Una centrale di cogenerazione termo-elettrica nel campus universitario
Come rappresentante del personale tecnico amministrativo sottopongo all’attenzione dei lavoratori una importante iniziativa approvata recentemente in Senato Accademico.
L’ Università ha verificato, sotto l’aspetto tecnico ed economico, la fattibilità di massima del progetto per la realizzazione di un impianto di cogenerazione di energia elettrica e termica alimentato a biomassa legnosa (cioè con la combustione dei residui della manutenzione del verde pubblico del comune di Roma) e annessi laboratori per la ricerca, sulle aree del comprensorio universitario. La centrale, di grandezza medio-piccola (pari a 5-7 MW di potenza elettrica) è destinata al soddisfacimento dei fabbisogni energetici del Campus. L’Università acquisterà energia elettrica a costi minori rispetto al mercato. Per l’esecuzione del progetto è prevista la costituzione di una società di scopo tra le soc. Interenergy e Pegaso, l’Università, il Comune di Roma e l’AMA e sembra che sia interessata a farne parte anche l’ACEA.
Il Senato Accademico recentemente ha discusso sulla fattibilità del progetto, ha preso atto dello stato del procedimento ed ha espresso parere favorevole all’iniziativa, con il vincolo alla realizzazione di un completo ed esaustivo studio di impatto ambientale e verifica della effettiva convenienza economica, in relazione all’apporto del terreno (1 ettaro) di proprietà dell’ università.
In Senato Accademico ho approvato la proposta, presentata come possibilità per l’Università di realizzare un progetto di uso razionale e sostenibile dell’energia. L’Università, oltre l’aspetto economico, dichiara il suo interesse alla realizzazione di laboratori per lo studio di tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili .
Successivamente, le perplessità dovute alla consapevolezza per la mancata competenza in materia mi hanno spinto ad approfondire l’argomento, sottoponendo alla valutazione di un tecnico del settore lo studio di fattibilità presentato alla discussone del Senato. In una breve relazione sono state evidenziate criticità su alcuni aspetti tecnico-economici che metterebbero in dubbio il reale riscontro economico per l’università. Più concreta è la ricaduta favorevole per la società gestore riguardo i probabili finanziamenti pubblici derivanti dall’assegnazione di “certificati verdi”.
La relazione, inoltre, prospetta dubbi per gli esiti sull’impatto ambientale.
In internet si può apprendere che la principale differenza tra un termovalorizzatore (ovvero inceneritore di rifiuti) ed un impianto a biomasse è la “natura” ecocompatibile del materiale destinato ad essere incenerito. Sul sito web dell’AMA, però, gli scarti del verde pubblico sono segnalati come rifiuti con “presenza di metalli”. Mi sono chiesta, dunque, se non sia possibile il rischio di un eventuale rilascio di sostanze nocive nell’ambiente.
Anche la localizzazione dell’impianto ha la sua rilevanza: in un campus universitario, (secondo il progetto la ciminiera è posta a fianco delle residenze universitario), con annesso un ospedale, circoscritto da abitazioni civili e vicino all’autostrada, per facilitare (o confondere) il passaggio dei camion che trasporteranno il materiale “verde”.
Oltre i dubbi più o meno fondati sul tipo di sostanze emesse nell’ambiente e le ricadute sulla salute della comunità universitaria e della cittadinanza, coerentemene con il ruolo rappresentativo istituzionale e la funzione sociale di delegato sindacale RdB-CUB svolti in ateneo, ho ritenuto che una iniziativa così importante debba rispondere al principio di confronto e partecipazione con la collettività, ad iniziare dalla comunità universitaria, dai cittadini e istituzioni interessate.
Ho sottoposto la questione al Rettore e al Senato Accademico. Nell’attesa di una risposta ho inviato l’informativa ai lavoratori.
Roma, 9 Maggio 2007
Anna Maria Surdo
Rappresentante in Senato Accademico