PROTOCOLLO D’INTESA
GOVERNO-SINDACATI
Il Governo e le
sottoscritte organizzazioni sindacali, all’esito di un proficuo confronto,
hanno concordato quanto segue:
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IL COMMENTO DELLE RdB
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1. La
stagione negoziale 2002-2005 per il personale delle amministrazioni di cui
all’art. 1, co. 2, e 3, co.1, del d.lgs. 165/2001, dovrà confermare
integralmente i contenuti del protocollo Governo-Sindacati sulla
politica dei redditi del 23/7/1993, l’impianto contrattuale, nonché il
sistema di relazioni sindacali complessivamente definito con il decreto
legislativo 165/2001 e con i CCNL.
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Il d.lgs. 165/2001,
più volte citato, è il testo che riassume il d.lgs. 29/1993 e le sue successive
modificazioni. Il personale a cui si fa riferimento è :
“Per amministrazioni pubbliche si intendono
tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole
di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed
amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le
Province, i Comuni, le Comunita' montane. e loro consorzi e associazioni,
le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere
di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni,
tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le
amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.”
L’accordo del
23/7/1993 è il cosiddetto Accordo di Luglio 1993. Pur non citando chiaramente
la “Concertazione”, che di tale accordo era l’ossatura, si ribadisce il rispetto
di tale pratica, tra l’altro richiamata sia dal d.lgs. 165/2001, che da
tutti i contratti di Pubblico Impiego. Il ribadire tale pratica, se
per qualcuno può essere un successo, per noi è la conferma che ci troviamo
di fronte ad un ruolo sindacale improprio, fatto di partecipazione e
condivisione, piuttosto che di rappresentanza di interessi, storicamente e
logicamente, contrapposti.
La Concertazione,
infatti è un processo attraverso il quale il sindacato concorda (e
condivide) preventivamente col Governo obiettivi e finalità e poi va a
spiegarli, (ed imporli) a lavoratrici e lavoratori, invertendo la logica
della rappresentanza. Il sindacato dovrebbe concordare con lavoratrici e
lavoratori la posizione da assumere e poi, sulla base del mandato
ottenuto, andare a discutere col Governo… forse siamo un po’ all’antica, ma
per noi la rappresentanza significa questo.
Ma c’è di peggio.
La nuova concertazione, quella che emerge da questo accordo, è al ribasso.
Sia sul piano economico che su quello delle privatizzazioni. Come vedremo,
le scelte del Governo non si concordano, si accettano, limitandosi a
chiedere un posto al tavolo per discuterne le modalità di applicazione…
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2. Per
quanto, inoltre, concerne gli obiettivi della stagione negoziale 2002-2003,
le Parti concordano sulla necessità di difendere, secondo i criteri richiamati
al punto 1, il potere d’acquisto delle retribuzioni con il contratto nazionale
e sull’opportunità di destinare, con i criteri definiti dai CCNL, una quota
delle risorse finanziarie all’incentivazione dell’efficienza del servizio
e della produttività.
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Qui troviamo la prima
conferma di questo ragionamento. Non si parla di recupero
dell’inflazione (ne pregressa ne futura), ma si concorda su una formula
meno vincolante, ovvero sulla “necessità di difendere il potere
d’acquisto delle retribuzioni”. Gli effetti di queste pratiche? Già li
conosciamo. Lo stipendio di un dipendente di Area C, del Ministero delle
Finanze, oggi (forse) Agenzie Fiscali ha seguito dal 1990 al 2000 questo
andamento (la riga superiore è il valore nominale degli importi percepiti,
quella inferiore è il valore d’acquisto degli stessi):
Il grafico è stato ottenuto inserendo gli importi
dei modelli 101 (ora CUD) – e quindi comprensivi delle risorse finanziarie
dedicate all’incentivazione. E’ da tener presente che il Ministero delle
Finanze è da considerarsi un Ministero “ricco” avendo una delle indennità
di Amministrazione più elevata. Questa situazione, comune a gran parte
degli impiegati, è frutto dell’accordo riguardante il costo del lavoro e
di un contratto di 4 anni
saltato senza rinnovo. Lo stipendio del 2000 è nominalmente inferiore a
quello di dieci anni prima, e, se si considera l’inflazione, la perdita del
potere d’acquisto della retribuzione supera gli 11 milioni annui (perdita
di oltre il 30%).- L’ISTAT
infatti conferma una “perdita” media, nello stesso periodo di oltre 8
milioni annui. E’ una flessione che non trova alcuna spiegazione. Nello
stesso periodo, infatti, il PIL dell’”Azienda Italia” è cresciuto di circa
il 30% e l’occupazione è rimasta quasi invariata, inserendo però moltissime
figure di lavoro atipico. La Politica dei Redditi a chi ha giovato?Anche
questa è la Concertazione: un continuo gioco al ribasso.
Anche in questo accordo, come negli ultimi dieci anni, gli (eventuali)
stanziamenti, per stessa ammissione di chi lo ha sottoscritto, non
bastano a garantire inflazione programmata e recupero di quella pregressa.
Non solo. Ci troviamo di fronte ad un ulteriore aberrazione. Sarebbe
logico che tali importi finissero in busta paga proprio per difenderne il
potere d’acquisto. Invece no. Si concorda che una quota (quota prevalente,
dirà più avanti l’accordo e sottolineerà in tutte le TV, il Ministro
Frattini) sarà destinata a finanziare “l’efficienza del servizio e della
produttività”: i Fondi Unici di Amministrazione, gestiti come tutti
sappiamo.
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3. Le Parti
riaffermano lo spirito e i contenuti delle riforme che, attraverso la
"contrattazione" dei rapporti di lavoro, l’introduzione di
logiche e criteri condivisi nei contratti basati sulla responsabilità e
l’efficacia del funzionamento delle amministrazioni pubbliche, la
distinzione tra funzioni di indirizzo degli organi politici e funzioni di
amministrazione concreta e di gestione dei dirigenti hanno mirato a promuovere
una maggiore efficienza, economicità ed efficacia delle pubbliche amministrazioni.
In tale spirito, le
Parti riaffermano il carattere centrale e irrinunciabile di una chiara
ripartizione di ambiti tra legge e atti pubblicistici, da un lato, e
contrattazione collettiva e sistema di relazioni sindacali, integrato da
altre forme di partecipazione sindacale, dall’altro lato, secondo le linee
generali che si sono consolidate con il d.lgs. 165 e con i contratti
collettivi.
Coerentemente
con quanto sottolineato al punto 3, il Governo si impegna a conformare la
propria attività al rispetto di quanto previsto dall’art. 2, c. 2, del
d.lgs. 165/2001, attualmente in vigore, che afferma la prevalenza della
contrattazione rispetto alle disposizioni di legge, fatte salve le riserve
di legge stabilite dallo stesso decreto legislativo. Pertanto, il Governo
si impegna, anche nel rapporto con il Parlamento, ad evitare che si
producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione.
L’impegno ribadito con il presente protocollo sarà altresì sottolineato
per quanto concerne il Governo, in una direttiva del Presidente del
Consiglio a tutti i Ministri da formalizzare con apposito atto da rendere
pubblico nelle forme di rito.
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Altra dichiarazione
di intenti, in cui, politicamente, si afferma che si condividono i metodi
e i contenuti del decreto legislativo 29/1993 e segg.. E’ curioso però che
proprio questo accordo sia in palese contrasto con tali contenuti, cercando
di svuotare, per certi aspetti, la contrattazione che, come stabilito
proprio dalle norme che si richiamano, si dovrà svolgere tra ARAN e
Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative.
Sulla base di tali norme (artt.47 e 47bis d.lgs
29/1993) le RdB sono maggiormente rappresentative in 6 comparti del
Pubblico Impiego (su dieci). Sarà su quei tavoli che, secondo la norma, si
deciderà il vero contenuto dei contratti. Sarà su quei tavoli, e nei posti
di lavoro, che, non vincolati da questo pessimo accordo, rilanceremo
fortemente la necessità di garantire stipendi europei e diritti certi a
tutti i dipendenti.
Per la parte
riguardante la ripartizione degli ambiti di legge e atti pubblicistici, ed
in particolare, la prevalenza di questi ultimi, come di fatto, è stato
ricordato nello stesso accordo, è questione già affrontata dal legislatore
ed è, quantomeno bizzarro, che si debba sottoscrivere un accordo in cui il
Governo si impegna al rispetto delle leggi… ed addirittura che verrà
emanata una “direttiva del Presidente del Consiglio a tutti i Ministri”
per ribadire questo concetto.
Si tratta
chiaramente di un inutile proclama che qualcuno, siamo certi, cercherà di
spendersi politicamente. Infatti, volendo ritenere questo Governo come
inaffidabile e non intenzionato a rispettare le leggi, ci si chiede che
garanzia si abbia invece riguardo al rispetto dell’accordo. Se invece si
ritiene questo Governo affidabile e rispettoso delle leggi diviene inutile
ribadire il concetto…
d.lgs
165/2001 Art.2, comma 2. I rapporti di lavoro dei dipendenti delle
amministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del capo I,
titolo II, del libro V del codice civile e dalle leggi sui rapporti di
lavoro subordinato nell'impresa, fatte salve le diverse disposizioni
contenute nel presente decreto. Eventuali disposizioni di legge, regolamento
o statuto, che introducano discipline dei rapporti di lavoro la cui
applicabilità sia limitata ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche,
o a categorie di essi, possono essere derogate da successivi contratti o
accordi collettivi e, per la parte derogata non sono ulteriormente
applicabili, salvo che la legge disponga espressamente in senso contrario.
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4. In
particolare, e per le prospettive immediate, il Governo si impegna a perseguire
il sopra detto criterio di riparto degli ambiti di competenza legislativa e
contrattuale dell’ulteriore corso dell’iter legislativo del disegno di
legge di riforma della dirigenza statale, modificando quanto in quel
disegno di legge confligge con ciò che è contenuto nel presente
protocollo ed in particolare confermando pienamente il ruolo ed i contenuti
del contratto collettivo vigente nei vari aspetti di garanzia per le due
fasce. Le parti concordano, ferme restando le attuali norme sulla
rappresentanza, che la disciplina dell’area della vicedirigenza e di
quella dei professionisti e ogni altra iniziativa riguardante gli inquadramenti
del personale sono di competenza della contrattazione. I relativi fondi
dovranno essere aggiuntivi rispetto a quelli previsti per i rinnovi
contrattuali. Il Governo valuterà, altresì, i possibili correttivi e le
integrazioni del citato d.d.l., per sostituire l’attuale previsione
normativa – secondo cui la nuova disciplina trova applicazione per i
dirigenti non titolari di funzioni dirigenziali generali, previa verifica
dei risultati conseguiti – con una facoltà di avvicendamento, sia
nell’ambito di funzioni "di line" che "di staff", con
la conseguente applicazione delle procedure contrattuali all’uopo previste.
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Qui si parla del d.d.l.
sulla vice-dirigenza. Il Governo non rinuncia al progetto. Che appare
come acquisito – e condiviso - anche dai sindacati firmatari.
Quello che importa è
che la sua disciplina – si afferma - venga riportata alla contrattazione
(“ferme restando le attuali norme sulla rappresentanza”). In questo caso la
partita si gioca su quello che viene chiamato spoil-system, le
nomine e le conferme dei dirigenti. Un meccanismo nel quale esiste la
concorrenza diretta tra governo e sindacati e che, evidentemente,
entrambi si vogliono spendere, forse in termini clientelari, certamente di
colonizzazione del potere.
In sostanza, il
Governo riconosce al sindacato la titolarità di “concertare” ruoli e modalità
di avvicendamento dell’assurda figura di coloro che verranno inseriti
nell’area della Vice Dirigenza.
Siamo certi che
proveranno a rivendersi il fatto che le risorse per retribuire tali figure
devono essere extra-contrattuali.
La verità è che
con il decreto sulla vice dirigenza si elimineranno molti dirigenti (ed i
relativi investimenti contrattuali) per far svolgere il loro ruolo
(individuati a rotazione?, con concertazione?) - da soggetti che guadagnano
il 15-20% di quanto guadagnano loro e a cui sarà garantita una sorta di
indennità con stanziamenti extra-contrattuali… Magari ricontrattati ogni
anno.
Non siamo certo di
fronte ad una grande conquista, né sul piano economico né su quello della
garanzia dei diritti…
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5. In sede di
discussione in Parlamento del collegato ordinamentale, coerentemente con
quanto affermato ai punti 3 e 4, il Governo presenterà proposte, come richieste
dalle OO.SS., finalizzate a ricondurre alla contrattazione il rapporto di
lavoro del personale dei Beni Culturali di cui all’art. 33 della legge finanziaria
2002.
Per quanto riguarda
il trattamento del personale infermieristico, il Governo ribadisce che
tale ambito costituisce applicazione del già richiamato principio
contenuto nel citato art. 2, co. 2, d.lgs. 165.
Per quanto concerne
il personale dipendente degli Istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico, il Governo si impegna a presentare un’apposito emendamento
soppressivo relativo all’A.C. n. 2122-bis, volto a espungere dall’art.24,
comma 1, lett. c, le parole "con contestuale passaggio al rapporto
di lavoro privato"
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In questo caso il
Governo non assume alcun vero impegno, se non quello di presentare
proposte in Parlamento a riguardo. Quello che emerge chiaramente è
l’avvallo sindacale ad una serie di questioni importantissime sul fronte
delle privatizzazioni.
Si parla di
ricondurre alla contrattazione il rapporto di lavoro del personale dei
Beni Culturali previsto dall’art.33 della finanziaria che prevede
di:
“dare in
concessione a soggetti diversi da quelli statali la gestione di servizi
finalizzati al miglioramento della fruizione pubblica e della
valorizzazione del patrimonio artistico”.
In sostanza, si accetta
che la gestione di tali servizi finisca al di fuori dello Stato. Va
evidenziato inoltre che la contrattazione del Comparto Ministeri, a cui
si fa riferimento, prevede, grazie all’ultimo accordo “concertato” il 16
maggio scorso, svariate figure di lavoratori flessibili, dal “solito”
precario al lavoratore interinale…
Si ribadisce che il personale
infermieristico, seppur mantenendo la precarietà in pectore di tale
figura, e non contestando i processi
di esternalizzazione in corso, rimane (evidentemente a tempo) personale
pubblico a cui si applica la contrattualizzazione del rapporto di lavoro.
Per il personale
dipendente degli Istituti di ricovero, inoltre, c’è un altro
impegno del Governo a presentare un emendamento che lo salvi dal passaggio al rapporto di
lavoro privato (???) . Un ulteriore impegno a presentare un emendamento…
Tra l’altro, il citato articolo prevede:
“la trasformazione degli istituti di ricovero e cura a
carattere scientifico di diritto pubblico, esistenti alla data di entrata
in vigore della presente legge, in fondazioni di rilievo nazionale, aperte
alla partecipazione di soggetti pubblici e privati e sottoposte alla vigilanza
del Ministero della salute”.
Questo passaggio non viene messo in discussione. Per cui
chiedere un emendamento relativo alla permanenza del personale nell’ambito
pubblico è una contraddizione in termini… solo
qualcosa da spendersi in termini di propaganda.
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6. In relazione agli
interventi normativi sulla razionalizzazione e la riforma degli enti
pubblici di cui all’art. 28 della legge finanziaria 2002, tenendo conto
dell’esigenza di perseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di
riduzione del complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni
pubbliche, di incremento dell’efficienza e di miglioramento della qualità
dei servizi, il Governo riconosce l’importanza di valutare adeguatamente,
fermo l’interesse della generalità dei cittadini alle migliori e più
economiche modalità di erogazione dei servizi, anche gli interessi dei
lavoratori dipendenti degli enti coinvolti dai mutamenti in questione a
salvaguardia dei livelli occupazionali. A tal fine il Governo,
preventivamente all’adozione dei relativi provvedimenti, attiverà entro 30
giorni un tavolo di permanente confronto con le OO.SS., finalizzato a
definire parametri di efficacia, di efficienza, di economicità e qualità
delle prestazioni pubbliche, che in ogni caso vanno garantite e le
tipologie dei servizi da escludere. Parte integrante di tale valutazione è
l’impatto sulla domanda di servizi pubblici, nonché le ricadute
organizzative ed occupazionali sul personale.
Per quanto riguarda
l’attuazione dell’art. 29 della finanziaria, il tavolo permanente avrà ad
oggetto l’esame dei criteri generali e attuativi relativi alle conseguenti
ricadute occupazionali.
Il Governo, tramite
il Ministro per la Funzione Pubblica, promuoverà accordi contrattuali per
prevenire eventuali eccedenze di personale, individuando le condizioni
economico-normative necessarie alla soluzione di eventuali problemi
occupazionali.
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Questo è uno dei
punti più importanti (in negativo) dell’accordo. Per comprendere questa
affermazione è necessario leggere quanto è presente nell’art.28 della
finanziaria 2002:
Al fine di
conseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di ridurre il complesso
della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di
incrementarne l’efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, con uno
o più regolamenti, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della
legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore
della presente legge, il Governo, su proposta dei Ministri dell’economia e
delle finanze e per la funzione pubblica, di concerto con il Ministro interessato,
individua gli enti pubblici, le amministrazioni, le agenzie e gli altri
organismi ai quali non siano affidati compiti di garanzia di diritti di
rilevanza costituzionale, finanziati direttamente o indirettamente a
carico del bilancio dello Stato o di altri enti pubblici, disponendone la
trasformazione in società per azioni o in fondazioni di diritto privato,
la fusione o l’accorpamento con enti od organismi che svolgono attività
analoghe o complementari, ovvero la soppressione e messa in liquidazione,
sentite le organizzazioni sindacali per quanto riguarda i riflessi sulla
destinazione del personale.
Altrettanto grave il
riferimento all’art.29 della finanziaria – dalla cui applicazione
(visto che va tutto bene) l’accordo lascia presagire, e forse qualcosa in
più, “ricadute organizzative ed occupazionali sul personale”:
Le pubbliche
amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165, nonchè gli enti finanziati direttamente o
indirettamente a carico del bilancio dello Stato sono autorizzati, anche in
deroga alle vigenti disposizioni, a:
·
acquistare sul mercato i servizi, originariamente
prodotti al proprio interno, a condizione di ottenere conseguenti economie
di gestione;
·
costituire,
nel rispetto delle condizioni di economicità di cui alla lettera a),
soggetti di diritto privato ai quali affidare lo svolgimento di servizi,
svolti in precedenza;
·
attribuire a soggetti di diritto privato già
esistenti, attraverso gara pubblica, ovvero con adesione alle convenzioni
stipulate ai sensi dell’articolo 26 della l.23 dicembre 1999, n. 488,
e successive modificazioni, e dell’articolo 59 della l.23 dicembre 2000,
n. 388, lo svolgimento dei servizi di cui alla lettera b).
Se l’azione combinata dei due articoli della finanziaria
è un attacco senza precedenti all’integrità del servizio pubblico, questo
problema sembra solo sfiorare i sindacati firmatari che, di fatto, cedono
su questi principi e “strappano” al Governo solo quanto era già scritto in
finanziaria… il confronto sull’argomento.
Insomma, non vengono messe in discussione le pratiche di privatizzazione,
esternalizzazione, outsourcing e chi più ne ha più ne metta, su cui pare ci
sia, da parte dei sindacati firmatari una completa condivisione. Anche in
questo caso, pare che l’unico problema sia quello che le modalità che di
gestione di tali processi vengano “concertate” (o addirittura cogestite)
con loro.
Per uscire dal
sindacalese vediamo di spiegare alcuni termini, se la spiegazione di privatizzazione
è pleonastica, bisogna certo chiarire la questione esternalizzazioni
e la questione outsourcing.
Con la prima si
intende la pratica con la quale, gli Enti Pubblici costituiscono società di
diritto privato (in genere società di capitale) per seguire alcuni settori
di intervento. Il personale conferito a queste società è, di norma, quello
che nell’Ente Pubblico seguiva tali settori. L’effetto immediato è che i
dipendenti escono immediatamente dalla contrattazione pubblica. L’effetto
successivo è che le quote di partecipazione in tali società possono essere,
dopo un breve periodo di obbligatorietà della proprietà da parte dell’Ente
costituente, messe sul mercato.
Per quanto riguarda
l’outsourcing, ci troviamo di fronte ad una formula ancora più avanzata,
secondo la quale l’Ente, non ritenendo opportuno investire più on alcuni
settori di intervento, cerca, sul mercato, alcuni soggetti, già esistenti,
a cui viene conferito (con appalto, gara etc) l’intervento in tale
settore. Anche in questo caso salta la tutela dei posti di lavoro e la
garanzia ai cittadini che il servizio pubblico, comunque, fornisce.
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7. In
riferimento al processo di riforme in atto nella scuola, il Governo, per il
tramite del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca,
attiverà, altresì, un tavolo permanente di confronto sui seguenti punti:
organici, sia del personale docente che A.T.A.; piano pluriennale di
investimento; tutti gli aspetti di applicazione della riforma che hanno
ricadute sul personale e sull’organizzazione del lavoro.
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Pace
sociale anche sulle riforme scolastiche. Anche in questo caso il
problema della scuola è risolto attraverso la costituzione di un tavolo
permanente di confronto. Non si mettono in discussione le pratiche di
privatizzazione. Non appare alcun impegno da parte del Governo, salvo
quello di trovare assieme ai sindacati le soluzioni gestionali più
indolori… Si sposta il terreno dello scontro ad un mercimonio su numeri e
nomi. Iniziamo già ad avere il sentore delle prossime “vittorie sindacali”,
fatte dall’essere riusciti a limitare i tagli al personale che le
riforme, così proditoriamente accettate, finiranno col comportare.
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8. In
relazione agli interventi normativi relativi alla delega per la riforma
dell’organizzazione del Governo, nonché di enti pubblici, il Governo si impegna
ad attivare un tavolo di confronto con i sindacati per quanto concerne i
provvedimenti di attuazione aventi riflessi sull’organizzazione delle
strutture delle amministrazioni e degli enti interessati ai processi di
riordino, fusione o soppressione. Per quanto riguarda le ricadute sul
personale conseguenti a questi ultimi processi di riordino si attivano le
procedure di cui al punto 6.
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Altro
tavolo, altro regalo. Anche in questo caso i sindacati firmatari non hanno
nulla da dire. Hanno dato per scontato – e quindi hanno accettato - che
il Governo modifichi, ancora una volta, l’assetto organizzativo del
Pubblico Impiego. Basta che sia, anche qui, garantito il loro ruolo.
Aspetto più eclatante della questione è la situazione Agenzie Fiscali,
che i segretari confederali non hanno neppure pensato di citare. Per esse
non esistono stanziamenti in finanziaria visto che i soldi per gli stipendi
dovevano passare per convenzioni non ancora definite, ed oggi non c’è
affatto chiarezza sulla nascita, o meno del nuovo comparto.
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9. Per
quanto concerne la materia previdenziale, il Governo, modificando in tale
senso il contenuto della delega e ferme restando le valutazioni più
generali sui contenuti manifestate dalle OO.SS., garantirà che, nel
rispetto dei vincoli di finanza pubblica ed in armonia con il settore
privato, siano contestualmente estesi, nel rispetto della specificità dei
settori da valutare in un apposito tavolo tecnico, i seguenti criteri: lo
smobilizzo del rateo annuale di TFR; il superamento del divieto di
cumulo.
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E veniamo al vero
motivo per cui CGIL-CISL e UIL, secondo noi, hanno firmato l’accordo. La
partita PREVIDENZA. Da anni stanno inseguendo il malloppo che il TFR
(e i conseguenti Fondi pensione) dell’impiego pubblico potrebbe
rappresentare (circa 1000 euro procapite annue per 3 milioni di dipendenti
è una bella torta da 3 miliardi di euro all’anno).
Non sappiamo se
CGIL-CISL-UIL riusciranno a papparsi tutto, con i FONDI CHIUSI
(aziendali e gestiti, in prevalenza, dai sindacati) oppure se dovranno,
grazie alle ASSICURAZIONI che possiedono, accontentarsi di partecipare
alla spartizione di FONDI APERTI (sul mercato). Certo è che la
partita è di quelle che possono valere uno scontro sull’articolo 18, che
possono valere l’accettazione dello smantellamento del servizio pubblico
(pur se concertato) … Chi gestisce i Fondi, non solo ha un gruzzolo enorme
per le mani - con quelli che possono essere i relativi interessi
personali (abbiamo visto la questione ENRON dove tutti ci hanno rimesso
meno chi gestiva i soldi) – ma con questo gruzzolo, sempre crescente,
sarà possibile fare speculazioni enormi. E’ qualcosa che ha un entità che
è difficile immaginare. Ma invitiamo tutti a riflettere attentamente sulla
questione.
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10. In
tema di controllo dei costi della contrattazione integrativa, il Governo
promuoverà, in relazione alla stesura dell’art. 40-bis, comma 3, del
d.lgs. 165/2001 (introdotto dall’art. 17 della legge finanziaria 2002) una
soluzione modificativa, preferibilmente nell’ambito del d.d.l. collegato
ordinamentale, volta a contemperare il principio dell’autonomia del
contratto e, quindi, anche dei contratti integrativi con il principio,
anch’esso indisponibile, della compatibilità dei contratti con i vincoli
di bilancio dei quali sono responsabili le singole amministrazioni.
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Questo è un gioco di
prestigio che, se non fosse grottesco, saremmo curiosi di andare a vedere.
Il bluff dell’autonomia negoziale, su cui si scontra tutto
l’impianto dell’accordo (ed anche quello del d.lgs 29/1993 o del d.lgs
165/2001) si scopre tutte le volte che si parla di soldi. Si dice, e si
riafferma, controfirmato da CGIL-CISL e UIL, che si contempera
l’autonomia contrattuale, con i vincoli di bilancio.
Come dire che il
Governo fissa un limite di spesa al di sotto del quale ARAN,
Amministrazioni e sindacati giocano al “piccolo trattativista”. Ci
chiediamo veramente che senso abbia tutto questo. Non cambia in sostanza
quanto definito dall’art.17 della finanziaria:
(…) Nel caso in
cui i controlli e le rilevazioni di cui ai commi 1 e 2 evidenzino costi non
compatibili con i vincoli di bilancio, secondo quanto prescritto
dall’articolo 40, comma 3, le relative clausole dell’accordo integrativo
sono nulle di diritto.
In sostanza, il
Governo (e i sindacati firmatari) concordano nel non attivare una così
vincolante normativa (che limita il potere contrattuale etc.etc.). Basterà
mettersi d’accordo a monte sulle cifre massime…
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11. Il Governo
si impegna a rideterminare le risorse finanziarie per i rinnovi contrattuali
e per gli adeguamenti retributivi indicati dalla legge finanziaria per
l’anno in corso, allo scopo di attribuire incrementi retributivi medi
complessivi, di comparto, del 5,56%. Le risorse aggiuntive dovranno in
ogni caso essere prevalentemente destinate alla incentivazione della
produttività dei dipendenti.
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E arriviamo al botto
finale dei fuochi d’artificio. Il crescendo dell’accordo arriva sulla questione
contratti: stanziamenti e tempi di contrattazione.
L’accordo (grande
successo) prevede che in due anni, e quindi alla fine del 2003, si possa
percepire un aumento del 5,56%.
E qui, pur correndo
il rischio di perderci nei meandri delle cifre, è obbligatorio fare due
conti. Uno stipendio medio oggi è di 1.000 euro netti, il che significa, a
regime, un aumento, alla fine del 2003 di circa 55 euro netti mensili.
Per comprendere la
portata dell’accordo a riguardo, va, innanzitutto, tenuto presente che il
Governo aveva stanziato, per lo stesso periodo, in Finanziaria il 4,52 % di
aumenti. Quindi ci troviamo di fronte a risorse aggiuntive, entro la
fine del 2003, dell’1,04% (10 euro netti al mese !!!).
Badate bene, le
risorse aggiuntive – che non sono comunque sufficienti al recupero medio
del potere d’acquisto - andranno prevalentemente destinate alla incentivazione
della produttività – come del resto (ricordiamo il punto 2
dell’accordo) tutti gli “aumenti”. Questo concetto, pur se già espresso, è
molto importante e quindi vogliamo ribadirlo con un esempio. In un ufficio
ci sono cento dipendenti che guadagnano 1000 euro netti al mese – totale
100.000 euro mensili. Alla fine dell’anno prossimo, in quell’ufficio
arriveranno altri 5.560 euro netti (prima dell’accordo sarebbero stati
comunque 4.452). Come saranno divisi? Secondo il merito, dice l’accordo.
Per cui, potrebbe essere che qualcuno, ritenuto, con metodi e parametri da
“concertare”, poco meritevole non veda il becco di un quattrino. O ancora
peggio.
E’ possibile, lo
abbiamo già visto spesso, che si definiscano in “concertazione” obiettivi
strategici che eliminino direttamente dalla percezione dei fondi servizi
specifici o che indirizzino (magari per retribuire la mobilità) i fondi
solo per questioni di interesse precipuo delle Amministrazioni.
Qualcuno penserà che
abbiamo fatto casi estremi. Può darsi. Ci sarà, entro due anni,
sicuramente una quota fissa per tutti, con la quale, siamo certi, sarà
garantita ad ognuno di noi la possibilità di acquistare un caffè al giorno,
e forse addirittura un cappuccino.
Certo è che questo
accordo non definisce nulla in tal senso limitandosi a parlare di cifre
complessive e di principi generali.
Per questo motivo assume
sempre più importanza la proposta RdB di recuperare parte di questi soldi
in una 14^ mensilità.
FACCIAMO INOLTRE
PRESENTE CHE SI PARLA DI CIFRE VIRTUALI. IL MINISTRO TREMONTI FA SAPERE
CHE I RELATIVI STANZIAMENTI SARANNO PREVISTI NEL DOCUMENTO DI
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA E STANZIATI NELLA PROSSIMA FINANZIARIA E CHE
COMUNQUE, QUESTIONI DI FORZA MAGGIORE, TIPO L’INASPRIRSI DELLA GUERRA, SU
CUI CONCETTUALMENTE CGIL-CISL-UIL CONCORDANO, POTREBBERO PORTARE ALLA
NECESSITA’ DI RIVEDERE TALI CONTEGGI…
A questo punto
diviene assolutamente necessaria una considerazione sul valzer delle
cifre che, come sempre, gira attorno agli stipendi dei dipendenti
pubblici. Abbiamo dimostrato che tali stipendi, negli ultimi dieci anni,
pur considerando le incentivazioni –conteggiate a valore medio ma che,
nella pratica quotidiana, creano ulteriore forte discriminazione - hanno
perso valore di circa il 25-30%. Questo, come detto, per la politica della
Concertazione. E’ chiaro che chi difende questa politica non può ammettere
questa clamorosa, ed evidente, sconfitta. Quindi nega la realtà.
Questo atteggiamento
aggiunge, per la categoria dei dipendenti pubblici, al danno la beffa. I
primi a parlare di conquiste sul piano economico (false) sono proprio quei
sindacati che dovrebbero fare chiarezza. Non solo, sono quelli che, concettualmente,
ribadiscono la necessità di adeguate forme di incentivazione e di disparità
di trattamento economico (finanziato col recupero del potere d’acquisto
salariale). E’ evidente che il risultato di tale atteggiamento sono, non
solo i nostri stipendi al ribasso, ma, e forse è fatto ancora più grave,
la rappresentazione dell’impiego pubblico come sacca di privilegio e in
cui, o si parla di incentivazioni o i dipendenti non lavorano…
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12 l Governo si
impegna ad avviare immediatamente le trattative per il rinnovo del CCNL
per il personale statale contrattualizzato e degli accordi sindacali per
il personale non contrattualizzato relativi al quadriennio 2002-2005 definendo,
con la massima tempestività, i necessari atti di indirizzo all’ARAN, nei
contenuti sia economici che normativi, e promuovendo, per quanto di competenza
e in armonia con il presente protocollo, le corrispondenti iniziative dei
comitati di settore per il personale non statale e i necessari interventi
per il personale non contrattualizzato.
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L’ultimo punto
dell’accordo ci fa riflettere sul fatto che gli attuali stanziamenti in
finanziaria sono, per quanto riguarda il 2002, tra i 5 e i 10 euro mensili
lordi… Resteranno questi, visto che non sarà possibile stanziare altri
fondi fino alla prossima finanziaria.
Aspettiamoci
quindi il solito gioco sulle decorrenze. Contrariamente a quanto si
afferma, infatti, sull’accordo non è scritta in nessun punto la decorrenza
degli eventuali aumenti.
Per questo ci
troveremo di fronte ad un contratto non firmato prima della fine di
quest’anno (visto che l’ARAN afferma di non sapere ancora quali sono le
organizzazioni sindacali da convocare e soprattutto se il Comparto
Ministeri comprenderà o no le Agenzie Fiscali) e, c’è da giurarci, la decorrenza
degli aumenti sarà calibrata per giocare sulle percentuali, e quindi, come
sempre, spostata avanti nei mesi.
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PROTOCOLLO
AGGIUNTIVO
Per effetto della
rideterminazione delle risorse contrattuali di cui al protocollo del 4
febbraio 2002, si renderà possibile riconoscere al personale
contrattualizzato dei Ministeri un beneficio medio di 195.000 lorde
mensili.
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Un’ultimissima,
breve, annotazione riguarda il Protocollo aggiuntivo che dimostra la
malafede con cui questo accordo è stato elaborato. Infatti ci si è resi
conto che dal punto mass-mediatico mancava l’elemento su cui far
focalizzare l’attenzione di stampa e dipendenti. Per questo si è aggiunto
questo protocollo in cui, paradossalmente, e proprio a riprova di quanto
diciamo, si indica una cifra in lire…
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