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ANCHE SUL  PART TIME  C’E’  BISOGNO DI  TRASPARENZA !!

 

Una dipendente del Policlinico Tor Vergata ha presentato richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part time per due distinte motivazioni, entrambi rientranti  tra quelle tutelate dalla legge, in termini di precedenza.

L’Amministrazione ha risposto negativamente poiché, pur riconoscendo il diritto alla precedenza, in base alla circolare interministeriale n. 9/2011 ha deciso di concedere il part time solo per i casi obbligati dalla legge a causa della carenza di organico e al piano di rientro a cui sono  sottoposte le aziende sanitarie laziali.

Quello che ci indigna è la consapevolezza che il piano di rientro si sta conducendo a spese dei lavoratori (in termini di salario e condizioni di lavoro) e dei cittadini (in termini di accesso ai servizi fondamentali come la sanità), mentre c’è un “mondo” di politici/delinquenti che hanno costituito associazioni di tipo mafioso per arricchirsi a spese della collettività. Quanto è costato in più l’appalto per il CUP regionale? Quanto si risparmierebbe se i dipendenti delle cooperative fossero internalizzati? 

La circolare interministeriale è stata emanata a causa dei numerosi contenziosi  instaurati tra dipendenti in part-time  e le pubbliche amministrazioni che avevano interpretato restrittivamente la norma  (art. 16 del c.d. «collegato lavoro», legge 183/2010) che ha concesso alle amministrazioni pubbliche la possibilità di rivalutare e, se nel caso, di revocare la concessione di un contratto di lavoro a tempo parziale antecedenti al 2008.   L’art. 73 della legge 133/2008, difatti, aveva già apportato consistenti modifiche alla normativa precedente, avviando quell’ inesorabile processo di grave limitazione del diritto a un rapporto di lavoro a tempo parziale. Il diritto soggettivo conquistato nel lontano 1996, diviene un privilegio, negato o concesso per porre i lavoratori in una condizione di difficoltà o ricattabilità (leggasi documento USB Pubblico Impiego)

Il rapporto di lavoro part time è gestito ormai come un privilegio e non più un diritto dei lavoratori, ma più che altro delle lavoratrici (circa l’85% dei richiedenti) impegnate nella cura e assistenza dei familiari,  costrette a rinunciare al salario per sopperire alla mancanza di servizi sociali adeguati. 

Rileviamo, infine, che l’Amministrazione del PTV ha gestito la richiesta della lavoratrice come una semplice pratica burocratica. Ben consapevole delle proprie prerogative da un lato e, dall’altro, noncurante delle disposizioni normative e adempimenti contrattuali volti al benessere organizzativo e alla conciliazione tra i tempi correlati al lavoro e quelli per la dimensione personale e familiare.

Abbiamo chiesto chiarimenti coinvolgendo anche  il CUG, dato che la materia rientra tra le finalità del comitato, della cui attività però non abbiamo alcuna notizia. Eppure dovrebbe essere costituito anche dai rappresentanti sindacali  rappresentativi…

Di seguito le richieste poste all’Amministrazione. 

 

—  Al Direttore Generale

  —  Al Dirigente Dip.to  Risorse Umane e Relazioni Sindacali

  —  Al  CUG

 AOU Policlinico Tor Vergata – Roma                                                                                                                 

Oggetto: diniego di trasformazione del rapporto di lavoro in part time.  Richiesta chiarimenti

 In riferimento alla  nota n. 8462/2015 con cui  codesta Amministrazione comunica alla sig.a ———  la mancata concessione di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, questa O.S. evidenzia che la circolare n. 9/2011 della Funzione Pubblica, pur richiamando le esigenze delle amministrazioni ad una maggiore razionalizzazione nell’uso delle risorse, pone l’attenzione sulle norme di legge e le clausole dei contratti collettivi che, disciplinando la materia, accordano particolari forme di tutela ai lavoratori in riferimento alla cura dei figli o a situazioni di disagio personale o familiare.   

A fronte della decisione di accordare il  part-time solo per i casi obbligatori previsti dalla legge,  questa O.S. rimarca che codesta Amministrazione e  gli organismi preposti, nello specifico il CUG, sono tenuti a promuovere iniziative a tutela delle peculiari situazioni personali e familiari consolidatesi in capo ai singoli lavoratori, da valutarsi in contraddittorio con gli stessi, e  il vaglio della fattibilità di soluzioni alternative.

In riferimento alle modalità di gestione della materia, questa O.S. chiede alcuni  chiarimenti:

  1. se esiste un documento chiamato “Piano azioni positive” di durata triennale e se è ancora valido;
  2. se è stato approvato un Regolamento per il lavoro part-time e in caso negativo, la motivazione per cui non è stato ancora redatto e concordato con le rappresentanze sindacali;
  3. i dati circa l’attuale contingente del personale in part time: le motivazioni per le fattispecie accordate e la percentuale dei fruitori in riferimento al  totale dei dipendenti.

Si rimane in attesa di sollecito riscontro.

Distinti saluti.

Roma,  8 giugno 2015

USB Pubblico Impiego  – Università

Anna Maria Surdo

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