La figura del dipendente pubblico è stata negli ultimi dieci anni letteralmente demolita da iniziative legislative persecutorie, creando un clima che ha consentito peraltro di bloccare il contratto per nove anni e, quando imposto dalla Corte Costituzionale, di rinnovarlo con aumenti ridicoli.
Quei contratti oggi sono scaduti e il Governo, con la precedente legge di bilancio, ha stanziato risorse per aumenti pari all’1,95% (circa 25 euro netti mensili), ennesimo segnale di marginalizzazione del settore pubblico.
Dalle impronte digitali al nuovo disegno di legge per il miglioramento della PA, il Governo “del cambiamento” continua ad alimentare l’ormai consunta retorica sui fannulloni del pubblico impiego, invece di affrontare i veri problemi della Pubblica Amministrazione.
Non c’è nessuna intenzione di far ripartire i servizi pubblici. Lo dicono i fatti. Del contratto abbiamo detto. Le assunzioni sono state bloccate. Mansionismo, carichi di lavoro, sicurezza, organizzazione del lavoro, precariato, comparti di contrattazione, democrazia sindacale, restano nodi irrisolti e, soprattutto, non sembra esserci volontà di affrontarli.
Non ci resta che scioperare.
Il 10 maggio abbiamo chiamato i lavoratori del pubblico impiego allo sciopero per l’intera giornata e andremo a manifestare al ministero della Funzione Pubblica per chiedere il riconoscimento concreto della dignità della funzione che svolgono ogni giorno al servizio dei cittadini, a partire dallo stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti.
Venerdì 10 maggio, sciopero generale del Pubblico Impiego con manifestazione al Ministero della Funzione Pubblica ore 10,30 Piazzetta Vidoni
USB Pubblico Impiego