Le vene aperte dell'America
Latina
meccanismi di spoliazione:
dalla colonia al neoliberismo
Manifestazione contro
la svendita del gas
boliviano e per le
dimissioni del “gringo
asesino” il presidente
Gonzalo Sanchez de
Lozada, responsabile
dell’assassinio di decine
di indios,
campesinos e
minatori durante le
manifestazioni dei
giorni scorsi.
Interverranno:
Redazione di LatinoAmerica
Comitato Carlos Fonseca
Atrio tra il bar e l’auditorium dellaFACOLTA’ DI LETTERE
|
Giovedì 30
ottobre 2003, Ore 12:30 |
Comitato Contro la Guerra – Università di Roma “Tor Vergata” |
Lezioni
dall’America Latina
Nel trentennale dell’11 settembre 1973 abbiamo
ricordato come la via cilena al socialismo sia stata stroncata nell’ambito di
un progetto coordinato di repressione nel Cono Sud (Brasile, Bolivia, Paraguay,
Uruguay, Cile, Argentina); e come il dominio statunitense (e la precedente
dominazione coloniale spagnola, portoghese e inglese) abbia imposto all’America
Latina una storia di massacri e di guerre, come quella che da oltre 40 anni
dissangua la Colombia.
Ma questo continente martoriato, che da secoli
subisce il colonialismo genocida e dove ora si
impongono le politiche neoliberiste, è ancora un esempio di ribellione e di
resistenza.
Lo vediamo in questi giorni di nuovo in Bolivia,
dove la popolazione indigena, i contadini, i minatori non si stancano di
dimostrare il loro coraggio, scendendo in piazza contro la rapina organizzata
dalle multinazionali. Il bilancio è ogni volta tragico e i morti, vittime di
una repressione feroce, si contano a decine; ma ci consegna anche vittorie
inedite: nel gennaio 2000 la protesta popolare riuscì a deprivatizzare
l’acqua, già privatizzata e ormai in mano alla multinazionale Bechtel; nel 2002 ottenne l’abolizione della tassa sui salari
imposta dal Fondo Monetario Internazionale; e oggi i Boliviani si ribellano
alla svendita del gas alle multinazionali statunitensi ed europee (la spagnola Repsol, l’inglese British gas, la
statunitense Panamerican gas, socia dell’Enron). Mentre gli USA applaudivano il “gringo asesino” Gonzalo Sanchez de Lozada, l’Europa
invitava i manfestanti alla moderazione, il Papa li
invitava al dialogo con il presidente fantoccio, solo l’Argentina e il Brasile
condannavano la repressione, che è costata al popolo boliviano 80 morti solo
nel mese di ottobre.
E’ la storia amara della dignità di un popolo, che
ci insegna come la lotta collettiva possa sconfiggere le ricette del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.
Di questa lotta ci parla anche Cuba, contro cui oggi
si intensificano l’embargo e l’attacco mediatico
mentre il Pentagono organizza il rovesciamento del sistema politico e sociale
nato dalla rivoluzione.
Dal 1959 Cuba è stata vittima di piani di invasione,
sovversione e sabotaggio, e di 691 atti di terrorismo pagati e organizzati
dalla CIA (con 3478 morti e 2099 disabili permanenti). L’embargo è stato parte
del progetto di destabilizzazione del sistema produttivo cubano, e lo ha messo
in seria difficoltà senza tuttavia riuscire ad impedire che fossero portati
avanti i progetti sociali della rivoluzione (sanità, scuola, lavoro, ricerca
scientifica), mentre con i soliti “aiuti” e i soliti metodi gli USA & Co.
spingevano il resto dell’America Latina al collasso economico e lo riducevano
alla fame.
Eppure mentre l’amministrazione statunitense
pretende di imporre al mondo il proprio “ordine”, le esperienze di resistenza
sembrano moltiplicarsi: dal Venezuela di Chavez al
Brasile di Lula, dall’Ecuador, dove gli indios sono scesi in lotta contro l’inquinamento della
foresta Amazzonica ad opera di Texaco, Chevron e delle italiane BNL e ENI, alla Colombia, dove
proprio in questi giorni il referendum voluto dal presidente Uribe per legittimare la propria politica repressiva e
rafforzare il proprio potere è stato sconfitto.
Per questo dedichiamo l’incontro di oggi ad un
approfondimento sugli organismi internazionali al servizio dell’oppressione e
all’analisi delle situazioni di Brasile, Colombia e Venezuela.
Nel prossimo incontro di questo ciclo di assemblee
sull’America Latina (martedi 4 novembre alle 12.30 a
ingegneria) saranno presenti due protagonisti di queste battaglie: i colombiani
Ember Ortiz (sindacalista
impegnato nella campagna contro la Coca Cola) e Pablo
Cruz (avvocato impegnato nella difesa dei diritti
umani).