Il nostro è un sonoro NO!
Denunciamo la bufala elettorale che Governo e sindacati complici ci stanno propinando definendo erroneamente, se non ad arte, RINNOVO CONTRATTUALE del PUBBLICO IMPIEGO, l’accordo da loro sottoscritto in fretta e furia alla vigilia del referendum costituzionale.
La trattativa che illegittimamente hanno condotto con i sindacati di comodo, escludendo altre Organizzazioni Sindacali, anche cacciate con forza fuori dalla sala così come successo a USB, respinti dalla forze dell’ordine, ha partorito solo un impegno politico ad avviare le trattative per il rinnovo contrattuale dei nuovi compartoni di P.I., condividendo una serie di obiettivi a dir poco lacunosi.
In particolare sono da considerarsi insufficienti le risorse economiche che FORSE (perché ad oggi non vi è la copertura finanziaria per coprire i tre anni di rinnovo contrattuale) SOLO nel 2018 genereranno un aumento salariale medio e lordo mensile pari a 85 euro, dal quale dovrà essere, poi, detratta l’indennità di vacanza contrattuale, già erogata mensilmente ai lavoratori. Un incremento assolutamente insufficiente a coprire il potere salariale perso in otto anni di mancati rinnovi contrattuali (secondo l’unione nazionale consumatori i dipendenti pubblici hanno perso, dal 2010 al 2015, circa 4000 euro pro capite di salario).
La prevista riduzione della forbice salariale che dovrà produrre il rinnovo del contratto dei “compartoni”, con questi presupposti non potrà che essere al ribasso!
In proposito non possiamo non essere preoccupati per il nostro nuovo “compartone” della Conoscenza, che include settori troppo diversi tra loro, quali quello dell’Università, della Scuola e della Ricerca.
E’ poi inaccettabile che i mancati incrementi salariali vengano compensati con politiche di welfare, attuate quasi sempre con polizze sanitarie o con pensioni integrative che arricchiranno compagnie bancarie e assicuratrici e fondi pensione GESTITI (guarda caso!) dai sindacati firmatari dell’intesa.
Nonostante la presunta volontà di ridurre il ricorso al precariato nel pubblico impiego, non vengono incrementate le risorse per sbloccare il turn over, e, al contrario, c’è l’impegno a prolungare l’agonia del personale precario in scadenza di contratto.
Insomma questa firma è solo una intesa per “propaganda governativa” che impoverisce i lavoratori creando presupposti per contratti nazionali senza valore, sostituendoli con contratti aziendali, con leggi e con decreti.
Ne riparleremo quando, terminata la passerella referendaria, si tratterà veramente per il rinnovo contrattuale, scadenza che vedrà USB/P.I. impegnata per ottenere il reale rispetto dei diritti e del salario dei Lavoratori Pubblici, veri artefici dello stato sociale.
Ora, però, c’è uno strumento importante che possiamo utilizzare per per dare un segnale altrettanto importante:
— Andare a votare il 4 dicembre e rifilare un sonoro NO al GOVERNO RENZI, per respingere una riforma anti-costituzionale lesiva della democrazia, che mira a consegnare nelle mani di un solo partito, nell’ordine: parlamento, presidente della repubblica, corte costituzionale (impossessandosi anche della rappresentanza laica del CSM, ma “promettendo” di cambiare la legge elettorale: vatti a fidare…).
Roma, 01.12.2016
USB UNIVERSITA’