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Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea  Gruppo Consiliare Comune di Roma

GRUPPO PRC

Alla Segreteria Generale SERVIZIO CONSIGLIO

Prot. n. 414 del 16 maggio 2007

INTERROGAZIONE URGENTE

La sottoscritta consigliera comunale Adriana Spera, Capogruppo del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea,

INTERROGA IL SINDACO

con richiesta di urgente risposta scritta

PREMESSO CHE

  • L’ Università degli studi di Roma di “Tor Vergata” negli ultimi mesi avrebbe appurato la fattibilità di massima di un progetto per la realizzazione di un impianto di cogenerazione di energia elettrica e termica, alimentato a biomassa legnosa, basato quindi sulla combustione dei residui della manutenzione del verde pubblico del Comune di Roma ed annessi laboratori per la ricerca, sulle aree del Campus universitario;
  • la centrale termo-elettrica, di grandezza medio-piccola (pari a 5-7 MW di potenza elettrica) sarebbe destinata al soddisfacimento dei fabbisogni energetici del Campus. Con tale realizzazione l’Università acquisterebbe energia elettrica a costi minori rispetto al mercato.
  • per l’esecuzione del progetto sarebbe prevista la costituzione di una società di scopo tra le società Interenergy e Pegaso, l’Università, il Comune di Roma, AMA s.pa. e sembrerebbe che sia interessata a farne parte anche ACEA s.p.a.;
  • il Senato Accademico recentemente avrebbe discusso sulla fattibilità del progetto, prendendo atto dello stato del procedimento, ed avrebbe espresso parere favorevole alla sua effettuazione, con il vincolo alla realizzazione di un completo ed esaustivo studio di impatto ambientale e di verifica della effettiva convenienza economica, in relazione all’apporto del terreno (1 ettaro) di proprietà dell’ Università di Tor Vergata;
  • da uno studio specifico effettuato da un tecnico del settore sulla fattibilità dell’impianto di generazione a biomassa legnosa per l’università degli studi di Roma “Tor Vergata” sono state evidenziate criticità su alcuni aspetti tecnico-economici che metterebbero in dubbio il reale riscontro economico per l’università. Più concreta, al contrario, risulterebbe da tale studio la ricaduta favorevole per la società che gestirà l’impianto riguardo i probabili finanziamenti pubblici derivanti dall’assegnazione di “certificati verdi”;
  • nello stesso studio non è citata un analisi chimica delle biomasse legnose al fine di escludere la presenza di sostanze inquinanti non degradabili (metalli, polveri sottili) che possono essere entrate nel ciclo naturale delle piante per assorbimento o contaminazione superficiale. Inoltre, i residui legnosi presi in considerazione proverrebbero infatti da un ambiente urbano fortemente inquinato.
  • a questo va aggiunto che se contaminate significativamente le biomasse, una volta bruciate, disperderebbero in aria tutto ciò che le piante avevano concentrato sottraendolo all’inquinamento globale;
  • altro aspetto non menzionato è che il bruciamento di biomasse legnose produrebbe anche ceneri (a differenza del metano) che, in parte vengono disperse in aria, in parte restano come residuo nella sottocamera di combustione. L’asportazione di queste ceneri rappresenta un costo sia in termini di manutenzione di caldaia, sia in termini di trasporto e smaltimento;
  • lo studio rileva CO2 e Nox ma non fa minimamente cenno all’emissione di idrocarburi (soprattutto gli idrocarburi poliaromatici, quali il benzopirene), la formaldeide, il particolato respirabile;
  • la relazione, infine, prospetterebbe dubbi per gli esiti sull’impatto ambientale. Infatti, anche attraverso una semplice ricerca su internet si può apprendere che la principale differenza tra un termovalorizzatore (ovvero inceneritore di rifiuti) ed un impianto a biomasse è la “natura” ecocompatibile del materiale destinato ad essere incenerito. A tale riguardo sul sito web dell’AMA s.p.a. gli scarti del verde pubblico sono segnalati come rifiuti con “presenza di metalli” che porterebbero al possibile rischio di un eventuale rilascio di sostanze nocive nell’ambiente;
  • anche la localizzazione dell’impianto avrebbe la sua rilevanza: in un campus universitarie con annesso un ospedale (secondo il progetto la ciminiera sarebbe posta a fianco delle residenze universitarie), circoscritto da abitazioni civili e vicino all’autostrada Roma-Napoli;
  • l’attuazione di una iniziativa di tale importanza non dovrebbe limitarsi alla valutazione del solo Senato Accademico dell’Università di Tor Vergata, pur nella sua importante funzione rappresentativa della comunità universitaria, ma dovrebbe necessariamente comprendere la piena partecipazione dei lavoratori, degli studenti e non ultimi dei cittadini del territorio interessato, il Municipio Roma 8 ed il Municipio Roma 10, unitamente all’Amministrazione Comunale.

TUTTO CIO’ PREMESSO

SI INTERROGA IL SINDACO E L’ASSESSORE COMPETENTE

PER SAPERE

  • se non ritengano urgente intervenire presso il Senato Accademico dell’Università degli studi di Tor Vergata per ottenere i risultati ufficiali, completi ed esaustivi, sullo studio di impatto ambientale effettuati, relativamente al progetto di realizzazione di una centrale termo-elettrica nel Campus universitario;
  • se non ritengano impellente farsi promotori della richiesta dell’apertura di un tavolo istituzionale tra Comune di Roma, Provincia di Roma, Regione Lazio, rappresentanti delle forze sindacali e Senato Accademico dell’Università di Tor Vergata, così da garantire un percorso volto a garantire a tutti i cittadini residenti nei municipi limitrofi e più in generale nella nostra città la piena sicurezza, il controllo e la trasparenza sul progetto che si intende realizzare.

Roma, 16 maggio 2007

La Capogruppo PRC-SE

Adriana Spera

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