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MA DOVE ERAVATE?

 E’ la domanda che sorge spontaneo fare a Mancini, Presidente CRUI , dopo  aver letto i commenti e le sei richieste da lui formulate al prossimo governo per salvare il sistema universitario pubblico.

(http://crui.it/HomePage.aspx?ref=2139)

 Non è credibile chi si lamenta della fuga dei cervelli e del calo delle immatricolazioni, quando continua ad accettare provvedimenti che prevedono il numero chiuso, l’aumento delle tasse universitarie, l’eliminazione di corsi di laurea o di interi Atenei, a vantaggio di atenei privati o di altri, da sempre privilegiati grazie alla loro collocazione territoriale.

Ricordiamo che per l’elezione di Mancini a  Presidente della CRUI, la USB presidiava l’Assemblea per chiedere ai rettori un cambio di rotta nella gestione degli atenei, che permettesse di difendere la funzione sociale del sistema universitario messa a rischio dall’entrata in vigore della riforma Gelmini. (http://universita.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=29270&cHash=462ed6cbb1&MP=63-217).

 La disastrosa riforma Gelmini  che,  accompagnata da tagli e blocco del turn-over, non ha come scopo la risoluzione dei problemi del  sistema universitario pubblico, ma ne sancisce il suo smantellamento mettendola nella mani dei potentati economici-finanziari. E’ questo un processo che contribuisce a modificare lo sviluppo sociale del nostro paese a danno delle classi più deboli, voluto da una politica cedevole al progetto europeo di  trasformazione sociale.

La lotta  per l’Università e Ricerca Pubblica si salda con la lotta contro questo sistema.

“Restituire l’autonomia  responsabile all’Università” … , così come chiesto dalla CRUI, non può che preoccuparci, alla presenza di una riforma che elimina la democrazia interna, lasciando pieno potere ai Rettori e ad un Consiglio di Amministrazione di fatto governato dai privati e dai baroni al loro soldo.

Quello che si ostinano a nascondere i Rettori, Mancini in testa, è la necessità di rivedere l’intera impostazione della riforma, costruita su principi quali competizione e valutazione meritocratica: tra atenei di serie A e B, tra le corporazioni accademiche e le componenti  più deboli delle comunità universitarie. Parole che vanno sostituite da collaborazione e funzione sociale tra/degli Atenei e  che vengono regolarmente dimenticate dai partiti che ci hanno governato in questi anni e che si apprestano ora a farlo.

Aggiungiamo che, per evitare il fallimento dell’Università pubblica, non può essere sufficiente rivendicare il pur indispensabile aumento dei finanziamenti pubblici, se  non si accompagna a una politica che permetta l’acquisizione omogenea del libero sapere, abbandonando l’impostazione aziendalistica di matrice confindustriale e bancaria.

USB con studenti, lavoratori e tutti coloro che hanno a cuore la difesa dello “Stato Sociale”, è parte attiva nel rivendicare la sovranità Pubblica dell’Università e della Ricerca. Rivendichiamo il rispetto dei principi costituzionali di libera ricerca di base e formazione permanente, affinché sia restituito all’Università Pubblica il suo ruolo “costituente” per garantire all’intero paese vera crescita culturale e scientifica; altrimenti, la barbarie del profitto ci condanna all’azzeramento, alle origini, all’epoca in cui l’Università nacque: il medioevo.

Roma, 19 febbraio 2013

USB/P.I.-Università

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