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  DEL MONTE HA DETTO SI!

  Dopo l’uomo della Provvidenza, l’uomo dell’iper liberismo.

  Con la nomina del Professor Mario Monti alla Presidenza del Consiglio, possono     definitivamente cadere tutte le fandonie illusorie con cui ci hanno bombardato in questi anni, circa la possibilità di  “governare democraticamente”  il capitalismo.

Dopo l’Uomo della Provvidenza,  assume il potere l’Uomo degli organismi sovranazionali, finanziari ed economic: l’uomo dei mercati e delle banche. Viene così rimossa del tutto la sovrastruttura politica, si svelano e si affermano quelle che sono le vere forze di potere, per loro natura trasversali alla compagini partitiche e che sono la quintessenza stessa del regime economico in cui viviamo.

Con i termini di “governo tecnico”, “governo del presidente”, “di emergenza” o “di unità nazionale”, si identifica in realtà proprio questo: che il governo del nostro come degli altri paesi a regime capitalista altro non è che un “comitato d’affari”, che in questo periodo di acuta crisi fa a meno di affidarsi al teatrino “politico” dei partiti e consegna la costruzione del consenso sociale all’immagine del tecnico apparentemente “neutrale”, buono per tutti, insomma, o almeno buono per molti.

A scorrere il curriculum di Monti ci si convince che probabilmente non c’è nessun altro che possa rappresentare allo stesso livello un tale tipo di figura: vasta esperienza di studioso e docente, dall’ispirazione ovviamente fortemente iper – liberista, presenza massiccia nel “management”, come si dice, cioè nei consigli di amministrazione di tantissime grandi aziende, poi incarichi molteplici nell’Unione Europea e consulente di banche e istituti della finanza internazionale.

Una collocazione ben chiara, quindi. Come dicevamo, altro che “neutrale”!

Molto abile anche a livello comunicativo, aiutato anche dall’aria un po’ svagata che lo caratterizza. Già prima di essere formalmente incaricato di formare il governo afferma che saranno necessarie “riforme strutturali” che cancellino “i privilegi”.

Ingenuamente verrebbe da dire “Bene!  Finalmente qualcuno che vuole colpire i ricchi ”.

Ma quel richiamo alle “riforme strutturali”, per noi suona un po’ lugubre, è direttamente legato ai dettati della UE (ve la ricordate la lettera di Draghi e Trichet?) contro le pensioni di anzianità, per l’aumento della precarizzazione, per la eliminazione delle tutele del lavoro. Saranno questi i “privilegi” che il professor Monti si accinge a colpire senza pietà ? Purtroppo crediamo di sì.

D’altronde che aspettarsi da chi è legato direttamente al mondo finanziario e bancario, da chi da anni è advisor (consulente) della Goldman & Sachs, una delle più potenti banche del mondo, che tra l’altro è fortemente sospettata di essere tra le entità finanziarie che hanno messo in ginocchio la Grecia, e che ha annoverato tra i suoi consulenti, guarda un po’ il caso, anche altri nomi molto noti (Draghi, Letta, Prodi…).

Per finire, il professor Monti è anche membro del direttivo del famigerato “Gruppo Bilderberg”, una èlite ristretta di 130 persone tra le più potenti del mondo, che si riuniscono in riunioni a porte chiuse, di cui non si è mai saputo nulla, e della “Commissione Internazionale Trilaterale”, anche questo organismo para-massonico, che organizza convegni privati dai contenuti segreti tra le personalità più eminenti della politica dell’economia e della finanza mondiale.

Se volessimo esagerare con teorie “complottistiche”, potremmo pensare che gli scenari attuali siano stati studiati a tavolino; un fatto è certo: nessuno si può illudere che il governo dei tecnici muoverà un solo passo per correggere le ingiustizie e le diseguaglianze in questo paese, anzi, proprio poggiandosi sull’”emergenza” e sulla “unità nazionale”, probabilmente tenterà, se non adeguatamente contrastato, di avviare una stagione di restaurazione ancora più spinta di quella attuata dal governo della destra politica, che riporterà il proletariato di questo paese alle condizioni di molti decenni fa.

COBAS INPDAP

 

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Quando si dice,  la fortuna!

Bene, Berlusconi se n’è andato e siamo tutti contenti. Ma sarà vero?

Sarà vero che se n’è proprio andato? E sarà vero che siamo tutti contenti?

Il popolo in piazza ha festeggiato, lasciandosi andare a quel senso di liberazione che l’ha pervaso alla notizia del dimissionario premier.

C’è chi non ha avuto proprio nulla da festeggiare. A parte i suoi fedelissimi, non hanno avuto nulla da festeggiare coloro i quali non arrivano alla fine del mese perché, come recita uno slogan efficace, alla fine dello stipendio manca sempre troppo mese!

Non hanno avuto modo di festeggiare i precari, gli studenti, i lavoratori dei servizi pubblici, della scuola, gli ospedalieri, gli sfruttati del privato, i pensionati… perché non una parola di speranza per il loro futuro o per un anche minimo cambiamento nella loro vita è giunta da chi è stato chiamato a sostituire Berlusconi.

Siamo contenti, è vero, non possiamo negarlo. Berlusconi è andato… e fra gli scontenti ci sono i fascisti o post fascisti, che sempre fascisti sono. Cartelli appesi sulle grate dell’università di Roma Tor Vergata che la vigilanza, in altri casi sempre molto attenta, si guarda bene dal rimuovere… Comandi dall’alto, affinità di pensiero o paura di pestaggi e ritorsioni da parte dei fascisti del nuovo millennio?

Del resto qui a Tor Vergata Casapound è di casa.

Cartelli appesi contro questa “offesa alla nazione”, che si è vista imporre un governo dalle banche del grande potere economico. Un potere che, però, proprio loro, i fascisti, storicamente hanno sempre spalleggiato e difeso. Scarsa memoria, opportunismo o riconoscenza verso Berlusconi, uno dei maggiori artefici del loro sdoganamento?

Ma anche a sinistra, la sinistra vera, in molti non sanno di cosa essere contenti. Il governo Monti, imposto dalla Banche e dal mondo della Finanza dell’Unione Europea, non promette nulla di buono.

Lacrime e sangue che, al solito, dovremo versare noi comuni lavoratori, in quanto nessuno oserà toccare i privilegi della casta. Dall’evasione fiscale, alle milionarie proprietà.

Questa sensazione di paese a sovranità limitata è molto più reale di quanto si possa credere. Tanto che andare alle elezioni, occasione per toglierci di mezzo tanti parlamentari analfabeti o eletti per servigi tutt’altro che nobili, è stata ritenuta una perdita di tempo. Una cosa inutile.

E, in effetti… da quanto tempo le elezioni non sono più utili?

Chi si scandalizza oggi nel vedere ridotto il nostro paese a servo di interessi superiori che vengono da oltre la Alpi e da oltre i nostri mari, dovrebbe rifletterci, sempre che sia in buona fede e porsi la domanda: da quanto tempo questa è, di fatto, la realtà?

Io dico che dovremmo gioire, invece e tanto!

Fare cortei, caroselli festosi, iniziative nelle strade.

Ma non con la motivazione di quelli scesi in piazza a Montecitorio, che si sentono liberati più da un feticcio insopportabile e ingombrante, odioso nella sua protervia quanto ridicolo nella sua goffaggine e che non sospettano neppure da cosa si dovranno liberare domani e dopodomani.

Dovremmo gioire perché il cambiamento è avvenuto senza le bombe della Nato. Ma ci pensate se avessero scelto di liberarci e restituirci “democrazia” alla stessa maniera dell’Iraq di Saddam? O dell’Afghanistan dei Talebani? O della Jugoslavia di Milošević? O della Libia di Gheddafi?

Da quanto tempo siamo un paese a sovranità limitata?

In politica estera innanzitutto, con la scusa di esportare “democrazia”. La stessa “democrazia” che oggi vuole più solide garanzie da offrire al Grande Capitale Internazionale. Lacrime e sangue.

Ma si, c’è proprio da gioire. Berlusconi se n’è andato senza neppure bisogno delle bombe, intere o a frammentazione, dell’uranio impoverito o gas nervini. Sono bastati spread e titoli di borsa.

State tranquilli, avrà di che consolarsi. Ha molte nipotine, Silvio, anche straniere. Ma che fortuna, per noi, vivere aldiquà dell’Adriatico!

Ricevuto  da Alessandro Di Meo, pubblicato  su http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.com/

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