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  PERCHE’ NON HO PARTECIPATO ALLE PROCEDURE PER LA “SCELTA” DEI COMPONENTI IL CDA

 

 

Nella seduta del Senato Accademico di ieri 16 aprile si è concluso l’iter procedurale che ha portato all’individuazione, o per meglio dire alla “scelta”, dei rimanenti componenti il Consiglio di Amministrazione (cinque interni all’ateneo e tre esterni). Il Senato ha approvato, inoltre, la proposta del Rettore di prevedere due rappresentanti con funzione consultiva, tra cui l’unica candidata appartenente alla nostra categoria. Quindi in CdA i cinque componenti “scelti” sono tutti docenti ordinari, affiancati con ruolo consultivo da una docente di II fascia e una funzionaria.

Non ho potuto partecipare alla seduta a causa dell’influenza, ma avrei confermato la mia astensione dalla partecipazione alle operazioni di scelta, in conformità alla decisione, comunicata sin dall’inizio dell’avvio dell’iter e messa in atto in diverse riunioni nell’ambito del Senato, di rifiutarmi a partecipare alle procedure di individuazione dei componenti il CdA.

Il risultato, e in particolare l’operazione di “recupero” effettuata in Senato, non può che confortarmi nell’aver preso sin dall’inizio una “scelta” giusta. Una scelta che non ha a che fare con le persone, alcune conosciute e a cui ho espresso la mia stima. Tra l’altro, non ho motivo di dubitare che la nostra collega potrà e saprà svolgere un ruolo di garanzia nei confronti di tutto il personale TAB. Le azioni che metterà in campo nei prossimi anni dimostreranno il suo impegno in tal senso.

La mia posizione è derivata dalla mancata condivisione della scelta adottata in merito alla composizione dell’ organo centrale di gestione e decisione dell’Ateneo. Imporre a tutta la Comunità Accademica un Consiglio di Amministrazione non elettivo per la quasi totalità dei suoi componenti, non trova alcuna giustificazione politica e nessun impedimento normativo. Anche se coerente con il modello accentratore e para-aziendalistico dalla Riforma Gelmini, ampiamente contrastata all’interno e fuori dalla comunità universitaria.

In sede di discussione del testo del nuovo Statuto, si era rigettata la richiesta del personale di eleggere il proprio rappresentante all’interno del C.d.A. che si stabilì essere composto non da “rappresentanti”, ma di soli membri con adeguata preparazione gestionale-manageriale, oltre che scientifico-accademica. Oggi alla luce degli ultimi avvenimenti, questi presupposti cadono, poiché sono stati contraddetti dalla modifica approvata nel corso dell’ultimo Senato Accademico sulla composizione del C.d.A.

Salvaguardare la modalità elettiva, avrebbe invece consentito alle componenti appartenenti ai ruoli dell’Ateneo di individuare i propri rappresentanti ricorrendo a procedure democratiche, partecipative e trasparenti: nel rispetto sia dei requisiti stabiliti dalla legge, sia del ruolo e delle prerogative proprie del Senato Accademico stesso.

Tale modalità, non vietata espressamente dalla legge di Riforma che rimanda la “designazione o scelta degli altri componenti, secondo modalità previste dallo Statuto”, avrebbe favorito un confronto democratico in una comunità accademica numerosa e articolata, salvaguardando le peculiarità, le competenze e le capacità dei singoli. Cosa difficile da cogliere con la scelta della designazione etero-diretta. Permane, invece, il dubbio – non infondato – che il “nominato“ finisca per rappresentare solo gli interessi di parte di chi lo propone, piuttosto che quelli generali della categoria che avrebbe dovuto democraticamente eleggerlo.

Aver posto veti su fondamentali questioni di principio, laddove la stessa legge di Riforma non ne metteva, non è certo un bel passo avanti sulla strada dell’Autonomia, pur sempre garantita dalla Costituzione. Tanto più quando questo passo si inserisce nel solco di quelle riforme alla rovescia degli ultimi tempi che erodono sistematicamente spazi di rappresentanza e partecipazione, così minando alla base ogni voce critica o dissenziente.

Con la scelta statutaria si è persa la possibilità di tracciare un modello democratico e partecipativo realmente volto a coinvolgere tutte le componenti della comunità universitaria. Si è così sancito l’emergere di una politica d’Ateneo chiusa e autoreferenziale che, seppur non in conflitto con la legge, è del tutto antistorica, qualora per “Storia” si intenda una storia di progresso dei rapporti e delle relazioni sociali.

Per questi motivi, che in se stessi assorbono qualsiasi altra valutazione, mi sono astenuta dalla partecipazione alle procedure di individuazione dei componenti il Consiglio di Amministrazione, certa di agire nell’interesse di coloro che mi hanno votato, poiché esclusi dal processo “a priori”.

Roma, 17 aprile

Anna Maria Surdo

Rappresentante del Personale T-A-B in Senato Accademico

 

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