Anche quest’anno USB ha risposto all’appello lanciato dal Movimento Non Una Di Meno proclamando lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private per l’intera giornata dell’8 marzo.
Uno sciopero per rimettere al centro del discorso le disuguaglianze e le discriminazioni e per dire basta alla violenza maschile sulle donne, ai femminicidi, ai tagli ai centri antiviolenza e alle molestie nei luoghi di lavoro.
Uno sciopero che mette al centro la femminilizzazione del lavoro come laboratorio al ribasso dei diritti: la condizione femminile è da sempre laboratorio di quella miscela oppressiva tra messa a disposizione di tempo di vita, gratuità e intermittenza, poi estesa a tutto il mondo del lavoro e cristallizzata nei modelli di precarietà e dismissione dello Stato sociale.
Uno sciopero contro il regime della doppia oppressione per il quale, sotto la scure del progressivo e feroce smantellamento dello Stato Sociale, si scarica il lavoro di cura sulle spalle delle donne, veri e propri ammortizzatori sociali a costo zero.
nche quest’anno abbiamo risposto all’appello lanciato dal Movimento Non Una Di Meno proclamando lo sciopero generale, di tutte le categorie pubbliche e private, per l’intera giornata dell’8 marzo.
Non uno sciopero rituale, ma la necessità di rimettere al centro del discorso le disuguaglianze e la violenza di genere, in tutte le forme attraverso le quali pervadono l’intero arco della vita delle donne.
Uno sciopero dalle attività produttive ma anche uno sciopero dei consumi e da quel lavoro domestico e di cura, che ancora troppo spesso grava in via esclusiva sulle donne, siano esse native o migranti, che fungono da ammortizzatore sociale di un welfare sempre più privatizzato.
Uno sciopero per dire basta alla violenza maschile sulle donne, ai femminicidi, alle discriminazioni di genere e alle molestie nei luoghi di lavoro.
Uno sciopero per urlare che non se ne può più delle disparità salariali, della disoccupazione/inoccupazione, della precarietà giovanile e di pensioni da fame in vecchiaia, della segregazione lavorativa, del ricorso massiccio al part time involontario, di lavori non qualificati nonostante una maggiore scolarizzazione, di richiesta di dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione.
Uno sciopero a difesa della L. 194 e per il potenziamento della rete nazionale dei consultori; per il ritiro del ddl Pillon su separazione a affido, per opporsi al “diritto” di lavorare fino al giorno del parto introdotto da questo governo.
Uno sciopero per denunciare la legge Salvini, una legge razzista, che impedisce la libertà di movimento dei migranti e delle migranti, condannando queste ultime a ripetuti stupri e violenze nei luoghi di transito.
Uno sciopero per rivendicare il diritto a servizi pubblici gratuiti ed accessibili, al reddito di autodeterminazione – universale e individuale -, alla casa, al lavoro e alla parità salariale; all’educazione scolastica, a strutture sanitarie pubbliche libere da obiettori
Per il riconoscimento ed il finanziamento dei Centri Antiviolenza ed il sostegno economico per le donne che denunciano le violenze.
Confederazione USB
Il gap salariale tra donne e uomini sarà colmato solo nel 2236! Lo studio di USB verso lo sciopero dell’8 marzo: https://confederazione.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=107826&cHash=1feec2341f&MP=63-552