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Al Direttore Generale

Prof. E. Bollero

Al Direttore Amministrativo

Dr. M.  Pirazzoli

Policlinico Tor Vergata

Roma

Al Magnifico Rettore

Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Roma

Oggetto: istituto “pausa di lavoro”

In riferimento alla comunicazione pervenuta alle O.O.S.S in merito all’introduzione della pausa di lavoro di 10 minuti, evidenziamo che nella seduta di contrattazione del 22 gennaio, come peraltro desunto dal verbale, non sono state fornite indicazioni precise riguardo le modalità di applicazione.

In merito a questa “proposta”, che a quanto pare ormai non è più tale,  questa O.S. evidenzia aspetti e problematiche che andrebbero chiarite rispetto ad una applicazione generalizzata abbastanza problematica:

  1. questa O.S.  in contrattazione ha contestato la richiesta,  obiettando che nell’applicazione di tale norma  non si può non tener conto dell’impossibilità per molti lavoratori di poter sospendere effettivamente per 10 minuti la propria attività lavorativa, tant’è che si vuole escludere dalla pausa il personale delle sale operatorie e del Pronto Soccorso.   E’ singolare, tuttavia, la previsione di deroghe dal momento che si vuole introdurre la pausa per gli adempimenti previsti dalle norme in tema di sicurezza dei lavoratori, richiamata così categoricamente dal solerte Rappresentante dei Lavoratori per la  Sicurezza;
  2. evidenziamo l’esigenza della rilevazione automatizzata della pausa di lavoro e la necessità che sia garantito al lavoratore di poter disporre o gestire il proprio tempo libero, ovvero che non sia adibito ad alcuna mansione, né a disposizione della struttura (articolo 9, comma 3 del d.lgs.n.66/2003). Diversamente la pausa non potrebbe assolvere alla propria funzione di ristoro delle energie psicofisiche e andrebbe configurata come orario di lavoro (il rinvio al comma 2 dell’art.5 r.d. n.1955/1923 sembrerebbe tuttora operante, in quanto implicitamente richiamato dall’art.8, terzo comma, d.lgs.n.66/2003);
  3. a parte le deroghe, se la pausa verrà introdotta indistintamente per tutto il restante  personale,  bisognerà tener conto della diversità delle attività svolte. Nel caso del personale che lavora ai videoterminali, ad esempio, chiediamo se sia assicurata la pausa di 15 minuti ogni 120 minuti di lavoro, che la norma considerata come orario di lavoro;  bisognerà ulteriormente distinguere, fra tecnici di laboratorio biomedico, che svolgono un determinato tipo di attività, tecnici della riabilitazione, che ne svolgono un altro tipo o tecnici di radiologia, tra l’altro conesposizione alle radiazioni, etc.;
  4. infine, rispetto a questa decisione, che sembra quasi unilaterale, si chiede di procedere ad unificare la disciplina della corresponsione del buono pasto applicando a tutti i lavoratori il minimo orario previsto dal CCNL (superamento delle sei ore di lavoro) ed incrementandone il valore economico a 10 €, determinato come valore del pasto-tipo per il  solo personale dell’università.

Rimarchiamo che i lavoratori  del PTV sono già penalizzati per il salario di produttività decisamente inferiore a quello percepito dai lavoratori della vicina università e delle altre strutture ospedaliere e l’incremento del buono pasto va inteso come un primo passo per superare differenze di salario ormai non più accettabili.

In questa prospettiva, come RdB ribadiamo l’indisponibilità ad applicazioni di “convenienza”  delle norme del CCNL Sanità e/o Università che potrebbero penalizzare il personale del PTV.

In attesa di riscontro, porgiamo distinti saluti.

Roma, 3 luglio 2009

p/   RdB PI Università

(Anna  Maria Surdo)

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