#ConteDiceCose
Conte dice che si stanno creando nuove diseguaglianze e, nel maldestro tentativo di sviarne le responsabilità, pensa bene di attribuirle ai pubblici dipendenti che godrebbero di maggiori protezioni e, lavorando in smart working, risparmierebbero pure tempo e denaro. Dei nababbi insomma.
A Conte diciamo che:
- i pubblici non sono protetti ma andrebbero protetti perché hanno la funzione di proteggere a loro volta i diritti di tutti: salute, istruzione, previdenza, giustizia, fisco, soccorso pubblico eccetera, eccetera, eccetera;
- I pubblici la crisi l’hanno ampiamente pagata attraverso un blocco del contratto durato 10 anni, con l’attuale contratto già scaduto e senza risorse sufficienti per un rinnovo dignitoso;
- I pubblici non hanno scelto di lavorare da casa; in smart working ce li ha messi il governo per decreto e i risparmi sono tutti a carico dello Stato;
mentre i costi delle bollette di luce, telefono, riscaldamento, connessione, escono dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori che debbono pure provvedere agli strumenti di lavoro. Senza contare il taglio di 150 euro mensili dei mancati buoni pasto.
Ma siccome siamo molto sensibili al tema delle diseguaglianze e della ridistribuzione delle ricchezze suggeriamo a Conte, fulminato sulla via di Damasco dal sacro fuoco della giustizia sociale, dove poter largamente attingere senza troppa fatica:
Evasione ed elusione fiscale, Multinazionali con sede nei paradisi fiscali,
Spese militari Banche, Comitati di gestione, partecipate, E-commerce, Lavoro nero, Stipendi deputati e senatori, IMU alla chiesa, Vitalizi e pensioni d’oro, Appalti, Sanità privata
Quando finisce il giro, ne riparliamo!
#NOGUERRATRAPOVERI
#LACRISILAPAGHINOIRICCHI
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