Nonostante il silenzio stampa dei giornalisti di varie testate tv e dei quotidiani, in corteo per Roma e in tante altre città c’ eravamo e numerosi, pur essendo manifestazioni a carattere solo regionali.
Non solo i giornalisti ci sembrano ormai incapaci di descrivere i fatti d’attualità per come accadono, senza silenzi opportunisti e strumentali, ma dobbiamo dire che anche la categoria dei “cervelloni” in generale (vogliamo riferirci agli economisti, sociologi, commentatori politici ecc, dai professori universitari ai perfetti sconosciuti) aprono la bocca per comunicarci dappertutto le loro idee luminose purtroppo … a posteriori, ovvero a disastro avvenuto. Nessuno di questi comodi benpensanti contraddiceva il governo e Tremonti quando essi sostenevano che l’Italia era migliore degli altri Paesi e che tutto andava bene!
Vale la pena ricordare pure che la nostra protesta è cominciata ben prima che la Cgil si accorgesse della china che le cose avevano preso? Anzi che noi siamo nati proprio in polemica con le scelte di cgil, cisl e uil, ed il comportamento anche odierno di queste organizzazioni sindacali che firmando l’accordo del 28 giugno hanno spianato la strada alla modifica dell’art. 18, uno degli ultimi baluardi dei diritti dei lavoratori.
Non c’è la necessità di ulteriori spiegazioni o precisazioni ai lavoratori.
Dopo il corteo dello sciopero generale proclamato da USB insieme alle altre sigle sindacali indipendenti, la mobilitazione è andata avanti tutta la notte di martedì 6 settembre con la tendopoli allestita a Roma in Piazza Navona ed è continuata ieri, in concomitanza con il voto di fiducia sulla manovra al Senato. La decisione è stata assunta dall’assemblea dei tanti lavoratori, precari, indignati ed attivisti dei movimenti sociali, che si è tenuta nella storica piazza romana.
Ieri sera ci sono stati tafferugli in Piazza Navona dove il presidio degli indignati teneva sotto pressione il Palazzo del Senato. Subito dopo i partecipanti, al grido ‘se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città’, formavano un corteo spontaneo di oltre 500 partecipanti che si dirigeva verso il Parlamento. Il centro è stato bloccato dalla polizia, altra tensione a Palazzo Grazioli, dove gli agenti hanno difeso la residenza di Berlusconi, impedendo il passaggio del corteo.
E’ stato raggiunto Montecitorio. Senza ulteriori tensioni il presidio si è sciolto dando appuntamento a tutti per venerdì mattina, sempre a Montecitorio, in occasione della discussione della Manovra alla Camera.
L’obiettivo è quello di continuare la protesta in modo da rimandare al mittente la manovra-massacro imposta dall’Unione Europea:
> contro le politiche dell’Unione europea e le manovre del governo che applicano le misure imposte dall’Europa, dalle banche e dai poteri forti finanziari che hanno determinato e speculato sull’attuale crisi mondiale;
> per la cancellazione del debito, il blocco delle spese militari e una politica nazionale ed europea basata sui diritti e le legittime aspettative dei popoli e non della finanza e degli speculatori;
> contro l’evasione/elusione fiscale e contributiva e per una politica fiscale a sostegno del lavoro dipendente e dei redditi; per il diritto all’abitare;
> per una forte patrimoniale e la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie;
> contro la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e del libero mercato;
> per la nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese strategiche per il paese e per un impegno dello stato capace di rilanciare e finanziare la produzione e i servizi;
> a difesa dello Statuto dei lavoratori, contro l’attacco ai diritti dei lavoratori e il patto sociale che il governo vuole trasformare in legge;
> riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, lo sblocco dei contratti di lavoro, la difesa del Contratto nazionale, l’istituzione del reddito sociale, la fine della precarietà ed il diritto al lavoro stabile;
> per la regolarizzazione generalizzata dei migranti e per il mantenimento del permesso di soggiorno di coloro i quali hanno perso il lavoro;
> contro le privatizzazioni mascherate da liberalizzazioni per la difesa dei beni comuni in coerenza con gli esiti referendari;
> contro la privatizzazione della scuola, della ricerca e dell’università e per il diritto al sapere;
> contro l’abolizione delle festività a partire dal 1° maggio e dal 25 aprile;
> per una legge democratica e pluralista sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro.
TUTTI/E IN PIAZZA !
Roma 8 settembre USB PI – Università