Care colleghe e cari colleghi,
mi scuso con tutti voi poiché il clima nel quale si è svolta le seduta di ieri non mi permette di formulare il consueto dettagliato resoconto sui contenuti affrontati nel corso della discussione. Ci si è, infatti, riuniti sotto il condizionamento di un clima di grande tensione e persino di paura a causa della presenza minacciosa di un nutrito gruppo di fascisti, in tutto saranno stati un centinaio, che con al seguito caschi, fibbie e non so cos’altro hanno presidiato l’esterno dell’edificio per l’intero pomeriggio. Questi individui, mi preme ricordarlo, sono del tutto estranei all’Università non essendone né dipendenti né studenti.
Dato che, come ben sapete (vedi allegato), la riunione di ieri non poteva esimersi dall’avviare una riflessione in merito agli incresciosi avvenimenti del giorno precedente, questi individui e i loro mandanti hanno pensato di avvelenare il clima e di impedire che questa riflessione si svolgesse.
Eppure la riflessione sarebbe stata davvero necessaria anzitutto allo scopo di arrivare ad una ricostruzione condivisa riguardo alla reale dinamica dei fatti, importante soprattutto dato che delle vicende sono state date, e diffuse a mezzo stampa, molte e contrastanti versioni.
Naturalmente, io propendo per una versione dei fatti che corrisponde in pieno con i comunicati diffusi dal mio sindacato e dalla Cgil, ma a quanto pare vi è chi sostiene altre ipotesi: proprio per questo motivo era indispensabile un confronto franco, sereno ed approfondito in Senato per fornire, alla comunità accademica e anche all’opinione pubblica, una versione “ufficiale” dei fatti il più possibile condivisa ed attinente alla realtà.
Ma grazie al clima di minaccia che si respirava tutto questo non si è potuto fare. Assurdo ma l’argomento è stato liquidato velocemente dal Rettore facendovi un breve cenno a conclusione della seduta, solo dopo le “varie eventuali”*. Invece di avere un carattere analitico ed informativo sembrava piuttosto essere una sorta di sermone pronunciato dall’alto del pulpito da un predicatore savonaroliano, senza aggiungere alcun elemento fattuale, senza un’analisi aperta per individuare criticamente le cause (e le responsabilità) degli avvenimenti, senza alcun approfondimento su quali strumenti adottare per evitare che questi si ripetano.
Sono mancate (con l’eccezione del Preside Paci) finanche quelle parole di solidarietà umana ed istituzionale agli studenti ricoverati, che si trovano in ospedale ad opera, lo sottolineo ancora, di individui estranei all’Università.
Visto che i vertici del nostro Ateneo non hanno ritenuto necessario o anche solo importante arrivare ad una posizione condivisa dopo un’analisi, anche solo breve, dei fatti e visto che ciò ha reso impossibile giungere ad una distinzione – che io personalmente ritengo necessaria – tra
aggressori e aggrediti (tra cui anche alcuni nostri colleghi, corsi in aiuto degli studenti) non ritengo opportuno tediarvi con considerazioni che non potrebbero che essere le mie personali.
Vi sottopongo, invece, una riflessione più generale.
È responsabilità di chi governa assicurare lo svolgimento democratico di ogni manifestazione che si svolga all’interno dell’Ateneo, anche attraverso iniziative impopolari presso una parte o l’altra. Non è una questione solo di sicurezza ma, più radicalmente, una questione di democrazia.
Ieri, ad un rappresentante degli studenti è stato fisicamente impedito di prendere parte alla seduta del Senato. Una violenza da squadracce fasciste che già dovrebbe spazzare via ogni dubbio in merito agli avvenimenti del giorno precedente.
Ma occorre soprattutto riflettere sull’opportunità di permettere che l’Ateneo si presti ad essere sede per la celebrazione di incontri in cui si ospita chi pratica la violenza razzista, la discriminazione religiosa e di genere, l’odio e l’intolleranza nei confronti dell’«altro». Questi incontri sono di per sé una provocazione alla democrazia come l’abbiamo conosciuta e danno facilmente adito a comportamenti di segno opposto, innescando spirali di violenza gratuita e rendendo impossibile ogni confronto.
È responsabilità di chi governa non permettere questo tipo di espressioni, il cui divieto non solo non è antidemocratico, ma al contrario è fondamento della vita democratica, che deve basarsi sul dialogo e non sull’intimidazione, sulla partecipazione e non sulla violenza, sul rispetto e non sull’odio. La libertà di espressione ha dei limiti a volte flessibili, ma non può tollerare la discriminazione, la prevaricazione, l’intolleranza. Vale dunque il richiamo alle parole di filosofi come John Stuart Mills (Sulla Libertà) e Karl Popper (La società aperta e i suoi nemici), non proprio due pericolosi estremisti di sinistra, che ritenevano che anche gli intolleranti andassero tollerati, ma solo fino a che non mettessero in pericolo la società tollerante e le sue istituzioni. Mi pare che gli avvenimenti di questi ultimi due giorni possano essere letti come una vera e propria minaccia contro la democrazia e le istituzioni che la rendono possibile. È dunque necessario che i vertici dell’Ateneo compiano un’assunzione di responsabilità dimostrando di aver compreso le cause dei recenti, sconvolgenti, avvenimenti e di saper prendere iniziative di conseguenza.
Giancarlo Di Santi
* Pensate: al problema della mattina di lunedì del 16, che ha prodotto 7 studenti feriti, uno dei quali ancora ricoverato per essere operato, non è stato dato nemmeno la dignità di far parte delle“Comunicazioni”.
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Care colleghe e cari colleghi,
mi scuso con tutti voi poiché il clima nel quale si è svolta le seduta di ieri non mi permette di
formulare il consueto dettagliato resoconto sui contenuti affrontati nel corso della discussione. Ci si
è, infatti, riuniti sotto il condizionamento di un clima di grande tensione e persino di paura a causa
della presenza minacciosa di un nutrito gruppo di fascisti, in tutto saranno stati un centinaio, che
con al seguito caschi, fibbie e non so cos’altro hanno presidiato l’esterno dell’edificio per l’intero
pomeriggio. Questi individui, mi preme ricordarlo, sono del tutto estranei all’Università non
essendone né dipendenti né studenti.
Dato che, come ben sapete (vedi allegato), la riunione di ieri non poteva esimersi
dall’avviare una riflessione in merito agli incresciosi avvenimenti del giorno precedente, questi
individui e i loro mandanti hanno pensato di avvelenare il clima e di impedire che questa riflessione
si svolgesse.
Eppure la riflessione sarebbe stata davvero necessaria anzitutto allo scopo di arrivare ad una
ricostruzione condivisa riguardo alla reale dinamica dei fatti, importante soprattutto dato che delle
vicende sono state date, e diffuse a mezzo stampa, molte e contrastanti versioni.
Naturalmente, io propendo per una versione dei fatti che corrisponde in pieno con i
comunicati diffusi dal mio sindacato e dalla Cgil, ma a quanto pare vi è chi sostiene altre ipotesi:
proprio per questo motivo era indispensabile un confronto franco, sereno ed approfondito in Senato
per fornire, alla comunità accademica e anche all’opinione pubblica, una versione “ufficiale” dei
fatti il più possibile condivisa ed attinente alla realtà.
Ma grazie al clima di minaccia che si respirava tutto questo non si è potuto fare. Assurdo ma
l’argomento è stato liquidato velocemente dal Rettore facendovi un breve cenno a conclusione della
seduta, solo dopo le “varie eventuali”*. Invece di avere un carattere analitico ed informativo
sembrava piuttosto essere una sorta di sermone pronunciato dall’alto del pulpito da un predicatore
savonaroliano, senza aggiungere alcun elemento fattuale, senza un’analisi aperta per individuare
criticamente le cause (e le responsabilità) degli avvenimenti, senza alcun approfondimento su quali
strumenti adottare per evitare che questi si ripetano.
Sono mancate (con l’eccezione del Preside Paci) finanche quelle parole di solidarietà umana
ed istituzionale agli studenti ricoverati, che si trovano in ospedale ad opera, lo sottolineo ancora, di
individui estranei all’Università.
Visto che i vertici del nostro Ateneo non hanno ritenuto necessario o anche solo importante
arrivare ad una posizione condivisa dopo un’analisi, anche solo breve, dei fatti e visto che ciò ha
reso impossibile giungere ad una distinzione – che io personalmente ritengo necessaria – tra
aggressori e aggrediti (tra cui anche alcuni nostri colleghi, corsi in aiuto degli studenti) non ritengo
opportuno tediarvi con considerazioni che non potrebbero che essere le mie personali.
Vi sottopongo, invece, una riflessione più generale.
È responsabilità di chi governa assicurare lo svolgimento democratico di ogni
manifestazione che si svolga all’interno dell’Ateneo, anche attraverso iniziative impopolari presso
una parte o l’altra. Non è una questione solo di sicurezza ma, più radicalmente, una questione di
democrazia.
Ieri, ad un rappresentante degli studenti è stato fisicamente impedito di prendere parte alla
seduta del Senato. Una violenza da squadracce fasciste che già dovrebbe spazzare via ogni dubbio
in merito agli avvenimenti del giorno precedente.
Ma occorre soprattutto riflettere sull’opportunità di permettere che l’Ateneo si presti ad essere sede
per la celebrazione di incontri in cui si ospita chi pratica la violenza razzista, la discriminazione
religiosa e di genere, l’odio e l’intolleranza nei confronti dell’«altro». Questi incontri sono di per sé
una provocazione alla democrazia come l’abbiamo conosciuta e danno facilmente adito a
comportamenti di segno opposto, innescando spirali di violenza gratuita e rendendo impossibile
ogni confronto.
È responsabilità di chi governa non permettere questo tipo di espressioni, il cui divieto non
solo non è antidemocratico, ma al contrario è fondamento della vita democratica, che deve basarsi
sul dialogo e non sull’intimidazione, sulla partecipazione e non sulla violenza, sul rispetto e non
sull’odio. La libertà di espressione ha dei limiti a volte flessibili, ma non può tollerare la
discriminazione, la prevaricazione, l’intolleranza. Vale dunque il richiamo alle parole di filosofi
come John Stuart Mills (Sulla Libertà) e Karl Popper (La società aperta e i suoi nemici), non
proprio due pericolosi estremisti di sinistra, che ritenevano che anche gli intolleranti andassero
tollerati, ma solo fino a che non mettessero in pericolo la società tollerante e le sue istituzioni. Mi
pare che gli avvenimenti di questi ultimi due giorni possano essere letti come una vera e propria
minaccia contro la democrazia e le istituzioni che la rendono possibile. È dunque necessario che i
vertici dell’Ateneo compiano un’assunzione di responsabilità dimostrando di aver compreso le
cause dei recenti, sconvolgenti, avvenimenti e di saper prendere iniziative di conseguenza.
Giancarlo Di Santi
* Pensate: al problema della mattina di lunedì del 16, che ha prodotto 7 studenti feriti, uno dei quali
ancora ricoverato per essere operato, non è stato dato nemmeno la dignità di far parte delle
“Comunicazioni”.Informativa Senato Accademico 16 febbraio 2010Care colleghe e cari colleghi,mi scuso con tutti voi poiché il clima nel quale si è svolta le seduta di ieri non mi permette diformulare il consueto dettagliato resoconto sui contenuti affrontati nel corso della discussione. Ci si
è, infatti, riuniti sotto il condizionamento di un clima di grande tensione e persino di paura a causa
della presenza minacciosa di un nutrito gruppo di fascisti, in tutto saranno stati un centinaio, che
con al seguito caschi, fibbie e non so cos’altro hanno presidiato l’esterno dell’edificio per l’intero
pomeriggio. Questi individui, mi preme ricordarlo, sono del tutto estranei all’Università non
essendone né dipendenti né studenti.
Dato che, come ben sapete (vedi allegato), la riunione di ieri non poteva esimersi
dall’avviare una riflessione in merito agli incresciosi avvenimenti del giorno precedente, questi
individui e i loro mandanti hanno pensato di avvelenare il clima e di impedire che questa riflessione
si svolgesse.
Eppure la riflessione sarebbe stata davvero necessaria anzitutto allo scopo di arrivare ad una
ricostruzione condivisa riguardo alla reale dinamica dei fatti, importante soprattutto dato che delle
vicende sono state date, e diffuse a mezzo stampa, molte e contrastanti versioni.
Naturalmente, io propendo per una versione dei fatti che corrisponde in pieno con i
comunicati diffusi dal mio sindacato e dalla Cgil, ma a quanto pare vi è chi sostiene altre ipotesi:
proprio per questo motivo era indispensabile un confronto franco, sereno ed approfondito in Senato
per fornire, alla comunità accademica e anche all’opinione pubblica, una versione “ufficiale” dei
fatti il più possibile condivisa ed attinente alla realtà.
Ma grazie al clima di minaccia che si respirava tutto questo non si è potuto fare. Assurdo ma
l’argomento è stato liquidato velocemente dal Rettore facendovi un breve cenno a conclusione della
seduta, solo dopo le “varie eventuali”*. Invece di avere un carattere analitico ed informativo
sembrava piuttosto essere una sorta di sermone pronunciato dall’alto del pulpito da un predicatore
savonaroliano, senza aggiungere alcun elemento fattuale, senza un’analisi aperta per individuare
criticamente le cause (e le responsabilità) degli avvenimenti, senza alcun approfondimento su quali
strumenti adottare per evitare che questi si ripetano.
Sono mancate (con l’eccezione del Preside Paci) finanche quelle parole di solidarietà umana
ed istituzionale agli studenti ricoverati, che si trovano in ospedale ad opera, lo sottolineo ancora, di
individui estranei all’Università.
Visto che i vertici del nostro Ateneo non hanno ritenuto necessario o anche solo importante
arrivare ad una posizione condivisa dopo un’analisi, anche solo breve, dei fatti e visto che ciò ha
reso impossibile giungere ad una distinzione – che io personalmente ritengo necessaria – tra
aggressori e aggrediti (tra cui anche alcuni nostri colleghi, corsi in aiuto degli studenti) non ritengo
opportuno tediarvi con considerazioni che non potrebbero che essere le mie personali.
Vi sottopongo, invece, una riflessione più generale.
È responsabilità di chi governa assicurare lo svolgimento democratico di ogni
manifestazione che si svolga all’interno dell’Ateneo, anche attraverso iniziative impopolari presso
una parte o l’altra. Non è una questione solo di sicurezza ma, più radicalmente, una questione di
democrazia.
Ieri, ad un rappresentante degli studenti è stato fisicamente impedito di prendere parte alla
seduta del Senato. Una violenza da squadracce fasciste che già dovrebbe spazzare via ogni dubbio
in merito agli avvenimenti del giorno precedente.
Ma occorre soprattutto riflettere sull’opportunità di permettere che l’Ateneo si presti ad essere sede
per la celebrazione di incontri in cui si ospita chi pratica la violenza razzista, la discriminazione
religiosa e di genere, l’odio e l’intolleranza nei confronti dell’«altro». Questi incontri sono di per sé
una provocazione alla democrazia come l’abbiamo conosciuta e danno facilmente adito a
comportamenti di segno opposto, innescando spirali di violenza gratuita e rendendo impossibile
ogni confronto.
È responsabilità di chi governa non permettere questo tipo di espressioni, il cui divieto non
solo non è antidemocratico, ma al contrario è fondamento della vita democratica, che deve basarsi
sul dialogo e non sull’intimidazione, sulla partecipazione e non sulla violenza, sul rispetto e non
sull’odio. La libertà di espressione ha dei limiti a volte flessibili, ma non può tollerare la
discriminazione, la prevaricazione, l’intolleranza. Vale dunque il richiamo alle parole di filosofi
come John Stuart Mills (Sulla Libertà) e Karl Popper (La società aperta e i suoi nemici), non
proprio due pericolosi estremisti di sinistra, che ritenevano che anche gli intolleranti andassero
tollerati, ma solo fino a che non mettessero in pericolo la società tollerante e le sue istituzioni. Mi
pare che gli avvenimenti di questi ultimi due giorni possano essere letti come una vera e propria
minaccia contro la democrazia e le istituzioni che la rendono possibile. È dunque necessario che i
vertici dell’Ateneo compiano un’assunzione di responsabilità dimostrando di aver compreso le
cause dei recenti, sconvolgenti, avvenimenti e di saper prendere iniziative di conseguenza.
Giancarlo Di Santi
* Pensate: al problema della mattina di lunedì del 16, che ha prodotto 7 studenti feriti, uno dei quali
ancora ricoverato per essere operato, non è stato dato nemmeno la dignità di far parte delle
“Comunicazioni”.