No ai contratti a perdere, basta con il ricatto della firma!
Dopo 8 anni di blocco contrattuale e tre giorni di maratona all’Aran, alle quattro del 23 dicembre 2017 è stato firmato un brutto contratto per il Comparto Funzioni Centrali, del tutto insufficiente dal punto di vista economico a recuperare anche la sola inflazione registrata tra il 2010 e 2017.
Il valore medio di aumento del Comparto si ferma a 76 euro (altro che 85 euro medie!), la prima e seconda area (A e B) recuperano qualcosa solo attraverso una perequazione temporanea che si ferma al 2018, finanziata con i due mesi di risparmio ottenuto con l’incremento contrattuale per tutti i dipendenti del comparto erogato a regime non dal 1° di gennaio, ma da marzo 2018.
A questo si aggiunge un sistema di valutazione molto simile a quello previsto dalla riforma Brunetta, un peggioramento delle norme riguardanti i permessi per visite e cure mediche, un inasprimento delle norme disciplinari che è espressione diretta del pregiudizio che da anni ispira le campagne mediatiche contro i lavoratori pubblici e che è anche l’humus su cui è impiantato questo contratto.
USB non ha siglato l’ipotesi di accordo e già dalle prossime settimane avvierà la consultazione tra i lavoratori del Comparto.
Vi invitiamo a leggere la scheda informativa in allegato all’odg approvato il 13 gennaio 2013.
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Il Coordinamento Nazionale di Pubblico Impiego e i Coordinamenti Nazionali dei settori del Comparto Funzioni Centrali, riunitisi a Frascati il 13 gennaio, confermano il giudizio completamente negativo sul Contratto Funzioni Centrali, che ha portato la delegazione trattante USB presente in Aran a non sottoscrivere l’ipotesi di accordo siglata da Cgil Cisl e Uil e Confsal-Unsa il 23 dicembre scorso, sottolineando alcuni punti di particolare gravità:
- l’aumento contrattuale a regime non solo non restituisce ai lavoratori e alle lavoratrici del Comparto quanto perso in termini economici a causa del blocco della contrattazione , ma non copre neanche, se non in minima parte, l’inflazione registrata negli anni dal 2010 al 2017, determinando danni irreversibili alle retribuzioni e agli istituti ad essa collegati;
- l’elemento perequativo per la prima e la seconda area (aree A e B) è finanziato solo per 10 mesi del 2018 e non è valido ai fini previdenziali del TFR e degli altri istituti legati alla retribuzione, configurandosi quindi come un compenso sostanzialmente “fuori busta”;
- è stato rinviato l’esame dell’ordinamento professionale, lasciando invariate le forme di sfruttamento nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della prima e seconda area (aree A e B), ai quali le norme di legge negano i percorsi per i passaggi all’area superiore;
- è stata confermata una norma contrattuale antidemocratica che obbliga le organizzazioni sindacali a firmare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per poter partecipare alla contrattazione integrativa di ente/amministrazione, indipendentemente dalla certificazione della rappresentatività ottenuta con la somma degli iscritti e dei voti alle elezioni rsu;
- sono state ridotte a 18 ore o a 3 giorni le assenze finora imputabili a malattia per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche, ed è stato introdotto l’obbligo della programmazione mensile dei permessi della legge 104;
- si introduce l’istituto delle “ferie solidali”, scaricando sui lavoratori l’onere di tutela di quanti costretti ad assentarsi per assistere figli minori;
- sono state inasprite le norme disciplinari, soprattutto in occasione di assenze ritenute ingiustificate in continuità con giornate festive;
- sono state di fatto introdotte le fasce meritocratiche previste dalla Riforma Brunetta;
- le posizioni organizzative continuano ad essere finanziate dal fondo risorse decentrate, facendo pagare l’organizzazione del lavoro ai lavoratori;
- si prevede l’attivazione di polizze assicurative a copertura della responsabilità civile solo per le posizioni organizzative, lasciando senza tutela i tanti lavoratori che assumono decisioni e firmano atti a valenza esterna;
- si cancella la contrattazione su orario di lavoro, formazione e mobilità del personale, facendo passi indietro nelle relazioni sindacali addirittura rispetto alla Riforma Brunetta e al decreto legislativo 165/2001;
- questo CCNL di fatto ipoteca la discussione del contratto degli altri comparti, configurando un nuovo modello di dipendente pubblico sottoposto a stretta sorveglianza, piegato ad una obbedienza passiva e costretto a servire gli interessi di quel nuovo modello di Pubblica Amministrazione che abbiamo definito Stato SPA.
USB Pubblico Impiego
ALLEGATI: ♦ CCNL Funzioni Centrali_Scheda informativa
♦ IPOTESI_DI_CCNL__PERSONALE_COMPARTO_FUNZIONI_CENTRALI_2016-2018___23-12-2017_