La Signora Eni

·        Iraq: non è un caso che il contingente italiano sia attestato nella zona di Nassiriya, la nuova “provincia italiana”: qui l’italiana ENI ha ottenuto – fra il 1995 e il 2000 – lo sfruttamento di un giacimento petrolifero, con 2,5-3 miliardi di barili di riserve, il quinto per importanza tra i giacimenti recentemente avviati a produzione: un’operazione importante a tal punto che uno dei più autorevoli giornali americani, commentandola, aveva scritto che se fosse andata in porto, l’ENI sarebbe diventata la più grande compagnia petrolifera del mondo. E il SOLE 24 ORE dell’8.02.2003, poco prima dell’invasione dell’Iraq, commenta: “se la guerra si dovesse fare si porrebbero le condizioni per l’ingresso del cane a sei zampe in territorio iracheno”.

·        Medio Oriente: l’Eni è presente in tutti i Paesi che affacciano sul Mar Caspio:
è presente in  Iran, con un progetto da 2 miliardi di dollari per lo sviluppo di un giacimento di gas e condensati; in Azerbaijan, nel Governatorato dell’Astrakhan (Russia Meridionale);  in Kazakhistan, dove coopera allo sviluppo del giacimento supergigante di Karachaganak o nelle acque poco profonde dell’offshore kazako, dove è in fase avanzata di perforazione il promettente giacimento di Kashagan dove l’ENI è operatore unico (1,2 milioni di barili al giorno nel 2005, secondo l’Eni stessa); in Turkmenistan, dove partecipa ad un blocco esplorativo ereditato dalla Lasmo (società inglese acquisita dall’Eni nel dicembre 2000).

·        Ecuador: oleodotto minaccia le foreste del paese. Un consorzio di compagnie petrolifere, tra cui l'italiana Eni, sta costruendo un oleodotto nel bel mezzo di 11 aree protette dell'Ecuador (una di queste ospita 450 specie rare di uccelli). L’Oleoducto Crudos Pesados – ovvero l’oleodottoper il trasporto di greggio pesante destinato a raddoppiare la produzione petrolifera ecuadoriana – è lungo 503 km e attraverserà il paese daest a ovest, passando per tre regioni continentali e violando vaste aree ancora intatte. Le multinazionali Maxxus, Ypf, Texaco, Eni, Elf, Oxy, non lasciano un soldo allo stato ecuadoriano. E’ in atto una vera e propria rapina: in 8 anni le multinazionali hanno versato allo stato solo 11 milioni di dollari, mentre hanno avuto oltre un miliardo di dollari in sovvenzioni e sussidi.

·        Nigeria: in questo paese, grazie alla copertura offerta dalla dittatura militare le compagnie petrolifere, e l’Eni in particolare, la fanno da padrone affamando le comunità che abitano la zona del delta del Niger, distruggendo pesantemente l’ambiente, e reprimendo con ferocia qualsiasi richiesta di condivisione dei profitti stramiliardari che provengono dall’estrazione del petrolio. Oltre il 60% delle risorse Eni è di provenienza africana.

·        Basilicata: il progetto di estrazione in Val d’Agri evidenzia sempre di più come le estrazioni petrolifere non solo non costituiscono la grande occasione di sviluppo promessa ma mettono a rischio la salvaguardia ambientale e la sicurezza delle comunità locali, come dimostra il recente sversamento di petrolio nell’area di Viggiano (PZ).

Questi sono soli alcuni esempi di come le multinazionali non guardano in faccia a nessuno pur di fare i loro affari e quello che viene proposto in questa giornata è solamente una facciata che vuole mostrare l’azienda come pulita e come possibilità di impiego. A quale prezzo e sulla pelle di chi?

Per questo ti invitiamo a riflettere prima di consegnare il tuo curriculum!

comitato contro la guerra - università di roma tor vergata   controguerratorverga@libero.it