Assemblea del 25 novembre

 

Concertazione e baroni mandano il contratto nel pallone

 

Nelle scorse settimane abbiamo diffuso un documento informativo sul contratto nazionale in cui avanzavamo la rivendicazione di un reale aumento degli stipendi per tutti i lavoratori universitari, individuando a questo scopo i fondi che deriverebbero dal riallineamento (o riequilibrio) dello stipendio medio della categoria allo stipendio medio degli altri contratti del pubblico impiego.

Si tratterebbe di una cifra considerevole, superiore a quella teoricamente necessaria per il recupero dell’inflazione programmata e decisamente superiore a quella effettivamente stanziata a questo scopo (tant’è che l’Aran, nella sua “proposta” del 6 ottobre, si concedeva sconti per 10 mesi sulla rata del 1998 e per 8 mesi sulla rata del 1999 per starci dentro!)

 

In occasione delle discussioni e delle assemblee per lo sciopero del 15 ottobre (dove si sono tenute!), in tutt’Italia sono emerse la questione del riallineamento e la rivendicazione dell’aumento degli stipendi, fermi da troppi anni perché il sindacato confederale ha rinunciato alle rivendicazioni salariali e perché l’effettivo aumento del costo della vita supera di gran lunga il recupero dell’inflazione programmata dal governo (vedi tariffe, ticket per i servizi sanitari, scuola ecc.)

Se a ciò si aggiunge il fatto che nelle università, in questi dieci anni di “riforme” (privatizzazione del rapporto di lavoro, autonomia universitaria, ecc.), il sottosalario e il sottoinquadramento sono state la norma, sia per l’invecchiamento dell’ordinamento professionale, sia per la continua richiesta di mansioni più qualificate, risulta comprensibile perché per i lavoratori universitari il problema centrale è quello del salario, oltre al pieno riconoscimento dello svolgimento di mansioni superiori.

 

Per questo è stato richiesto ai sindacati confederali che contrattano all’ARAN di trasformare la richiesta di riallineamento stipendiale sulla paga-base in precise proposte di piattaforma, senza subire il ricatto del nuovo ordinamento professionale (che, nei termini in cui se ne sta discutendo, servirà più che altro a sistemare “qualcuno”). Ma tutti tacciono.

Da questo silenzio non ci aspettiamo nulla di buono e, anzi, temiamo di ricevere a Natale un regalo in più: l’ennesimo accordo-bidone, senza concreti miglioramenti salariali e con un nuovo ordinamento peggiorativo rispetto alla situazione attuale.

 

I lavoratori di “Tor Vergata” non sperino che quello che si sta decidendo fuori dell’Ateneo non condizionerà già dal prossimo futuro la loro vita lavorativa! Ne vogliamo parlare?

 

La RdB invita i lavoratori a partecipare

all’assemblea che si terrà 

Giovedì 25 novembre

alle ore 10 presso la sala del CdA (7°piano Romanina)

 

Roma, lì 18 novembre ’99

Il Coordinamento RdB  Università Tor Vergata