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Condividiamo la necessità che l’Università riprenda l’operatività di tutti gli uffici alle esigenze degli studenti, ma Lavoro e Tutela della Salute non sono diritti costituzionali in contrapposizione, né catalogabili come “privilegi”. Neppure per i dipendenti pubblici…!

Abbiamo replicato con una seconda nota alla (non) risposta del Direttore Generale in merito alla richiesta di idonei e tempestivi interventi operativi per la prevenzione dei contagi.

Nel frattempo – per la prima volta – gli RLS hanno ricevuto dal responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione una convocazione per un incontro che si è tenuto venerdì mattina 20 novembre, per “aggiornamenti sulle attività svolte a tutela dei lavoratori”.

USB risponde al Direttore Generale:

E’  con una certa delusione che constatiamo come non sia stato colto l’intento collaborativo che ci ha motivato nel segnalare alcune difficoltà di gestione della situazione derivante dalla pandemia.

Dal tenore della risposta del Dr. Colpani, in verità, abbiamo avuto il dubbio che il nostro intervento fosse stato scambiato per un attacco contro qualcuno.
Preferiamo, tuttavia, non essere distratti per rimanere sul tema che ci preme e per cui abbiamo chiesto un nuovo incontro. Ma pazienza… continueremo a scrivere.

Abbiamo voluto segnalare, a poche ore dalla fine di una riunione sindacale con l’Amministrazione, nuove criticità e difficoltà emerse e da risolvere, evidentemente col contributo di tutti, che non attengono alla condivisione dell’“informazione”, ma alle modalità “operative” messe in atto per contrastare l’epidemia in corso.
Dalle nostre informazioni, gli interventi realizzati non sono attuati in modo uniforme in tutte le strutture. Tra le criticità segnaliamo, difatti, la mancanza di un’attività di controllo e verifica che le linee guida o i protocolli di sicurezza prevedono.
Chiediamo se sia stato predisposto un piano di ricerca e tracciamento dei contatti nei casi Covid. In ogni caso, chiediamo di adeguare il sistema di comunicazione al personale, garantendo al contempo le esigenze della privacy individuale, che permetta di conoscere il verificarsi di casi di positività presso gli uffici o strutture al fine di comprendere con tempestività se vi siano stati contatti con soggetti positivi all’infezione da Covid-19.

E’ del tutto evidente che la gravità dell’attuale situazione sanitaria non è equiparabile al periodo del lock down o della fase di rientro. Ricordiamo tutti che nel primo periodo il virus non aveva fatto comparsa nel nostro Ateneo, mentre ora sono già vari i casi di positività e sono due le persone decedute!
Il riferimento alla morte del povero collega non è banale. Noi stessi ci sentiamo in colpa per non aver segnalato, viste le inadempienze istituzionali, come irrinunciabile esigenza quella di effettuare subito i tamponi, quando il collega stava in rianimazione, intubato. In quel momento andavano fatti i tamponi, in quel momento andavano ascoltati e informati i colleghi che frequentavano la sua stanza. Quindi, bisognerà agire in maniera certamente più tempestiva nel malaugurato caso possano insorgere nuovi casi.

A fronte di questa situazione, che richiede un parallelo rafforzamento degli strumenti messi in atto per contrastare l’epidemia, abbiamo chiesto chiarimenti su:

  • l’opportunità che le biblioteche rimanessero aperte come aule studio e non per il solo prestito;
  • l’imposizione di un incremento dei giorni lavorativi in presenza a una categoria specifica di personale, considerando che il lavoro agile costituisce uno strumento di contenimento dell’epidemia;
  • che gli uffici dedicati all’utenza, come le Segreterie Studenti, fossero presidiati da unità di personale della vigilanza;
  • come vadano considerate le “lunghe percorrenze” dei lavoratori che si recano in ufficio: quale parametro è oggetto di analisi? La distanza dal posto di lavoro, il tempo impiegato ad arrivarci, i mezzi pubblici presi, le persone che e i luoghi con cui si viene a contatto?
  • Come comportarsi nel caso di colleghi che se ne “infischiano” letteralmente delle regole da mantenere.

Non abbiamo avuto risposta.

In merito alla questione organizzativa, a nostro avviso, un elemento poco preso in considerazione è la conoscenza delle realtà individuali del responsabile di struttura che noi chiameremmo, per farci capire meglio, “di trincea”. Cioè a dire, colui che è direttamente in contatto con i propri stretti collaboratori i quali, al di là di certificazioni o meno, potrebbero (e siamo a conoscenza di molti casi) semplicemente accusare sensazioni di stress, associati a crisi di ansia o panico perché ritengono di essere ad alto rischio nel frequentare locali dove ci potrebbero essere o ci sono stati casi di positività. Situazioni che, poi, nel quotidiano, rendono più problematica la gestione dei rapporti tra il personale e la funzionalità dello stesso ufficio.
Oppure, per fare altri esempi, possono esserci unità di personale che non rientrano nella categoria di fragilità ma che dovrebbero poterci rientrare, sempre aldilà di certificazioni da presentare: coloro i quali non prestano troppa attenzione alla prevenzione e ce ne sono molti. Le disposizioni non possono tenerne conto, ma il responsabile di struttura si, perché conosce le situazioni personali più nel particolare. Situazioni di unità di personale che incontrano davvero troppa gente ogni giorno, vuoi per il tragitto da compiere per venire al lavoro, vuoi per situazioni famigliari, vuoi per leggerezza.

Concludendo, il responsabile di struttura deve poter decidere con autonomia, informando ovviamente il dirigente, di casi da collocare in smart working in questo periodo, a prescindere da tutto e per il bene e la sicurezza non solo dei soggetti in questione, ma di tutti. Fermo restando, questo è pacifico, il necessario svolgimento delle attività dell’ufficio e la salvaguardia dei servizi resi all’utenza.

Ci teniamo a sottolineare come le nostre segnalazioni siano sempre accompagnate da proposte operative proprio perché riteniamo che le emergenze debbano essere affrontate insieme, nel rispetto ma anche nella considerazione reciproca.

Non è certo questo il momento di lasciare spazio a suscettibilità personali.

Lo “scatto culturale” cui si è fatto spesso riferimento nelle nostre ultime riunioni, deve riguardare tutti, soprattutto nel dimostrare capacità di rivedere posizioni definite alla luce dell’insorgere di nuovi, preoccupanti elementi.

Roma, 16 novembre 2020

RSU-USB  e  RLS
Anna Maria Surdo   Alessandro Di Meo

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 Riceviamo dal Direttore Generale:

Oggetto: riscontro vs email del 13 novembre c.a.

In riferimento alla nota in oggetto, nella quale si fa riferimento a “cose piuttosto gravi”e alla“scarsa chiarezza e omogeneità nelle modalità operative  messe in campo per contrastare il diffondersi del contagio tra il personale dell’ateneo” si prega di prestare attenzione alle informazioni che in varie forme sono state condivise e messe a disposizione  nel corso dei numerosi incontri che si sono tenuti durante tutta la pandemia e che sono disponibili negli appositi spazi di comunicazione oltre che presso il Servizio di Prevenzione e Protezione di Ateneo.

Si invita poi a non confondere due aspetti diversi della situazione emergenziale, un conto è l’aspetto di gestione di casi COVID, un’altro riguarda le modalità organizzative condivise e mese in atto, finalizzate a garantire la continuità dei servizi offerti ai nostri studenti, assicurando comunque la massima sicurezza. A tal proposito, in merito alla gestione delle biblioteche, si invita a consultare le FAQ ministeriali di cui si è parlato anche negli incontri di questa settimana e di cui si è data informazione in aggiunta alle prassi in uso nella maggior parte degli atenei italiani.

Con riferimento ai casi di covid in Ateneo, sarebbe poi auspicabile una maggiore informazione, prima di scrivere, sulle misure tempestivamente assunte a maggior tutela del personale universitario, in aggiunta a quanto prescritto dai protocolli ministeriali.

In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, dovremmo forse fermarci a riflettere sulla situazione di maggiori tutele di cui il pubblico impiego gode in questo frangente e sforzarci di unire le nostre energie al fine di creare un clima di costruttiva collaborazione e aperto dialogo per meglio offrire il nostro contributo come Pubblica Amministrazione.

Distinti saluti

Giuseppe Colpani
Director General
University of Rome Tor Vergata

ALLEGATI: ♦ Risposta al DG- pandemia Tor Vergata

richiesta interventi operativi per prevenzione contagi

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