.
valuta negativamente i contenuti che informano il Disegno di Legge della
Ministra Moratti.
Fin da subito ci preme
esprimere la nostra adesione all’iniziativa promossa dall’Assemblea con l’augurio che essa si possa estendere in tutti gli
atenei, e unirsi alle altre iniziative del mondo universitario a tutela
dell’Università Pubblica e dei diritti fondamentali di chi vi opera e vi
studia.
A nostro avviso il
disegno di legge della Moratti è l’ultimo (in ordine di tempo) di un processo
riformatore che da oltre quindici anni investe gli atenei. Processo che ha già
investito e drasticamente ridotto il diritto allo studio – e con esso la necessaria mobilità sociale di una società moderna –
e di seguito ha travolto il personale T.A.,
negandogli ruolo ed identità.
Siamo convinti che la mortificazione del
ruolo docente sia figlia di una cultura stolidamente aziendalistica,
la cui matrice è presente fin dai governi precedenti l’attuale, che disconosce
la centralità della Ricerca di base, nega la libertà di insegnamento
e ritiene un puro costo il regolare funzionamento degli atenei quando e laddove
non proiettati all’immediata applicazione “produttivistica” del Sapere.
Il “movimento carsico” prima
esercitato nei confronti del personale T.A. trova
ora, come previsto, pieno compimento attentando con leguleia malignità al futuro
dei giovani che si avvicinano all’insegnamento ed alla ricerca, subordinandone ruolo,
dignità e diritti ad una mera logica di profitto – peraltro dal corto respiro e
privo di prospettive di crescita, pur in un’accezione strettamente
utilitaristica. La riforma della Moratti aumenta i poteri di quella parte
dell’Accademia che da sempre si colloca al di sopra ed al di fuori di ogni sindacabilità sociale, che riconosce come suo solo referente se
stessa e la propria condizione sociale e mal tollera la parte più viva e
dinamica degli atenei: gli studenti, la nuova docenza ed i lavoratori tecnici
amministrativi.
Oggi questa cultura spinge
per spostare definitivamente la competizione tra gli atenei dal piano
scientifico e culturale al piano della mera competizione economica, accentuando
il distacco tra Università e Società e marcando in profondità l’identificazione
della cultura e della scienza col potere economico e finanziario, come in una
sorta di catartica rivincita classista contro il passato “sessantottino”
dell’Università Pubblica di massa.
I recenti pronunciamenti del Governo sull’Università appaiono d’altronde più indirizzati a mettere sotto controllo i poteri delle autonomie – sotto il segno di una politica di riduzione dei finanziamenti pubblici – che tesi a valorizzare l’Università Pubblica e dotarla di quei mezzi necessari a svolgere fino in fondo e riqualificare la propria funzione a garanzia del diritto allo studio, della libertà di insegnamento e di ricerca e, infine ma non per ultimo, a dotarla di personale Tecnico Amministrativo formato ed in numero adeguato per garantirne il successo. Persino gli impegni contrattuali con il personale T.A. vengono disattesi: il Contratto Nazionale è scaduto da più di due anni (!!!), ed ancora non si intravede l’apertura del nuovo!
All’orizzonte si profilano ben più gravi pericoli, figli ultimi del processo di aziendalizzazione degli atenei e della perversa logica dei tagli governativi: l’esternalizzazione generalizzata dei servizi e la svendita alle Fondazioni di competenze, conoscenze, patrimoni – e personale – e attività didattiche e scientifiche.
Adeguamento dei fondi
pubblici, fine della competizione economica tra gli atenei, democratizzazione
degli organi di gestione delle autonomie e di rappresentanza del sistema
universitario, ripristino del diritto allo studio (e rilancio dei processi di
mobilità sociale), riqualificazione della didattica e della ricerca
universitaria, ricostruzione di rapporti di mutua collaborazione tra le
componenti degli atenei.
Questo riteniamo
che sia l’orizzonte entro cui intavolare un interessante confronto.
E, per quanto ci riguarda
direttamente e immediatamente come lavoratori
tecnico-amministrativi, rivendichiamo il riconoscimento del nostro
ruolo, così come dei nostri più elementari diritti contrattuali: rinnovo del
contratto nazionale scaduto; vero adeguamento stipendiale; sblocco delle
assunzioni e copertura del turn over; trasformazione dei contratti di lavoro
precario in contratti a tempo indeterminato.
Questi sono gli obiettivi che
stiamo perseguendo con la nostra azione sindacale, convinti che la
riqualificazione e lo sviluppo dell’Università Pubblica non possano prescindere
da un solido e adeguato supporto del personale Tecnico Amministrativo.
Una Università che sappia
riconoscere l’importanza e la centralità del Lavoro, a garanzia del primato
della Ricerca Pubblica e di Base.
Una battaglia di tutti.
Roma, 11.02.04
RdB/CUB Università