FERMARE IL MASSACRO IN PALESTINA

 

Le notizie che ci giungono in questi giorni dalla Palestina e da Israele sono sempre più drammatiche. Dopo mesi di occupazione, vessazioni, privazioni imposte al popolo Palestinese, dopo i conseguenti, orrendi attentati dei kamikaze in Israele, l'esercito israeliano ha ora invaso militarmente la Palestina con un brutale spiegamento di forze, sta uccidendo decine e decine di persone, donne, bambini, malati, bombarda gli ospedali, le chiese, arresta tutti gli uomini tra i 15 e i 50 anni, distrugge le case e le infrastrutture lasciando senza acqua, cibo, luce, telefono decine di migliaia di palestinesi dei campi profughi e delle città…

 

La pacifista israeliana Neta Golan scrive da Ramallah:

Ciò che sorprende di più gli osservatori internazionali qui presenti, ancor più che la violenza delle azioni israeliane è la totale assenza di iniziative della comunità internazionale e una sola domanda assilla le nostre menti: quante leggi internazionali deve violare Israele, prima che venga imposta la cessazione di tali violazioni?

 

Noi rifiutiamo l’alternativa “o con Sharon o con il terrorismo”, CI STANNO A CUORE LE SORTI DI ENTRAMBI I POPOLI E VOGLIAMO DUE STATI PER DUE POPOLI.

 

Pensiamo però che accanto al rifiuto è necessaria una posizione decisa, netta, che non può e non deve essere “equidistante”, non può cioè equiparare occupante e occupato, equiparare chi viene oppresso e cacciato dalla propria terra e chi occupa e colonizza; non può e non deve prescindere dalle priorità che la situazione di emergenza attuale richiede: DIFENDERE I DIRITTI IMPRESCRITTIBILI DELLE DONNE E DEGLI UOMINI PALESTINESI, PRIMO FRA TUTTI IL DIRITTO ALL'ESISTENZA.

 

 Lo pensiamo non perché bisogna scegliere quale dei lutti vissuti dai due popoli in questi mesi e anni debba avere la priorità, ma perché pensiamo che l’unica speranza, non solo per il popolo palestinese martoriato, ma anche per la popolazione israeliana e per il futuro di Israele, è rappresentata dal riconoscimento del fatto che l’occupazione dei Territori palestinesi e la colonizzazione israeliana devono immediatamente finire.

 

VA CHIESTO QUINDI IL RISPETTO DELLE RISOLUZIONI ONU.

1. Ritiro immediato dell'esercito di Sharon dai Territori Occupati;

2. Smantellamento, graduale ma totale, delle colonie e degli insediamenti abusivi e violenti dei coloni israeliani nel territorio palestinese;

3. Riconoscimento di uno stato indipendente di Palestina, con capitale Gerusalemme est;

4. Una giusta soluzione al problema dei profughi palestinesi;

5. Invio di osservatori internazionali che si facciano garanti del rispetto delle risoluzioni.

 

 Noi rifiutiamo con forza le guerre di religione e dobbiamo respingere sul nascere posizioni che vanno in tale direzione, ma pensiamo che la politica di Sharon sia il modo migliore di creare appunto terroristi “martiri religiosi”, e di mettere in pericolo l’esistenza dei due Stati, di Israele e di Palestina.

 Accanto all’orrendo terrorismo suicida, che nasce dalla disperazione di un popolo  ed è poi utilizzato dalle forze integraliste presenti nei paesi arabi  “moderati”  (che tacciono e “lasciano lavorare” Sharon, perché sono i primi a non volere uno stato palestinese laico e indipendente), c’è di fatto il terrorismo di un esercito colonialista che invece di essere condannato unanimemente e con forza dalla comunità internazionale viene apertamente sostenuto e armato dagli USA e sostanzialmente appoggiato dalle ipocrite politiche dei governi europei, incapaci di prendere qualsiasi iniziativa concreta per fermare questo massacro. 

 Il terrorismo viene preso come pretesto per scatenare rappresaglie e per condurre, grazie a campagne mediatiche da propaganda di guerra, politiche geo-economiche che porteranno ad una sempre più lontana possibilità di pace.

 Bisogna agire, prima che sia troppo tardi, prima che la spirale di odio diventi sempre più invalicabile. In una situazione come l'attuale è assolutamente indispensabile allora un intervento internazionale, ma mai come ora l’Europa e gli Stati Uniti tacciono. Dobbiamo renderci conto che siamo tutti coinvolti, e noi europei in primo luogo.

 È nella “civile” Europa che si sono svolti i massacri del secolo scorso e l’Olocausto, nella sua unicità terribile. Il senso di colpa dell’Europa si manifesta ora nel silenzio o nell’accusa di antisemitismo che viene rivolta a chiunque critichi la politica israeliana. Per noi il vero modo di combattere l’antisemitismo è quello di affrontarlo quando si presenta e non usarlo in maniera strumentale, soprattutto da parte di chi in passato si è contraddistinto per posizioni razziste, e dire forte e chiaro quanto in qualsiasi altra situazione simile la nostra umanità e la nostra razionalità direbbero:

BASTA CON IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE, CHE È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, BASTA CON LA POLITICA COLONIALISTA DEL GOVERNO SHARON.

 

 

 

 

 

 

Ora, non a caso proprio dai pacifisti israeliani, che insieme ai pacifisti palestinesi sono forse gli unici a lanciare un ponte di speranza per superare la tragedia della Palestina, viene la richiesta di una campagna di isolamento di Israele, che duri fino a quando durerà la politica folle, miope e suicida oltre che omicida di Sharon. Da questi gruppi, cui esprimiamo la nostra piena solidarietà, viene anche LA PRESSIONE SULLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE E SUGLI STATI UNITI AFFINCHÉ QUESTI FERMINO LA LORO POLITICA IMPERIALISTA DI “GUERRA AL TERRORISMO” –  in realtà volta ad affermare, negli ultimi dieci anni, l'egemonia in zone strategiche del pianeta (Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Sudamerica) e una politica fondata sulla violenza militare come strumento di risoluzione dei conflitti, che incendia il mondo e pone le basi per futuri conflitti.

 

Comitato Permanente  Contro la Guerra dell’Università di Tor Vergata