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    A tutti i Lavoratori, al Magnifico Rettore, al Direttore Generale, ai Dirigenti

In questi giorni di massima allerta, di allarme sociale, di continui inviti a stare a casa e di limitare in modo drastico contatti con l’esterno, giorni di drammatica evoluzione (basti ascoltare i bollettini medici di alcune città italiane!) degli effetti del Covid-19, più in generale Coronavirus, come dipendenti di questo Ateneo e come rappresentanti dei lavoratori, nonchè RLS, ci viene da chiedere e da chiederci…

Che cosa ci facciamo in ufficio o nei laboratori? Che cosa ci fanno altri colleghi che vediamo aggirarsi per i corridoi rigorosamente quasi mai a distanza, se non rischiare di prendersi per qualche motivo il contagio e di trasmetterlo a casa dove ci sono figli e resto della famiglia? A cosa serve stare in uffici che non hanno situazioni di emergenza, dove il lavoro può essere tranquillamente svolto da casa, senza dover rispondere alla logica (logica?) del “bisogna garantire la presenza negli uffici”?
Pensiamo anche a quei colleghi che devono spostarsi con mezzi pubblici (autobus, pullman, treni…) solo perché sottoposti a turnazioni per tenere aperti uffici in un momento in cui tutta Italia viene invitata a restare a casa.

Ed è stata assicurata la collocazione a casa del personale precario?

Non crediamo che la logica di queste disposizioni debba scadere nella solita mancanza di fiducia nei confronti delle capacità di autodeterminazione e autodisciplina dei lavoratori (che pure riguarderà qualche caso, credo ne siamo tutti consapevoli, casi certo non agevolati dall’uso dello smart working!), non può questo diventare un paradigma per il quale  diventiamo automaticamente degli irresponsabili.

Noi crediamo (e non vogliamo parlare dell’invito nemmeno troppo velato a fare ricorso a ferie e monte ore accumulato che fa sorridere davvero in questo momento), che bisognerebbe innanzitutto occuparci della incolumità dei dipendenti, cosa che dovrebbe essere chiara e precisa e forte indicazione da parte delle direzioni, dei dipartimenti, del rettore e questo ancora prima del ministero o di chissà chi… Ne vale della salute di tutti.

Sinceramente, farebbe molto piacere vedere come questa “grande famiglia”, che si vuole far intendere essere la comunità universitaria di Roma “Tor Vergata”, si comporti esattamente come si stanno comportando le famiglie singole italiane e, purtroppo, del resto di tanta parte del mondo: tutelandosi al massimo, senza se e senza ma.

Noi rimaniamo a casa in smart working e invitiamo a farlo anche gli altri colleghe e colleghi, garantendo comunque la prosecuzione del lavoro e il contatto, via posta elettronica, con l’utenza. Fino a disposizione contraria, generale, che riguardi tutto il Paese.
A casa di tutti voi, supponiamo, ci sono familiari che non escono e non possono correre rischi solo perchè per alcuni si è deciso di non decidere.

IO RESTO A CASA!

Alessandro Di Meo  (RSU/USB – RLS-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza)
Anna Maria Surdo   (RSU/USB – RLS-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza)

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