Solo con il rifiuto della guerra e il ritiro immediato dei soldati potremo evitare nuovi tragici eventi.
La morte di almeno 14 militari italiani in Iraq
rende evidente a tutti quello che per mesi il governo ha cercato di nascondere
con una martellante e melensa campagna sulla missione di pace: l'Italia è stata
coinvolta in una guerra e questa guerra continuerà
sino al ritiro delle truppe straniere dall'Iraq.
I responsabili di queste morti, coloro che hanno
voluto la guerra, si affrettano oggi a piangere i morti, a manifestare la loro
solidarietà alle famiglie, tentando di fuggire alle proprie responsabilità
denunciando il terrorismo.
L'immagine dei soldati italiani lontani dalle
situazioni a rischio che è stata utilizzata per giustificare il loro invio si dimostra essere, come sapevamo e siamo stati fra i
pochi a dire, una menzogna.
Né però va consentito a
nessuno di utilizzare queste morti per giustificare a posteriori le scelte del
Governo.
La CUB, oggi come nei mesi passati, afferma che la
guerra condotta contro l'Iraq non può che essere foriera di nuove distruzioni e
di nuovi lutti, la guerra all'esterno è, nei fatti,
guerra interna che riduce le libertà politiche, civili e sindacali e le risorse
per la sanità, la scuola, le retribuzioni.
Solo rifiutando la guerra impostaci
dal governo italiano e, in realtà dai suoi padroni statunitensi, potremo
evitare nuovi eventi del genere.
La CUB, di conseguenza, intende continuare nella
campagna contro la guerra e per il ritiro immediato dei soldati inviati sui
diversi fronti della guerra globale che oggi sta
insanguinando il pianeta.
Milano, 12 novembre 2003.