Perché scioperare il 12
marzo
con la
Confederazione Unitaria di Base
I prezzi continuano a salire.
Persino l’Istat ha dovuto
correggere al rialzo, per l’ennesima volta, le sue stime. Quella di febbraio è
passata dal 2,3% al 2,4% accertata.
Oltre al peggioramento delle condizioni materiali
dei lavoratori e dei pensionati, aumentano sensibilmente le disuguaglianze fra
classi di reddito. Gli unici a non essere affatto preoccupati dell’andamento
del costo della vita sono Confindustria
e governo, mentre il declino è sotto gli occhi di tutti.
Proprio la Confindustria
sta per eleggere il suo nuovo presidente: Luca di Montezemolo.
Il cambio al vertice non è cosa di poco conto. Infatti, la “linea di Parma” degli industriali è archiviata.
L’accordo, alla vigilia delle elezioni 2001, tra i padroni e il liberismo
radicale della Casa delle Libertà prevedeva la richiesta al governo di leggi a
favore dell’impresa, dei capitali, delle rendite, lo sterminio dei diritti del
lavoro e persino il rifiuto della politica concertativa
fin qui perseguita e che tanto ha reso.
Questa strategia è fallita e gli industriali
cambiano cavallo. L’industria da tempo non cresce, il
sistema produttivo si è indebolito grazie alle politiche liberiste praticate
dai governi degli ultimi venti anni. Nessun investimento,
solo privatizzazioni sconsiderate e l’abbraccio alla finanziarizzazione
dell’economia speculativa. Se inseriamo, in
questo quadro, anche una stagnazione dell’economia internazionale, la rigidità
dell’euro e delle sue istituzioni, la ripresa economica basata sulla
flessibilità del lavoro e la diminuzione delle tasse rimane solo che una
semplice illusione.
Ma stiamo andando, quindi,
verso una situazione migliore?
No.
Il cambio, dalla destra estrema a posizioni
neocentriste, non promette nulla di buono per i lavoratori. Anzi, l’idea è
quella di rilanciare una nuova concertazione con CGIL, CISL e UIL storicizzando
i favori già ottenuti come la legge 30, la delega fiscale, la controriforma Moratti, la devolution e per
ultimo la delega sulle pensioni.
Si sta preparando un nuovo patto sociale concertativo partendo dalla riproposizione
di un nuovo 23 luglio in un quadro nel quale “è fatto compiuto” la flessibilità
selvaggia del lavoro e lo smantellamento della tutela sociale. In cambio, le
OO.SS. confederali riprenderebbero il loro ruolo di
unico interlocutore con le imprese e con il governo.
Un governo neocentrista e riformatore dove tutti i
disastri fin qui creati non sarebbero messi in discussione ma solo regolamentati, governati. Il cosiddetto liberismo moderato,
temperato e rassicurante.
Un nuovo regime concertativo, un nuovo patto sul lavoro, una nuova politica
dei redditi.
Le dichiarazioni degli esponenti del triciclo,
disponibili ad un dialogo con il governo sulle pensioni, sulla guerra e le
“interviste” del ministro Tremonti, sono gli ultimi
esempi.
Ma il movimento dei movimenti, il popolo della pace
e le lotte di questi anni, non solo rifiutano la
politica di questo malsano governo, senza rimpiangere quelle trascorse del
centrosinistra, ma chiedono anche una profonda svolta economica e politica, un
no alla guerra “senza se e senza ma”, un radicale miglioramento delle
condizioni salariali e di vita delle classi sottomesse.
Per contrastare questo, è necessario rivendicare
salario e diritti, ampliare e difendere lo stato sociale, insomma occorre
lottare contro l’attuale politica neoliberista.
Abbiamo una grande occasione:
Lo sciopero generale di venerdì 12 marzo 2004 indetto dalla
CUB.