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Abbiamo partecipato ieri pomeriggio all’incontro governo-parti sociali che si è svolto a Palazzo Chigi, alla presenza del ministro Brunetta e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, di presentazione del testo di decreto di riforma della Pubblica Amministrazione.  Si è trattato dell’ultimo passaggio, del tutto formale, prima della presentazione del testo definitivo,  che dovrebbe essere approvato venerdì 9 dal Consiglio dei Ministri.  Dopo l’approvazione il decreto sarà poi efficace a tutti gli effetti una volta pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale .

L’incontro di ieri  con le parti sociali chiude l’iter prima dell’approvazione al Consiglio dei Ministri.

Si è trattato, come era facilmente prevedibile, di un’ennesima  farsa, di un teatrino al quale hanno partecipato anche una pletora di sindacati e sindacatini praticamente inesistenti nel pubblico impiego, come non solo l’Ugl ma anche il Sinpa, il sindacato della Lega, oltre a Confindustria, Confesercenti… Particolarmente significativa la dichiarazione di Confindustria che ha espresso “un parere fortemente favorevole ai contenuti della riforma in termini di recupero dell’efficacia e dell’efficienza della P.A., condizione indispensabile per risanare l’Italia“. Sullo stesso piano (!!!) le dichiarazioni della Cisl che ha osannato una “riforma  volta a rafforzare efficacia ed efficienza della P.A. alla ricerca di una competitività ormai perduta”

Le posizioni espresse da tutte le Organizzazioni sindacali sono state di sostanziale adesione ai contenuti del decreto, tranne qualche piccolo distinguo che ha riguardato soprattutto la dirigenza. Nessuno ha nominato i lavoratori del pubblico impiego. Unica opposizione  la nostra,  che abbiamo ribadito la nostra contrarietà ad un decreto che ha ben altri scopi che quello di restituire ruolo alla pubblica amministrazione.

L’intervento di Brunetta  ha riguardato essenzialmente due punti:

-l’introduzione (forse nello stesso decreto, pensiamo probabile) di una fase di sperimentazione biennale, per consentire aggiustamenti in corso d’opera da parte del Governo sulla base della verifica che verrà fatta sull’impatto nelle singole amministrazioni. Questo in soldoni può voler dire il tentativo confederale di annacquare l’impatto del decreto sui lavoratori,  cercando di governare  l’inevitabile conflitto che si verrebbe a creare  nei posti di lavoro.

-la “neutralità” del Governo sulle questioni legate alla rappresentatività. E’ certo che i comparti di contrattazione saranno 4 (la composizione dei comparti è oggetto di successiva contrattazione all’Aran, il decreto fisserò il numero ma non la composizione), rimane aperto il problema della data delle prossime elezioni RSU, che il Ministro ha rinviato alle decisioni dell’Aran.  Ma dagli interventi sindacali e dall’aria  che abbiamo fiutato sembra molto probabile che le elezioni delle RSU si svolgeranno regolarmente a novembre 2010, insieme al comparto scuola. E’ evidente che dobbiamo aspettare l’uscita del decreto  per avere la certezza della data; nel frattempo stiamo cercando di capire come le votazioni si andranno ad incastrare con il rinnovo dei contratti e con la definizione dei nuovi mega-comparti.

LA DIREZIONE NAZIONALE RdB P.I.

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