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RINNOVO DEL CCNL ISTRUZIONE E RICERCA: 

NESSUNA DIFESA DELLA SPECIFICITÀ DELL’UNIVERSITÀ

 USB, un contratto che rischia di peggiorare le condizioni dei lavoratori in cambio di una mancetta

 

Lunedì 8 gennaio si è tenuta, presso la sede ARAN, una riunione specifica per l’Università relativa all’ipotesi del nuovo sospirato contratto nazionale, nell’ambito degli incontri per “sezione” decisi dal tavolo per tutelare le specificità degli ex comparti.

Nel corso di questo incontro abbiamo dovuto prendere atto di alcuni segnali che non fanno ben sperare per la chiusura di un buon contratto.

Ci è stato consegnato e spiegato un corposo articolato esclusivamente sulla parte normativa, senza nessun accenno alla parte economica, che verrà discussa probabilmente la prossima settimana, insieme ci auguriamo ad altri aspetti determinanti per risolvere i veri problemi del personale tecnico-amministrativo dell’Università, come ad esempio l’ordinamento.

Dopo una rapida lettura, nei tempi consentiti dalle circostanze, abbiamo dovuto riscontrare che il documento proposto è sostanzialmente una fotocopia del pessimo contratto delle Funzioni Centrali che USB non ha firmato e che comunque mal si adatta al nostro settore. Non basta cambiare il titolo per difendere le specificità dell’Università.

In questa prima discussione, il parziale documento presentatoci era relativo solo agli aspetti generali dei diritti sindacali, alla modalità dei rapporti di lavoro e alla responsabilità disciplinare.

Si tratta sostanzialmente, per stessa ammissione dell’ARAN, di una specie di riepilogo delle leggi intervenute in questi ultimi anni a regolamentare il Pubblico Impiego, in particolare delle ultime modifiche apportate dai decreti Madia 74/2017 e 75/2017. Alla faccia del riequilibrio tra legge e contratto!

USB ha sottolineato come la bozza presentata non sia niente di più della mera trascrizione dei vari Tremonti, Brunetta e Madia, interpretati nel modo più restrittivo possibile in aderenza all’Atto di indirizzo così come adottati nel contratto delle Funzioni Centrali. Un’impostazione che abbiamo contestato e dalla quale scaturisce la sottrazione alla contrattazione di molte materie fondamentali, un inasprimento del codice disciplinare e l’introduzione della Brunetta mascherata.

Entrando più nel merito del testo, che ovviamente ci riserviamo di studiare nel dettaglio, USB ha evidenziato inoltre come non vengano affatto affrontati i vari nodi del settore a partire dal recupero salariale: incrementi stipendiali dignitosi e dispositivi normativi  volti ad incrementare i fondi per il salario accessorio, in particolare la parte stabile che finanzia le progressioni orizzontali; un ordinamento universitario che recepisca le nuove figure professionali introdotte dalla Riforma Gelmini, individuando risorse specifiche e aggiuntive affinché non siano sottratte alle altre categorie; declaratorie professionali che definiscano ruolo e funzioni del personale; il recepimento della possibilità fornita dalla Legge Madia di effettuare progressioni verticali negli anni 2018-20;  la definitiva soluzione alla problematica dei CEL e del personale delle aziende ospedaliere, la cui assenza nella proposta contrattuale testimonia, una volta di più, la mancata comprensione delle specificità del sistema universitario.

Una novità è rappresentata dalla creazione dell’Organismo Paritetico per l’Innovazione. Si tratta di un tavolo separato in cui solo una ristretta élite di OOSS (quelle che firmeranno) senza la RSU, potrà discutere di molti temi, ma soprattutto di organizzazione del lavoro. L’ARAN quindi dimentica la norma che pone la RSU al centro del sistema della contrattazione universitaria e lascia solo a qualche OS la possibilità di partecipare a scelte importanti. E tutto ciò sta accadendo alla vigilia delle elezioni per il rinnovo della RSU!

In sostanza, siamo di fronte ad un contratto che rischia di essere uno strumento più utile alla controparte che non ai lavoratori, sicuramente grazie all’accordo del 30 novembre che ha ipotecato molto e non in positivo per i lavoratori, a partire dalla questione salariale, ma anche in funzione di un’idea di contrattazione che sminuisce il valore intrinseco dell’idea di accordo tra le parti. Un’idea che abbiamo sempre combattuto e che continueremo a combattere affinché il contratto torni ad essere il mezzo attraverso il quale  si migliorano le condizioni  materiali e di lavoro dei lavoratori pubblici.

Roma, 9 gennaio 2018

ALLEGATI: ♦     Proposta ARAN Contratto Istruzioni e Ricerca_PARTE COMUNE e SPECIFICA

USB RIBADISCE ALL’ARAN: 300 euro di incemento a tutti 

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