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LE LINEE GUIDA PER IL RIENTRO DEL PERSONALE

 

Con l’emanazione delle linee guida per il graduale rientro in sede del personale, ’Amministrazione attua la normativa emergenziale che pone alla pubblica amministrazione l’obbiettivo di superare progressivamente lo smart working emergenziale, o “lavoro agile”, previsto in modalità semplificata fino al 15 ottobre 2020, attuale termine dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19.

Al momento, sembra che non sia solo una ipotesi il prolungamento dello stato di emergenza da parte del Governo, in considerazione dei numeri che confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni. Questo si saprà con certezza in prossimità del 15 ottobre e, quindi, anche le ricadute sulle misure finora prese, compreso lo smart working.

La circolare dell’amministrazione, inviata tra giovedì 24 e venerdì 25 settembre, stabilisce lunedì 28 settembre, ossia oggi, come data di inizio della prestazione lavorativa resa secondo le linee guida.

Poiché in proposito ci sono stata poste molte richieste di chiarimento, anche in considerazione delle attività che preliminarmente devono essere condotte, noi di USB diamo per scontato che il 28 settembre sia da considerare come data di avvio delle procedure preliminari che consentiranno in tempi brevi l’inizio delle attività secondo disposizioni amministrative.

Cogliamo l’occasione per fare il punto su altre questioni di fondo che attengono le modalità di rientro del personale.

Ponendo sempre attenzione all’andamento dell’emergenza sanitaria, i passaggi da seguire per gestire questa fase emergenziale dovrebbero bilanciare le esigenze dell’unità organizzativa di appartenenza e di quelle dei dipendenti.

Affinché la sicurezza non rimanga sulla carta, è indispensabile che venga messa in atto anche un’attività di verifica e controllo presso tutte le strutture che garantisca al personale il diritto a rientrare e a continuare a lavorare in sicurezza per chi è già in sede, nel pieno rispetto delle misure a tutela della salute previste dai vari protocolli sottoscritti a livello nazionale e delle linee guida a livello locale (a iniziare con interventi che garantiscano nelle sedi di lavoro la distanza interpersonale di 2 metri, ad esempio).

Inoltre, poichè vi è un fondato rischio che la circolare dell’Amministrazione sia attuata dai responsabili delle unità organizzative con modalità (o interpretazioni) non omogenee, riteniamo utile approfondire la questione della riduzione dell’attività lavorativa in smart working.

Giova sottolineare che, una volta individuate le attività compatibili con lo smart working, l’obbiettivo del 50 percento del personale in presenza e del 50 percento in lavoro agile dovrà essere raggiunto in ogni unità organizzativa (Direzione, Dipartimento, Macroarea o Facoltà, Centri etc) applicando contestualmente il criterio indicato nella circolare: “il rispetto del principio di alternanza e rotazione”.

Con il metodo della rotazione tutti coloro che, svolgendo attività compatibili, manifestano la volontà di svolgere il lavoro agile possono farlo. Basta prevedere meccanismi organizzativi che consentano un’alternanza tra modalità in presenza e in lavoro agile dello stesso personale tali da assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di applicare il lavoro agile al 50 percento del personale dell’unità organizzativa e, contemporaneamente, il lavoro in presenza del restante 50 percento del personale.
In sintesi, lavoro agile a rotazione e rientri a rotazione.

Nel conteggio del 50 percento in sede si deve tener conto del numero di lavoratori che, pur potendo svolgere il lavoro agile, opta per il rientro in servizio.   Fermo restando il diritto all’esclusione dal rientro in sede per i lavoratori in particolari condizioni che continueranno a svolgere l’attività lavorativa da remoto, includendo le  tutele introdotte con l’apertura delle scuole per i genitori i cui figli sono sottoposti al regime di quarantena.

Infine una considerazione importante, la gestione dell’emergenza non deve indurci a rinunciare ad avere uno sguardo lungo e a non cogliere il rischio che l’emergenza sanitaria sia in realtà utilizzata per introdurre attraverso il lavoro agile un abbassamento delle tutele.

Il lavoro agile non è la panacea di tutti i mali accumulati con decenni di politiche di tagli al settore pubblico e quindi anche al nostro comparto.

Organici pesantemente ridimensionati, aumenti irrisori dopo anni di blocco contrattuale, organizzazione del lavoro disfunzionale, mortificazione delle professionalità e della funzione sociale del lavoro pubblico: senza questi interventi e i relativi investimenti il lavoro agile rischia di essere una espressione molto smart, utile a coprire politiche di smantellamento del lavoro pubblico con riduzione dei diritti per i lavoratori.

Sempre disponibili per tenervi aggiornati ed informati.

Roma, 28 settembre 2020

USB PI – Università Tor Vergata

 

 

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